Cronache del rum
- Autore: Hunter S. Thompson
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2011
Hunter S. Thompson, giornalista e scrittore statunitense soprannominato Dr. Gonzo per la sua scrittura che combinava giornalismo e impressioni personali, è stato una vera leggenda. Fumo, alcool, droghe, peripezie e sfrontatezza accompagnate dalla profonda cultura e intelligenza, con i suoi gesti plateali, quelli di un genio eccentrico, cambiò il modo di fare giornalismo e di raccontare la politica. Johnny Deep lo ha interpretato nel film The rum diary, dichiarando di aver avuto una grande fortuna nell’avere incontrato una persona così speciale e di sentire spesso dopo la mancanza dell’amico.
È il 1959 quando il protagonista Paul Kemp, giornalista non ancora trentenne, lascia New York per trasferirsi nell’isola di Portorico. Ha con sé due sacche con dentro tutto, vestiti, libri, macchina da scrivere, tutti i suoi averi,
“magri frutti di un’odissea decennale”.
San Juan con le sue spiagge era meta di molti americani che si ritrovavano tra i viali di palme e filari di banani a parlar di affari, donne e rum. Paul si dirige al Daily News, dal direttore Lotterman che con il suo grumo di giornalisti e redattori molto particolari, sembrava dirigere una gabbia di matti. Un variopinto campionario, dai giovani cronisti con la voglia di cambiare il mondo ai giornalisti più noti provenienti dal Washington Post o dal Times di Londra. Tutti o quasi compagni di sbronze.
“Alcuni di loro erano più giornalisti che randagi, e altri più randagi che giornalisti… futuri inviati che per un motivo o per l’altro giravano al largo dall’establishment giornalistico. Ben diversi dagli sgobboni ipocriti e dai pappagalli sciovinisti che si vendevano ai giornali reazionari …”.
Paul si sentiva un uomo senza patria e, sbarcato in un Paese straniero, osservava e scrutava con meraviglia, dai finestrini di un taxi, la città vecchia, la grande Avenida e in fondo fin dove poteva arrivare lo sguardo, l’oceano. Nel giro di una settimana era pieno di lavoro sulla scrivania. Veniva pagato per girovagare “per cercare di capire l’andazzo” in compagnia di Sala, il fotografo della redazione, e Yeamon, un giornalista un po’ stravagante con accanto la giovane, dolce e sensuale Chenault. Non erano trascurati i party tutte le sere, con la bella sensazione di avere una riserva infinita di rum da bere: bar, sale da gioco, hall degli hotel con il loro via vai di donne di ogni età in cerca di avventurieri. Girare in lungo e in largo alla ricerca di notizie per le strade affollate di gente, di turisti, lungo le spiagge, o di assistere alla disperazione dei portoricani nel lasciare il Paese, di ritrovarsi in mercati improvvisati incappando in bande di delinquenti, o peggio nella polizia del posto, corrotta e violenta. Paul si chiedeva quanto sarebbe durato in quel manicomio.
“Per tutto il tempo passato a San Juan, avevo condannato questo posto, senza disprezzarlo fino in fondo. Pensavo che prima o poi avrei visto quella terza dimensione, quella profondità di campo che rende una città reale e che non puoi vedere se non ci resti un po’. Ma più restavo lì e più sospettavo che per la prima volta nella mia vita fossi arrivato in un posto dove questa dimensione vitale non esisteva, o era troppo nebulosa per fare la differenza”.
Scorrazzate con l’auto, amori fugaci, musica, sbronze, pugni, un racconto autobiografico quotidiano narrato con parole crude, reali, vere, quelle di un gran bevitore. “Cronache del rum” è un romanzo che trasuda euforia, rum e ciò che sarà la scrittura del nostro Hunter S. Thompson: personale, grottesca, ironica, senza nessuna censura sulle contraddizioni della cultura americana.
Cronache del rum
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