Do you speak Facebook?
- Autore: Anna Fogarolo
- Genere: Scuola
- Casa editrice: Centro Studi Erickson
- Anno di pubblicazione: 2013
Guida per genitori e insegnanti al linguaggio del social network
Si sente spesso dire in giro che Facebok e i social media in generale interferiscono con le attività scolastiche: per il tempo che i ragazzi ci trascorrono, per il linguaggio che viene semplificato, per i pericoli che si nascondono dietro profili falsi e promettenti.
In realtà i social media non fanno altro che riproporre, anche se con un grado di visibilità mille volte superiore, i pregi e i difetti dell’umanità come già la conosciamo. Perché, allora, non sfruttare lo strumento senza demonizzarlo, anche ai fini educativi?
Perché non ricorrere a Facebook per integrare le lezioni con video, link a siti didattici, per creare gruppi di lavoro (limitati alla classe, o magari aperti ad esperti esterni della materia) o semplicemente per porre domande?
Certo, ci sono lati negativi: c’è il dubbio del grado di formalità da tenere da insegnanti ed alunni, bisogna decidere quanto tempo dedicare al web, allontanare i troll (non preoccupatevi, se leggete il libro trovate un glossario molto chiaro per tutti i termini che non conoscete), gestire il linguaggio... ma anche se i problemi si pongono davanti ad una tastiera, in realtà si tratta di applicare il normale buon senso a cui si ricorre anche in classe e nel mondo. L’importante è non escludere in via di principio lo strumento Facebook.
I ragazzi apprezzano un insegnante che si sforza di adoperare i loro strumenti, viene considerato un adulto speciale, pronto ad ascoltarli, e la capacità di ascolto diventa spesso reciproca.
A tal scopo, questo libro cerca di sgretolare le difese che spesso gli adulti costruiscono contro i social media, e lo fa spiegando come funziona Facebook: con un linguaggio chiarissimo e mai professorale. E’ poi probabile che qualche tasto sia sconosciuto anche a quelli che già abitualmente navigano tra emoticons e "mi piace", mentre i consigli che ci guidano attraverso trabocchetti, cyberbully e rischi di dipendenza sono improntati al massimo buon senso.
Con un invito che, secondo me, vale sopra tutti gli altri:
L’insegnante necessita di coerenza, il suo ruolo riconosciuto di educatore lo richiede, il buon esempio è probabilmente la prima regola da tenere a mente quando decidiamo di utilizzare Facebook come mezzo educativo; non possiamo criticare ripetutamente le nuove generazioni e poi comportarci peggio di loro.
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