Finché vita non ci separi
- Autore: Julia Crouch
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2012
“Finché vita non ci separi” di Julia Crouch, edito da Garzanti nel 2012, è un romanzo intenso, inquietante perché credibile, interamente fondato com’è sulle nostre paure più ataviche e su comportamenti che ognuno di noi ha – o ha avuto – almeno una volta nella vita.
Leggendo questo romanzo, oltre a provare un crescente coinvolgimento emotivo nelle vicende della protagonista, arrivando addirittura a condividerne gli stati d’animo (segnale evidente, questo, dell’estrema bravura della scrittrice), mi sono convinta che la Crouch non intendeva soltanto scrivere un buon thriller che sconvolgesse i lettori e li portasse a sfogliare una pagina dopo l’altra senza riuscire a smettere di leggere; a mio parere l’autrice voleva anche, soprattutto, fornirci abbondante materiale per riflettere sui legami d’amore e d’amicizia, su cosa ci spinga a diventare amici di una persona anziché di un’altra, su quale sia la vera natura dei sentimenti che ci legano alle persone che amiamo, i bisogni e le esigenze su cui fondiamo le nostre scelte di vita.
Il romanzo induce a riflettere profondamente su tutto questo, non senza una certa, sgradevole sensazione di paura, tanto più profonda quanto più ci rendiamo conto delle incredibili verità contenute in un thriller psicologico tra i più destabilizzanti che abbia mai letto.
Quando la sua amica d’infanzia Polly rimane vedova con due figli piccoli da tirar su e un’incombente depressione, Rose decide che non può non tenderle la mano: si offre così di ospitarla al ritorno dalla Grecia, il Paese in cui la donna viveva col defunto marito, finché non starà meglio e non si sarà nuovamente ambientata in Inghilterra. Rose ha da poco realizzato tutti quei sogni che da bambina gli sembravano quasi irraggiungibili: ha un marito che ama, Garreth, due splendide figlie e un’enorme casa in campagna appena ristrutturata. Ma dietro questa esistenza idilliaca si nascondono numerosi segreti, menzogne e compromessi che Rose per prima ha deciso di non vedere, rimuovendoli semplicemente dai suoi pensieri. Ma la presenza di Polly, ex rocker ed ex tossicomane con evidenti disturbi del comportamento, con il suo modo di fare strambo e perverso non tarda a far riaffiorare tutto il marcio che ha costituito il passato della due donne, un tempo ragazze ribelli e anticonformiste, dedite alla droga e al divertimento. Il rapporto malato che lega le due, da Rose erroneamente confuso con un sentimento di amicizia, è solo una tessera del puzzle che si ricomporrà solo sul finale del romanzo, aperto e singolarmente ambiguo.
Da lettrice, posso affermare che “Finché vita non ci separi” è stato come un pugno nello stomaco, che mi ha coinvolta e messa in ansia, spingendomi a leggerlo molto velocemente. L’esplodere della pazzia, la perdita del controllo che da un certo punto in poi caratterizza, sia pur in modo diverso, quasi tutti i personaggi, pur terrificante, viene accolta dal lettore come una liberazione: proprio la pazzia, infatti, spazza via quella patina di ipocrisia che ammorba tutti i rapporti descritti nel romanzo; la pazzia ristabilisce una volta per tutte la verità, smascherando sentimenti falsi, sensi di colpa, menzogne e voglia di rivalsa. Per il lettore si tratta quasi di una liberazione, oltre che di una lezione che non dimenticherà così facilmente: laddove non c’è né consapevolezza né sincerità, non nasce nulla di buono, ma solo rapporti malati.
Finché vita non ci separi
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