Due.Città
- Autore: J.A. Gonzalez Sainz
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2022
Taccuini d’Autore è una sezione editoriale della casa editrice Helvetia fondata a Venezia nel 1972 e raccoglie una selezione di libri in viaggio con lo scopo di accompagnare i lettori nella vita di tutti i giorni e nei loro altrove: “testi che girano il mondo e percorrono le frontiere della scrittura”.
Due.Città (Helvetia, 2022, traduzione di Graziella Fantini e Olivo Bin) contiene quelli che sono stati definiti da J. A. Gonzalez Sainz due “racconti naufraghi”. Una leggera differenza d’espressione e L’altra strada descrivono lo spazio di due tra le più belle città d’Italia, nelle quali il nostro autore ha vissuto a lungo: a Trieste per vent’anni e a Venezia per circa dieci.
Trieste e Venezia sono due luoghi che:
Dalla solitudine del loro naufragio si sono ritrovati e riscontrati.
J. A. Gonzalez Sainz è uno scrittore, accademico e traduttore spagnolo. Laureato in Filologia Ispanica presso l’università di Barcellona, ha insegnato in diverse università, tra le quali quella di Trieste e Venezia.
Ha tradotto numerosi scrittori e filosofi italiani, Claudio Magris, Daniele Del Giudice, Ennio Flaiano, Casa d’altri di Silvio D’Arzo, un grande autore che andrebbe ricordato di più.
A un anno e mezzo di distanza la sua sparizione non lasciava dubbi: sono appena arrivato e devo già partire, amava dire a Sainz il suo amico. Se ne era andato via, scriverà il nostro autore, da quella grande città popolosa, dal colore bianco, una città che aveva abbracciato con la sua infinita curiosità da Miramare da una parte e Prosecco in alto sulla montagna.
Aveva lasciato il suo lavoro in un famoso studio di architettura di Madrid per vivere a Trieste, città dalla quale, dopo un iniziale disappunto, aveva poi scelto di rimanere. In verità quel giorno era diretto a Vicenza per gli studi sul Palladio, ma a Venezia sbagliò binario e un’ora dopo si trovò nell’altra direzione.
Un destino che è il destino del caso.
Se ne era andato via così, senza una parola. Per un incidente, per una cosa imprevista, nessuno sapeva rispondere a chi chiedesse di lui. Forse sarà tornato a Madrid, tante erano le domande, tutte in fila che passavano in rassegna un motivo dopo l’altro.
Una linea superata, una leggera differenza di espressione.
Come troverà scritto molto tempo dopo nella lettera di commiato dell’amico.
Sembrava essere arrivati e appena giunti si doveva andare via, e per quanto lo si sia previsto sarà sempre all’improvviso. Ne L’altra strada, attraversando un ponte a Venezia e poi camminando lungo una cinta di mattoni rossi, l’autore riesce a incontrare lo stesso canale lasciato dietro.
Ogni giorno percorreva lo stesso tragitto senza mai andare oltre, senza mai spingersi a verificare se quella calle si allontanasse verso una direzione o in un’altra. La strada era la stessa, la attraversava e la osservava; quella piccola calle poteva fargli risparmiare tempo ma non sapere dove conducesse lo frenava, aveva paura ad addentrarsi.
Correggere un itinerario lo intimoriva, lo rendeva confuso, e affrontarlo poteva essere un’ incognita o la soluzione di un dubbio. Ci sono strade senza uscita o strade che portano a una serie di svolte; ci si lascia vincere da una suggestione o dalle sorprese che potrebbe offrire.
È come un’attrazione schiva, come una segreta affinità, maligna e inopportuna, ma potente, ineludibile, e a volte temo che mi si possa trasformare in un’ossessione irremissibile se non riuscirò a risolvere quel dubbio, o a cedere a quella lusinga, se non riuscirò a far tacere quella voce, quell’immagine.
J.A. Gonzalez Sainz, autore complesso, avoca a sé una letteratura di ricerca, quel bisogno di scrivere tutto ciò che vive e che vede, il piccolo avvenimento che manifesta un mistero della condizione umana, tra divagazioni ed eventi del passato che gli ritornano alla mente, tra realismo e allegoria come ha scritto Claudio Magris.
Affrontare l’imprevisto in Una leggera differenza d’espressione è un’occasione per stare dentro alla vita, accogliere il cambiamento, ma è anche la paura del suo caos, di non sapere accettarne le imposizioni e i condizionamenti di vita. Come il timore e la paura ne L’altra strada, che crea un conflitto, perdere la sistematicità, la sicura e abituale abitudine. Quando le opportunità sono più di due, le illusioni originate sono tante, l’immaginazione suggestiona e a volte inganna.
Possiamo essere convinti di abbreviare la strada e invece in quel percorso, più attraente, finiremmo per perderci.
Due.Città
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