Elevation di Stephen King

Nel fantascientifico “Tre millimetri al giorno” (Richard Matheson), Scott Carey esposto a radiazioni rimpicciolisce fino a raggiungere la dimensione zero e scomparire del tutto. Nel recente “Elevation” di Stephen King (Sperling & Kupfer, 2019) lo stesso (?) Scott Carey perde via via sempre più peso, senza che il suo aspetto ne riveli il dimagrimento e l’umore ne risenta. Tutt’altro. Scott Carey si sente così in forma e fino a tal punto in pace con il mondo da decidere di impegnarsi perché i pregiudizi non abbiano più a esistere in quel di Castle Rock. Per esempio.

Poiché il romanzo è dedicato a Richard Matheson e lo spunto della trama sfiora la mise en abyme, siamo autorizzati a credere non solo che al povero Scott Carey capitino tutte a lui, ma anche che “Elevation” sia la versione aggiornata all’era Trump di “Tre millimetri al giorno” (la versione politica di “Tre millimetri al giorno”). C’è anche da dire che in mano a qualunque scrittore che non fosse Stephen King, "Elevation" non avrebbe retto la prova della sospensione di incredulità, deragliando dopo qualche pagina nell’iperbole o nel già letto. Dato però che il librino (più che di un vero e proprio romanzo si tratta di un racconto lungo) discende dritto dritto dalla penna del Re, finisce che ci caschi dentro già dopo qualche riga e non fosse altro che per l’inarrivabile passo kinghiano, non ne esci più. Al diavolo la tesina progressista facile-facile (no alle discriminazioni di genere, sì alla forza dell’amore che la sfanga su tutto) e al diavolo pure l’afflato buonista che ammanta di melassa climax e finale. Alla fin fine la cosa che più ti importa (che più ti importa sin da subito), è sapere come andrà a finire al povero Scott Carey (davvero si dissolverà in progress e se sì in quale modo atroce o fantasioso?) e la seconda è che l’affresco toponomastico-antropologico di Castle Rock (gli empori, i bar, gli amiconi, i bifolchi, le sagre cittadini, i dottori azzimati, le lesbiche sposate, specie ben peggiore delle lesbiche tout court) viene tratteggiato da King con la perizia e la plausibilità di sempre.
Le doti tipiche dello scrittore che non si discute, o che si discute soltanto un po’. In altre parole: “Elevation” non aggiunge e non toglie nulla all’infinita bibliografia di Stephen King: qualche grammo di cattiveria in più e qualche tentazione ecumenica in meno farebbero di lui un autore davvero inattaccabile.