Essere zen: significato e perché si dice così

Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, ha utilizzato l’espressione essere zen. Nella stragrande maggioranza dei casi questo modo di dire viene utilizzato nella nostra lingua per indicare un modo di fare tranquillo e rilassato, magari come suggerimento contro lo stress e i mille pensieri di ogni giorno.

In realtà, però, questa semplice parola di tre lettere che in italiano traduciamo semplicemente col significato di tranquillo o rilassato, ha un significato molto più ampio e profondo che le deriva dalla cultura in cui nasce, quella giapponese.

Essere zen: le origini del modo di dire

Pronuncia giapponese del carattere cinese “chan”, il termine zen è a sua volta di derivazione sanscrita dove originariamente la parola era “dhyana”.

Il senso generale di questo vocabolo, la cui sola traduzione giapponese è arrivata sino a noi, è visione, intesa in senso lato come la pratica della meditazione Zazen che conduce a uno stato mentale di perfetta armonia ed equilibrio.

Benché non si tratti di una fede ma di una semplice attitudine, la pratica del dhyana, poi trasformatasi in zen per i giapponesi, è sempre stata largamente utilizzata nella religione buddista, nello Jainismo e nell’Induismo per raggiungere lo stato di illuminazione che, a seconda del credo, ha come significato uno stato di purezza mentale coincidente col “qui e ora”, l’apertura del terzo occhio o il ricongiungimento con la divinità.

Essere zen in italiano

Come abbiamo appena visto, il senso dell’espressione essere zen racchiude un argomento vasto, affascinante e a suo modo estremamente complesso che si rifà a un modo di intendere la vita e l’approccio a essa in maniera spirituale, anteponendo la necessità di pace e armonia interiore al caos esterno per raggiungere l’illuminazione personale e universale.

Lungi dall’avere nella nostra lingua un significato così pregno di concetti, oggi l’espressione essere zen viene solitamente utilizzata per identificare una persona più calma e pacata di altre, anche se magari totalmente estranea dalla pratica meditativa Zazen o dai culti orientali che la suggeriscono.