Due ore di quotidiana follia. Un viaggio psichedelico nel sonno REM di Matteo Cerri

Stati di alterazione progressiva, ovvero quando il sonno confina con la psichedelia. Succede ogni notte, durante la cosiddetta fase REM: un mistero accertato nel mistero ancestrale del sonno. Lo stadio REM è il non-luogo interiore dove tutto può succedere, e succede. Non soltanto in quota onirica, ma anche sul piano fisico: il corpo si paralizza, il tono muscolare è assente, il ritmo cardiaco e la pressione sanguigna si intensificano, la temperatura corporea si abbassa, il flusso ematico cerebrale accelera. E a palpebre chiuse i movimenti oculari risultano continui ed evidenti (REM sta per “Rapid Eyes Movements”). In coda alle fasi più soft (quattro: addormentamento, sonno leggero, profondo e molto profondo), lo stadio REM sprigiona il dionisiaco che dimora sottotraccia al cervello, fa il paio con l’es e dà luogo a qualche oretta di liberatoria follia: circa il venticinque per cento della durata complessiva del sonno. Al netto delle interpretazioni freudiane il REM è lo stadio ciclico in cui si elaborano in trip le esperienze presenti e passate del nostro vissuto. L’ippocampo (regione cerebrale responsabile della memoria) concede il suo liberi tutti, dando sfogo a immagini e situazioni senza nesso logico apparente. Un flusso caotico simile a quello indotto da esperienze psicotico-allucinatorie o da stupefacenti.
La straordinaria sintomatologia onirica appena accennata spiega Due ore di quotidiana follia. Un viaggio psichedelico nel sonno REM, il titolo accattivante che il neurofisiologo Matteo Cerri assegna al proprio saggio edito nella collana Turning Point di Jimenez (2024).

A prescindere dalle suggestioni weird della copertina, della simpatica provocazione del titolo e della prosa accattivante, il testo è serissimo: più o meno 150 pagine di divagazioni scientifiche sul tema del sonno e del sonno REM in particolare. Per rifarci alla collana che lo ospita, un turning point della vita quotidiana notturna: il corpo affronta la sua “tempesta quieta”, (persino il “respiro può arrestarsi per molti – troppi – secondi”) intanto che il cervello, affrancato dalle catene fisiche, inizia a lavorare in maniera indipendente dalla volontà. Il punto è: come mai? Perchè le temperie fisio-mentali si impadroniscono del nostro riposo? Perché, proprio durante la fase REM, i sogni si connotano come più vividi e psichedelici? Ma poi, in fondo, cosa sono i sogni? Qual è la materia di cui si compongono? Cosa significa dormire, se dormire è un po’ come morire? E dove va la coscienza durante il sogno REM?
Gli interrogativi intessono la struttura del saggio di Matteo Cerri.

[...] durante il sonno REM siamo coscienti? Manteniamo la consapevolezza di esistere? Oggi come ieri, la domanda più profonda, più difficile, più fondamentale di tutte riguarda la natura della nostra esperienza cosciente. Cosa significa sapere di esistere: o meglio, sentire di esistere? È tutto nel cervello? O c’è qualcosa di più? Ci sono purtroppo solo alcune risposte a queste domande e tutte sono insoddisfacenti.

Esistiamo assediati dal mistero, di cui lo stadio REM - manifestazioni fisiologiche a parte - è epitome altrettanto insondabile. A questo punto, accertato che Due ore di quotidiana follia è un saggio scientifico contaminato con filosofia, letteratura, cinema (l’imprescindibile Matrix, ma anche Inception), persino musica e curiosità sul mondo animale, ne discende una lettura sotto molti aspetti avvincente. Una bussola tenacemente razionale per una rotta – quella su ascisse e coordinate del sonno REM - che razionale non è. Come accettare senza refoli di inquietudine il fatto che tutto ciò possa influire su decisioni e condotte adottati da svegli?

Il sonno REM e la sua scoperta sono stati uno straordinario turning point della storia dell’uomo. Ma il REM è un turning point anche per noi tutte le volte che ne facciamo esperienza. Una specie di frattale, che in ogni momento in cui si manifesta realizza il suo significato su molteplici scale: storica, fisiologica e mentale.