Avete mai sentito parlare del cosiddetto “orizzonte d’attesa” del lettore? Si tratta di una definizione spesso utilizzata nell’ambito della critica letteraria o della sociolinguistica per esprimere il complesso dei gusti, dei valori, dei desideri e delle aspettative che i lettori hanno nei confronti di un’opera letteraria.
A coniare questo termine “orizzonte d’attesa” (nell’originale tedesco Erwartungshorizont, Ndr) fu, negli anni Sessanta del Novecento, Hans Robert Jauss, filosofo e francesista tedesco della Scuola di Costanza, che analizzò la teoria della ricezione ponendo al centro non il messaggio, ma il suo destinatario. Jauss, attraverso i suoi studi, nel 1967 fu il primo ad affidare al lettore un ruolo attivo e poetico nella creazione dell’opera letteraria.
La scrittura ha infatti un destinatario preciso: il lettore, e non può assolutamente prescindere da questo, giacché ogni opera scritta nasce con lo scopo preciso di essere letta.
Hans Robert Jauss sosteneva che l’opera appena pubblicata non si presentava come una novità assoluta e dunque non andava a inserirsi in uno “spazio vuoto e bianco” ma, al contrario, andava a collocarsi in un orizzonte generale di riferimento. I testi letterari dunque non hanno un valore preciso e stabilito una volta per tutte, e non suscitano sempre risposte univoche attraverso le generazioni, ma sono sempre compresi in relazione alle aspettative dell’interprete.
Questa riflessione ci è utile anche per comprendere il complesso concetto di “canone letterario”: cosa definisce il canone letterario di una data epoca? L’orizzonte d’attesa del lettore.
Un libro appena pubblicato manda dei segnali precisi a un lettore, alcuni espliciti altri impliciti, pensiamo ad esempio alla trama, alle indicazioni paratestuali, alla modalità di promozione. Tutto questo concorre a definire l’orizzonte d’attesa del lettore, un tema fondamentale per analizzare il soggettivisimo dell’interpretazione.
Analizziamo più approfonditamente il concetto di orizzonte d’attesa in letteratura e le sue implicazioni.
L’orizzonte d’attesa del lettore: storia e definizione
La lettura deve dunque essere intesa come un “evento storico”, fondato su un preciso “orizzonte d’attesa” del pubblico. Naturalmente a condizionare le aspettative del pubblico sono una serie di fattori spesso imprevedibili ed extraletterari.
Secondo Hans Robert Jauss:
L’opera appena pubblicata non si presenta come un’assoluta novità in uno spazio vuoto, bensì predispone il suo pubblico a una forma ben precisa di ricezione mediante annunci, segnali palesi e occulti, caratteristiche familiari o indicazioni implicite. Essa sveglia ricordi di cose già lette, già dall’inizio alimenta attese per ciò che segue e per la conclusione, suggerisce al lettore un preciso atteggiamento emozionale, ed in questo modo fornisce preliminarmente un orizzonte generale per la sua comprensione.
In particolare Jauss si sofferma sul concetto di Katharsis, già teorizzato nell’Antica Grecia da Aristotele, che il filosofo tedesco ritiene fondamentale per esprimere l’idea di letteratura: attraverso l’identificazione con i personaggi il lettore acquista una nuova sensibilità verso i valori e le norme che regolano il suo mondo.
Un altro studioso della Scuola di Costanza, collega di Jauss, Wolfgang Iser sosteneva che gli “spazi bianchi” del testo fossero uno stimolo per ragionare sulla parola scritta: l’opera letteraria resta dunque “aperta” per il lettore che svolge una funzione fondamentale e complementare a quella dell’autore. L’interpretazione di un’opera scritta è soggettiva e, di conseguenza, inesauribile. Per questo motivo Umberto Eco nelle sue analisi critiche distingueva sempre nettamente tra l’intentio auctoris e l’intentio lectoris , due processi paralleli che non sempre coincidono: l’intenzione comunicativa dell’autore non sempre corrisponde a quella del lettore che percepisce l’opera attraverso il proprio sistema di significazione fatto di desideri, pulsioni, ricordi. La lettura, secondo Eco, consiste in un processo di cooperazione interpretativa.
Da tutto ciò deriva la definizione di lettore cooperante, poi teorizzata da Michail Bachtin, e la concezione della lettura come esperienza dialogica, secondo cui ogni lettore riempie il libro che legge della propria esperienza, in sostanza “reiventa” di continuo la scrittura. Anche la lettura è un processo creativo.
A ben vedere la stessa dinamica è espressa dal grande Italo Calvino in Se una notte di inverno un viaggiatore, un libro che risente fortemente dell’influenza degli studi sulla ricezione nei primi anni Sessanta:
Ammesso che la scrittura riesca superare la limitatezza dell’autore, essa continuerà ad avere un senso solo quando verrà letta da una persona singola e attraverserà i suoi circuiti mentali.(...) L’universo continuerà ad esprimere sé stesso fintanto che qualcuno potrà dire: “Io leggo dunque esso scrive”.
Sempre il geniale scrittore-personaggio di Calvino, Silas Flannery, in Se una notte d’inverno viaggiatore confessa all’amata Ludmilla che dai lettori lui si aspetta che leggano sempre nei suoi libri qualcosa che “lui non sapeva”.
La centralità del lettore e del suo orizzonte d’attesa viene espressa da Italo Calvino attraverso un libro metaletterario di cui oggi possiamo riconoscere un’altra delle sue lezioni americane, rimaste incompiute: una lezione di scrittura che non mette al centro l’autore, ma il suo necessario destinatario, dunque il lettore.
Recensione del libro
Se una notte d’inverno un viaggiatore
di Italo Calvino
Oggi infatti gli studiosi parlano di open reading, affidandosi alla narratologia cognitivista, e non più di close reading. Oggi il lettore non viene considerato un consumer (consumatore del libro come merce, ndr), ma grazie alla definizione dello studioso Henry Jenkins è ritenuto un prosumer , dunque un consumatore e, a sua volta, un produttore che per l’appunto, leggendo l’opera, contribuisce indirettamente anche alla sua produzione.
L’orizzonte d’attesa e la definizione del canone letterario
La rinnovata presa d’atto del continuo dialogo tra testo e lettori ha permesso alla critica letteraria di ripensare il canone sulla base degli effetti di ciascuna opera, motivo per cui dagli anni Sessanta sono stati riabilitati generi letterari considerati minori, come la paraletteratura (romanzi gialli, rosa), i graphic novel, i libri per l’infanzia e i fumetti. Tutto ciò che rientra nell’orizzonte d’attesa del lettore e che contribuisce a sviluppare in lui un pensiero critico rientra nel canone letterario, quindi nel complesso delle opere nelle quali una determinata comunità si riconosce in un certo periodo storico e che vuole trasmettere ai posteri. Per comprendere il destino della letteratura, dell’editoria e dei libri in generali non possiamo assolutamente prescindere dal concetto di orizzonte d’attesa e del ruolo attivo del lettore nella fruizione di un’opera letteraria; la modifica del canone collettivo passa necessariamente dalla lettura e dalla fruizione individuale dell’opera.
In definitiva, quale rapporto può instaurarsi fra l’orizzonte di attesa del lettore e l’opera? Dal processo di lettura possono risultare due risultati opposti: un rapporto di “rispondenza”, oppure di “negazione”, che di conseguenza comporta lo “scarto dalla norma”. Se l’opera risponde al cosiddetto orizzonte d’attesa del lettore - alle sue aspettative, ai suoi gusti, al suo sentire emotivo e culturale - in una prospettiva storica creerà una “catena di ricezioni” di lettore in lettore inserendosi infine nel canone. In questo processo dobbiamo tenere anche conto di opere innovative che, ponendosi in disaccordo o in apparente disarmonia con l’orizzonte d’attesa della loro epoca, si propongono di rinnovare il canone letterario: pensiamo, ad esempio, ad alcuni romanzi scritti nell’Ottocento o nel Novecento finiti fuori canone che oggi, tramite il nostro contemporaneo “orizzonte d’attesa”, stiamo rivalutando e riscoprendo. Scrittrici che nei secoli scorsi non hanno avuto pubblico o i cui libri sono finiti fuori catalogo, oggi vengono lette, apprezzate e amate; questo fatto ci apre gli occhi sulle conseguenze più tangibili e concrete dell’orizzonte d’attesa del lettore sulla fruizione e la trasmissione dell’opera letteraria.
Dunque, lettori, sappiate che avete un ruolo fondamentale nella fruizione letteraria e nella definizione del canone della nostra epoca. È una responsabilità importante: come sarà letta domani la nostra contemporaneità? Dipende strettamente da noi, dal nostro “orizzonte d’attesa”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cos’è “l’orizzonte d’attesa” del lettore? Un’analisi critica
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