Enkidu di Damiano Leone

Piccoli grandi capolavori stanno trovando dimora nelle pagine stampate di Leucotea Edizioni. Damiano Leone, scrittore triestino, con già altre pubblicazioni all’attivo, ci delizia con un romanzo leggendario degno della migliore letteratura universale.

Presentato al Salone internazionale del libro di Torino 2012, Enkidu (Leucotea, 2012) narra le vicende avventurose di un eroe grandioso che la mitologia antica ha voluto porre come antagonista al mito di Gilgamesh.
L’Epopea di Gilgamesh, il più importante testo assiro-babilonese pervenuto fino ad oggi, narra le gesta del re di Uruk il quale, metà divino metà umano, raggiunto il massimo potere terreno non pone freno alla sua crudele prepotenza ed arroganza. Su preghiera dei suoi sudditi, gli dei decidono di creare un suo pari che possa a lui contrapporsi, insomma pari nella forza ma contrario nelle azioni. L’antagonismo, però, avverrà in modo sorprendente: Enkidu riuscirà a conquistare l’amicizia di Gilgamesh e a riportarlo a comportamenti di saggezza, tra i due nascerà un’amicizia degna dell’immortalità.

Enkidu di Damiano Leone non è solo questo. L’autore riesce a tracciare un profilo straordinario di un uomo, anche lui per metà origine divina, così vicino alla natura animale da renderlo puro e quindi privo di qualsiasi contaminazione di crudeltà e superbia. Tale carattere selvaggio è reso così bene da permettere al lettore di ricontattare qualcosa di straordinariamente autentico, quelle sensazioni ancestrali ed istintive che oggi, ahinoi, sembrano giacere addormentate nell’io sopraffatto da una civiltà asfissiante e contraddittoria. Valori autentici che fanno dell’uomo l’animale più nobile e, in quanto tale appunto nel significato più alto del termine, sembrano fornire il vero senso dell’esistenza, un senso tutto da scoprire che, però, è certamente il più antico del mondo.
È una comunicazione sottile e reciproca quella che avviene tra scrittore e lettore, soprattutto quando chi scrive è in grado di narrare una storia antica dal carattere leggendario che così bene s’intreccia con la realtà attuale e con la meravigliosa e quanto mai inafferrabile natura umana nelle quali il lettore si riconosce...

Enkidu è una storia avvincente, piena di azioni ed avventura, e con una singolare capacità di far riflettere sulla stupidità delle superstizioni e delle credenze religiose che allontanano dalla spiritualità autentica, e sull’innato bisogno degli uomini di essere necessariamente capi o sudditi, entrambi nel modo peggiore, riferita a tempi antichissimi, ma niente veramente di più attuale.
Una storia emozionante pervasa di sensuale vitalità che riesce ad entusiasmare il lettore su quei valori universali, l’amore, l’amicizia e la libertà, che sembrano avere la meglio su tutto quanto di negativo che a questi si contrappone. Quello che mi è rimasto in assoluto, oltre a tutto ciò, è la vaga sensazione che Enkidu e Gilgamesh siano la stessa persona, lo stesso uomo diviso, combattuto ed infine unito nella necessaria accettazione del bene e del male che lo abitano. Un unico uomo all’eterna ricerca di se stesso e della propria spiritualità, che si rinnova nel tempo, e per questo immortale.