Due occhi azzurri
- Autore: Thomas Hardy
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2017
Nella collana Le strade Fazi riedita “Due occhi azzurri” (2017, titolo originale A Pair of Blue Eyes, traduzione di Maria Felicita Melchiorri), terzo romanzo del poeta e autore britannico Thomas Hardy (Upper Bockhampton, 2 giugno 1840 - Dorchester, 11 gennaio 1928), pubblicato dapprima sul Tinsley’s Magazine tra il settembre del 1872 e luglio del 1873 e poi edito in tre volumi nell’estate del 1873.
Due occhi azzurri rappresentavano la sublimazione di tutta l’essenza di Miss Elfride Swancourt.
“Azzurri come la distanza autunnale, come l’azzurro del cielo che si vede tra i profili sfuggenti delle colline e dei pendii boscosi che si perdono nella lontananza di un’assolata mattina di settembre”.
Un azzurro nebbioso e ombroso, senza principio né superficie, da scrutare in profondità e non semplicemente da guardare. Unica figlia del parroco di una chiesa situata nei sobborghi spazzati dal mare del Wessex Inferiore, Elfride era la regina del cuore di suo padre, un cinquantenne di bell’aspetto e dal viso cordiale. Una sera di un giorno d’inverno, piegato da un vento impetuoso mentre nel cielo tre o quattro nuvolette, pallide e delicate, scivolavano lentamente nel cielo a sud della Manica, il Fato stava per bussare alla parrocchia di Endelstow. Nell’ingresso della sua abitazione Elfride si era ritrovata faccia a faccia con un uomo che non aveva mai visto prima, un giovane uomo che la ragazza osservò con una curiosità e un interesse che non aveva ancora mai concesso a essere mortale.
“«Mr Smith», disse lo straniero con voce musicale. «Miss Swancourt», disse Elfride”.
Amore a prima vista per entrambi ma Stephen Smith giovane architetto di Londra erroneamente ritenuto di nobili origini, per sposare Elfride sapeva che prima doveva farsi una posizione. Per questo Smith aveva accettato un lavoro nella lontana India, recando con sé la promessa di fedeltà della bella, quanto volubile, Elfride. Quest’ultima infatti aveva conosciuto l’affascinante e maturo Henry Knight, critico e saggista, nonché antico mentore di Stephen. Anche Knight come il suo pupillo aveva perso la testa per gli occhi azzurri della “giovane damigella”. Quando Henry aveva chiesto a Elfride di sposarlo, la figlia del parroco di Endelstow aveva accettato. Ma ancora una volta il Fato si sarebbe divertito a sparigliare le sue carte.
“Un arrivo era un evento nella vita di Elfride, ora che erano di nuovo in campagna, e quello di Knight era un evento necessariamente assai interessante. E
per la prima volta, quella sera, ella andò a dormire senza pensare a Stephen”.
Thomas Hardy, uno dei massimi esponenti del romanzo vittoriano, in questo volume, il primo che lo scrittore pubblicò con il suo nome, immagina la storia di tre cuori, ambientando la fosca vicenda di passione, gelosia e morte nel “vago confine del regno del Wessex”. È il Dorset “regione del sogno e del mistero”, la natia contea a sud-ovest dell’Inghilterra (il Wessex era l’antico nome del Dorset) il magnifico scenario naturale che fa da sfondo ai romanzi di Hardy. Per tratteggiare lo charme e la personalità di Elfride, una ragazza “le cui emozioni risiedevano vicinissime alla superficie”, l’autore trasse ispirazione dalla figura della prima moglie Emma Lavinia Gifford, sposata nel 1874, la quale lo spinse ad abbandonare definitivamente l’architettura per la letteratura.
“Credo di capire la differenza tra me e te... forse tra gli uomini e le donne, in genere. Io mi contento di costruire la felicità su qualsiasi bene accidentale mi si possa presentare a portata di mano, tu vuoi creare un mondo che si adegui alla tua felicità”.
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