Fine impero
- Autore: Giuseppe Genna
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: minimum fax
- Anno di pubblicazione: 2013
La perdita individuale di un uomo, al quale la morte in culla della figlia toglie ogni speranza, apre il canale verso il comune smarrimento collettivo. L’uomo, che per vivere si ritrova a scrivere sul mondo della moda, si trova per caso a partecipare ad una festa. La Festa del Proprietario della Casa - le cui sembianze si immaginano appartenere al Padrone non solo di una villa lussuosa, di una metropoli industriale, di un’emittente televisiva, quanto di un’intera nazione - si trasforma nella protagonista principale.
Una Festa infinita che si ripropone attraverso una decomposta staticità, (‘Le Feste sono la maschera della morte’) nella venerazione ipocrita dell’Imperatore al suo decadente tramonto. Un uomo che per qualche istante si percepisce quale vittima primaria della propria epoca, così come altri martiri contemporanei a cui l’autore accenna. Persone veramente esistite, trasformati in personaggi dai media o dalla tragica volontà umana.
L’eterno impresario, lo Zio Bubba (che già dal nome ricorda un personaggio della saga di Star Wars nelle sembianze esteriori che tanto riportano a quelle interiori) rappresenta il manager assoluto delle vite altrui. Vite da sacrificare al successo effimero di tv starnazzanti, nel circo mediatico del nuovo millennio. Un medio evo contemporaneo governato dai crociati delle nuove tecniche di telecomunicazione sociale.
Nel fondale della Festa una gioventù bellissima persa nel nudismo di un festino, sesso meccanico, merce di scambio di una popolarità da schermo al plasma. Null’altro che la messa in mostra della propria carne.
Carne. La stessa che viene masticata con bestialità nel banchetto della Festa. Una realtà del tutto artificiale dove l’assunzione di droga rappresenta, per paradosso, un lucido collegamento con l’unica verità possibile.
Ci si perde in apnea in un mondo delirante che in metafora, neanche tanto celata, ci ripropone la realtà contemporanea nella quale si è costretti all’esteriorizzazione estrema sotto qualsiasi forma di prostituzione fisica e morale, dove non è importante essere, quanto esserci.
Fine impero di Giuseppe Genna è un romanzo sulla morte. Morte della bambina nella culla, mai morte è più insensata. Morte dell’anima nelle nuove generazioni, che dire di altrettanta insensatezza? Generazioni di fattura plastica, succedute alle precedenti dopo secoli di rivoluzioni, guerre e indigenze. Ora sopraffatte dalla peggiore delle miserie umane: l’estrema povertà dei valori nella mercerizzazione dell’io.
La vera morte di Dio.
Feroce, decadente. Luttuoso. Espresso in un linguaggio a volte forsennato, a tratti poetico, Fine impero di Giuseppe Genna è un pozzo nero tutto italiano. Il titolo lascia spazio ad un barlume di speranza. Tutto ciò che finisce prima o poi rinasce, se non fosse che la fine sembra non finire mai e il protagonista conferma questa teoria muovendosi in cerchio, nella perdita ineluttabile della propria esistenza.
Fine impero
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