
Figlia femmina
- Autore: Camille Laurens
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2022
Non è facile tradurre il titolo del romanzo di Camille Laurens Figlia femmina, edito da La nave di Teseo nel 2022 (trad. di Cettina Caliò). "Fille" in francese significa sia figlia che ragazza e Laurence (protagonista e vero nome dell’autrice) è l’una e l’altra cosa.
Nasce seconda figlia (sorella di un’altra figlia) all’interno di una famiglia piuttosto borghese; il padre ha un lavoro, mentre la madre, che pure anelerebbe a una certa autonomia, non potrà far altro se non dipendere dal marito. Il padre è la prima figura maschile della vita di Laurence; è il classico patriarca, per cui a casa sua si fa quello che dice lui, come vuole lui e quando vuole lui. Come il comandante governa la sua imbarcazione, lui controlla e gestisce la famiglia dall’alto della saggezza che gli viene notoriamente riconosciuta in quanto uomo bianco con una posizione sociale. Tuttavia, qualcosa sembra laconicamente mancargli per sentirsi pienamente soddisfatto: un figlio maschio. Laurence arriva dopo la sorella Claude e spegne definitivamente la speranza, trasformando il figlio maschio in un figlio mancato, un desiderio di affermazione tutta maschile rimasto vivo solo nell’universo delle possibilità.
Con la consapevolezza di non essere quello che il padre avrebbe tanto desiderato, Laurence fa i conti sin da piccolina e, quando cresce e acquisisce sempre più consapevolezza di sé, inizia a capire in maniera nitida e inequivoca che al mondo esiste altro da lei, da sua sorella e persino da sua madre, un altro che assomiglia molto più al padre: sono i ragazzi, i figli. Laurence nota che vi sono delle innegabili differenze fisiche, ma realizza presto che ve ne sono altre di molto meno evidenti, che hanno a che vedere non tanto (o non solo) con il corpo in sé, ma con il modo in cui ai ragazzi viene insegnato a stare e non ad apparire, che è, in definitiva, quello che si chiede alle ragazze. Le è, perciò, sempre più chiaro che a lei non sarà consentito scalciare e fare a pugni per ottenere potere, sicumera, forza e certezze: in quanto "fille" dovrà inevitabilmente limitarsi a trovare il suo posto qualche passo indietro rispetto a un ragazzo e, possibilmente, farlo entro certi confini temporali per non compromettere la sua reputazione di ragazza rispettabile. Solo che sono, ormai, gli anni dei cambiamenti bruschi nella società dei valori: le ragazze, come mai prima, pretendono libertà di affermazione, riconoscimento, diritti e poteri. In questo vortice di cambiamento e di equilibri che si sfaldano e si rigenerano, Laurence vive le sue esperienze, lontano dagli occhi del padre che, molto probabilmente, mai avrebbe permesso o perdonato ostentazione, velleità di gioia e sfrontatezza, portatore sano com’è di una visione della donna limitata e limitante. Portandosi appresso consapevolezze e sgradevoli ricordi di esperienze che sarebbe giusto non dover (ri)vivere, Laurence diventa donna e poi, a sua volta, madre di una figlia. Gli anni sono cambiati, sono gli anni ’90, il mondo si è apparentemente ribaltato ma certe cose, in fondo, sono sempre uguali e le lotte delle ragazze non sono poi così tanto diverse da quelle che sono state sue.
Come si sta, dunque, da donna in un mondo pensato per e creato da uomini? Sembra questa la domanda principale di questo splendido libro, che, almeno negli intenti comunicativi, ricorda la prosa di Annie Ernaux. C’è, a mio parere, la stessa volontà di rendere universale un’esperienza personale e farne espressione di timori, sensibilità e incertezze che potrebbero abitare il sostrato profondo di tutte noi. Siamo tutte ragazze e siamo tutte figlie della nostra storia e dei nostri padri, siamo tutte inconsciamente prigioniere di paure da cui non so se ci libereremo mai veramente.
La voce dell’io narrante si intreccia a quella di un narratore esterno, che quasi pare un doppio della protagonista stessa e che a lei si rivolge per raccontarle la sua storia, fornendo prospettive angolari diverse di una stessa verità, che viene analizzata e scrutata dall’interno e dall’esterno.
Laurence si sente in balia di due mondi, quello rigido da cui proviene e quello che ha visto nascere e, poi, combattere per restare, e che ritrova negli occhi di sua figlia e nella sua necessaria fame di giustizia e libertà; Laurence pare sempre muoversi tra disarmanti fragilità e commoventi attimi di lucida conquista, in bilico tra potenza e desolazione, solitudine e accettazione. Non è eroina, è donna nel mondo, come donne nel mondo siamo tutte noi: non vi è nessun intento di coprire o nascondere sbagli e storture, esposti per tutti in bella vista, senza sconti né per il lettore né per Laurence stessa, come a sottolineare, ancora una volta, che non vi è nulla di veramente sbagliato, nemmeno essere figlia e ragazza, nemmeno sapere di non poter essere tutto.
Un libro per imparare a conoscere noi e le donne prima di noi, per approfondire la nostra condizione nella Storia in modo coinvolgente e mai didascalico, attraverso una storia di formazione che è l’ennesimo esempio di come una certa letteratura francese e femminile sappia (e abbia sempre saputo) indagare l’esistenza umana in quanto condizione di un “io” che è uno ma è anche un “noi” che nell’“io” si ritrova e si rispecchia.

Figlia femmina
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