Flow di Enrico Palandri

Enrico Palandri divenne famoso con il suo libro d’esordio, Boccalone, che è diventato un piccolo classico. Poi ha scritto molto altro (I fratelli minori, Bompiani, 2010 e Primo Levi, Mondadori, 2011) ma ha voluto con questo smilzo libro, Flow, trattare dei processi dello scrivere e del leggere.

Le parole che usiamo ci danno forza, ci lasciamo attraversare dalla leggerezza dello stile, che è un rilevatore straordinario della sensibilità dell’autore. Non cosa ho scritto, ma come è scritto. Scrive infatti Palandri:

"Lo stile è l’inquietudine del passato che non passa, che sia recente e remoto, la ferita ancora aperta, a volte da secoli, altre da un attimo, di esseri che hanno radici profonde e tentano, parlando, dall’isolamento, dalla solitudine".

Quello che è invece scritto in un romanzo tiene presente dei tempi, delle storie, delle ideologie imperanti, ma tutto sommato si muove sul binario della costante tensione nel cercare l’amore, la paura della morte e della malattia, delle pulsioni sessuali e delle passioni civili. I romanzi si assomigliano tutti perché in ognuno regna la centralità dell’essere umano.
Palandri fa esempi concreti, la scrittura di Leopardi, di Calvino e le sue bellissime lezioni americane e dei filosofi, poi, sempre danzando, sposta la sua attenzione al leggere:

" Leggere libri è quindi incontrare persone. Parlarsi, amarsi, entrare in conflitto gli uni con gli altri fa parte della letteratura così come i libri si mescolano intimamente alla nostra biografia. Per questa ragione non si è sempre pronti per qualunque libro come non lo si è per qualunque incontro".

Il lettore sceglie, valuta, ma spesso dimentica che è solo il libro che dovrebbe interessarlo. Invece molti vogliono conoscere anche gli autori e Palandri ammette che conoscere gli scrittori è sempre deludente, perché hanno vite simili alle nostre e non vivono ciò che raccontano.

Illuminante libro che cerca di spiegare che i libri sono amici e se per caso non si forma una condivisione è meglio lasciar perdere. Leggere male è un peccato.