È possibile apprezzare l’opera e il messaggio di Ugo Foscolo attraverso le principali cose da sapere sulla vita, le opere e le poesie: queste nozioni, infatti, consentono di comprendere la vicenda umana e letteraria tormentata e sofferta di un autore vissuto in un momento di transizione agitato da guerre e sommovimenti politici e ideologici.
Le cose da sapere sulla vita di Ugo Foscolo, le sue opere e le sue poesie permettono di apprezzare anche alcuni dei motivi fondamentali che soggiacciono alla formazione dello stato nazionale unitario: furono i versi del poeta, infatti, a educare molteplici generazioni di patrioti e a delineare quella religione civile della patria che tanta parte ebbe nella formazione dell’Italia Unita.
La vita di Ugo Foscolo
1778 Ugo Foscolo nasce nell’isola greca di Zacinto, allora sotto il dominio di Venezia, da padre italiano e madre greca. Nato in epoca illuministica si ritrova però a vivere in un’età, il Romanticismo, dove assiste alla crisi dei valori della precedente.
1788 Alla morte del padre si trasferisce con il fratello a Corfù mentre la madre va a Venezia con i figli più piccoli.
1793-1797 A Venezia si forma sui classici greci e latini e su importanti autori italiani (Parini, Alfieri, Monti) e stranieri (Locke, Hobbes, Rousseau, Montesqueau, Voltaire) della sua epoca: gli illuministi gli trasmettono una concezione materialistica della vita e della storia. Entrato in contatto con importanti figure intellettuali del suo tempo nel salotto di Isabella Teotochi Albrizzi con la quale ha una storia d’amore, matura le prime scelte intellettuali e politiche: sposa prima posizioni anti-rivoluzionarie, poi abbraccia il giacobinismo.
1797 prime prove letterarie, ispirate dagli ideali giacobini, dalla lettura di Alfieri e dalla figura di Napoleone che ben presto – con il trattato di Campoformio e la conseguente cessione di Venezia all’Austria – delude il giovane poeta. Abbandonata Venezia; muove a Milano dove conosce Parini e Monti; l’anno successivo si sposta a Bologna.
1799 si arruola nella guardia nazionale e combatte a più riprese contro gli austriaci.
1800 a Firenze vive una storia d’amore tormentata con Isabella Roncioni che ispirerà uno dei suoi personaggi femminili.
1801-1804 Ancora a Milano dove continua a lavorare alle opere in prosa e alle opere poetiche.
1804-1806 è in Francia dove, per ragioni economiche, si arruola come capitano di fanteria dell’esercito napoleonico, per combattere contro l’Inghilterra, ha una figlia che non riconosce.
1806 tornato nuovamente a Milano compone il carme dei “Sepolcri”, pubblicato l’anno successivo.
1808 su interessamento di Monti ottiene una cattedra di Eloquenza all’Università di Pavia che sarà abolita poco dopo (1809) da Napoleone che non tollerava manifestazioni di libero pensiero. Ciò determina (1810) la rottura definitiva con Monti e con l’ambiente culturale milanese che Foscolo ritiene troppo servile nei confronti di Napoleone.
1812-1813 a Firenze frequenta il salotto di Luisa Stolber contessa di Albanì e inizia una nuova stagione di altalenanti relazioni amorose. Dopo la sconfitta di Napoleone (1813) torna a Milano dove si arruola per difendere il regno d’Italia, da lui ritenuto la premessa fondamentale per l’Italia indipendente.
1814 il ritorno degli Austriaci determina il crollo degli ideali patriottici e fa maturare in Ugo Foscolo la convinzione di non poter incidere efficacemente sul piano ideologico e politico. Naufragano anche i primi tentativi di collaborazione con il governo austriaco che aveva offerto al poeta la direzione di un giornale filo-governativo, La biblioteca italiana, in cambio di un giuramento di fedeltà.
1815 Fuggito da Milano, Foscolo ripara in Svizzera, poi, per sfuggire agli austriaci, in Inghilterra; l’esilio, autoimposto, è vissuto come una scelta esemplare che avrebbero dovuto praticare tutti gli italiani che avevano amor di patria.
1816-1823 nei primi anni dell’esilio londinese gode della protezione dell’aristocrazia inglese che vede un lui una figura opposta a quella di Napoleone e vive in condizioni di agiatezza. Per mantenere questo stile di vita, sostiene spese eccessive, viene perseguito penalmente dai creditori, passa, infine, un periodo in prigione e finisce in condizioni di indigenza.
1827 Assistito dalla figlia muore in povertà in un sobborgo di Londra. Alcuni decenni dopo le sue ceneri sono riportate in Italia e riposano ora nella chiesa fiorentina di Santa Croce.
Le opere di Foscolo
La produzione letteraria di Ugo Foscolo rispecchia l’inquietudine di un uomo vissuto in un’epoca di transizione, per questo la critica vi individua due diverse linee di sviluppo, una neoclassica e una preromantica, specificamente caratterizzate da forme e tematiche proprie, seppur mai nettamente distinte.
La linea neoclassica collega idealmente le due “Odi” alle “Grazie” ed è incentrata sul vagheggiamento di una bellezza e di un’armonia perfette; temi ricorrenti sono anche la perfezione dell’antichità greca, gli amori e gli affetti, il potere eternante della poesia e la sua capacità di creare miti tra i quali ricorre quello delle origini e delle isole Ionie.
Nelle “Odi” la realtà viene proiettata in una dimensione mitica al di fuori delle contingenze storiche: viene eliminata ogni discontinuità e ogni differenza tra dimensione del tempo e dimensione del mito perché il reale, il presente, viene rappresentato secondo le forme ideali del mito.
Nelle “Grazie”, invece, il centro ispiratore e tematico della poesia è posto direttamente nel mito, in un remoto passato privo di ogni riferimento alla realtà storica che Foscolo viveva: si tratta di una poesia incentrata sul vagheggiamento di un’armonia e di una bellezza che ora risiedono nel mito e nel passato, dimensioni in cui Foscolo ricerca i valori della grazia e della bellezza perché solo lì (nella dimensione mitica, astorica, atemporale, appunto) quei valori possono realizzarsi e, quindi, possono essere attinti. Quei valori diventano criteri di valutazione del presente e la realtà storica contingente si svela al poeta nelle sue antinomie: l’umanità aspira alla grazia e alla bellezza ma la realtà è dominata da principi ferini (violenza e forza), l’uomo aspira alla gioia ma la sua vita è dominata dal dolore.
Nella linea preromantica, che si dipana dall’esperienza alfieriana delle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” e si sviluppa nei “Sonetti” e nel carme dei “Sepolcri”, prevalgono temi esistenziali e politici, con una netta predominanza dell’elemento drammatico e passionale.
L’opera letteraria o poetica diviene occasione per riflettere sulla vita umana, dominata dal dolore e dalla sofferenza, e sulla morte, intesa come unico destino dell’uomo, per il quale non c’è redenzione né vita eterna. La storia e la politica sono intese come negatività, regni della pura violenza che nega e annulla i valori ideali a cui l’uomo aspira. Quest’ultimo trova consolazione negli affetti e nel culto dei defunti e, almeno nel caso del poeta, è consapevole del potere eternante della poesia, capace di vincere la morte, e del significato delle illusioni (amore, bellezza, patria e poesia), intese come valori ideali che rendono la vita degna di essere vissuta, nonostante la morte.
Nella linea preromantica emerge anche l’elemento autobiografico che trova espressione soprattutto in temi come quello della madre e della terra natia, elementi pieni di tensioni che ingenerano in Foscolo una costante volontà di regressione. Altro tema di primaria importanza è l’esilio, l’errare, la volontà, sempre inappagata, di tornare alle isole alle origini greche e alle isole Ionie, simbolo della bellezza e dell’armonia; il profondo amore per la vita è sempre affiancato da un persistente desiderio di morte.
La compresenza di elementi neoclassici e preromantici nell’opera di Foscolo dà luogo a un particolare un formalismo basato non sull’idea di possesso del classico, quanto piuttosto sulla consapevolezza della perdita del classico da parte della cultura moderna (consapevolezza che, a pochi anni di distanza, sarà propria anche di Leopardi) e sulla necessità che il poeta, con la sua sensibilità e la sua arte, recuperi quei valori estetici e formali, perduti. A riprova di ciò può essere considerato il tema dell’esilio che non ha una valenza unicamente esistenziale (sradicamento dalla patria e dagli affetti) ma anche ideale e interiore (lontananza, appunto, da un passato remoto e da una civiltà altissima). La convergenza e la commistione di elementi e tematiche neoclassiche e preromantiche è ben visibile ne “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”, romanzo epistolare che si compone di una serie di lettere indirizzate all’amico Lorenzo Alderani, afferente a un genere diffusosi nei decenni immediatamente precedenti grazie a opere quali la “Novelle Heloise” di Goethe.
La forma-lettera accoglie uno stile caratterizzato da un linguaggio alto e tragico, inteso a suscitare profonda risonanza emotiva nel lettore; nell’ultima parte del romanzo, quella dove Alderani, destinatario delle lettere, prende il posto dell’amico, per narrarne il suicidio, si passa a un registro stilistico lucido e distaccato.
Le varie redazioni dell’opera testimoniano un passaggio dalla predominanza dei temi goethiani dell’amore infelice e del suicidio a una maggiore importanza del tema politico: si evidenzia una delusione, non solo personale quanto piuttosto generazionale, per il trattato di Campoformio, con il quale Napoleone disillude le speranze risorgimentali italiane. Le ulteriori redazioni dell’opera, oltre ad avere un successo altissimo, dal momento che nella vicenda di Jacopo molti giovani patrioti non fecero fatica a riconoscere la propria, accoglie i motivi alfieriani e preromantici del valore della lotta antitirannica e del suicidio come estrema protesta liberatoria contro l’oppressione: il protagonista guarda all’eroe alfieriano quale modello di comportamento dove si scontrano la virtù individuale e i limiti della realtà presente.
A tali temi si affiancano quelli dell’esilio, dell’amore, della morte e del suicidio: sono le passioni più intense ad animare l’uomo eccezionale, segnato da un destino di solitudine e condannato alla sconfitta dalla negatività della storia dove i valori etici diventano la maschera ideologica di un potere oppressivo. Anche la violenza è vista come legge naturale che induce una rassegnazione impotente e l’ammissione del fallimento dell’intellettuale: la sconfitta di Jacopo è frutto dell’impossibilità di ogni agire eroico che possa mutare la situazione e sfocia, in definitiva, in una protesta disperata e nella rassegnazione più dolente.
Le poesie di Ugo Foscolo
Nella produzione poetica di Foscolo, forse la parte più rilevante della sua opera (dove trovano posto anche romanzi, opere teatrali, traduzioni e scritti colti, talvolta scritti anche sotto pseudonimo) oltre alle odi (tra cui: A Bonaparte liberatore e A Luigia Pallavicini caduta da cavallo) e ai sonetti (tra cui: Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni) spicca il carme “Dei sepolcri” e un poemetto incompiuto, “Le grazie”.
Nel caso dei “Sepolcri” (pubblicato nell’aprile 1807) ci troviamo di fronte a un componimento di 295 endecasillabi sciolti (quindi privi di struttura strofica e di legami di rima), sotto forma di epistola di carattere lirico e didascalico, dove sono esaltati il culto pietoso dei sepolcri e il potere eternante della poesia. L’occasione che dà luogo alla scrittura del componimento è l’estensione all’Italia di un provvedimento francese che vietava la sepoltura privata all’interno delle chiese e imponeva la costruzione di nuovi cimiteri all’esterno del perimetro cittadino.
Sintesi mirabile di razionalismo illuministico, ideali romantici e stile alto il carme tematizza le riflessioni di Foscolo sul sepolcro esaltato come custode delle radici individuali e collettive, di un passato che l’uomo ha il dovere di conoscere e onorare per conservare la propria coscienza di sé.
Anche se ben conosceva la poesia cimiteriale inglese, quella di Foscolo è non solo e non tanto una meditazione sulla morte e sull’azione corrosiva del tempo quanto piuttosto il tentativo di suscitare l’emulazione politica degli italiani: il carme è ispirato e mosso da un fine soprattutto politico perché, pur senza declamare direttive specifiche, afferma la necessità morale di una urgente azione, dove l’individuo diventa capace di accantonare gli impulsi egoistici ponendosi al servizio della comunità.
Dopo aver delineato una religione civile della patria è con “Le Grazie”, un poemetto incompiuto in tre inni, che Foscolo assurge a poeta-vate capace di dettare alle nuove generazioni quei princìpi morali su cui andavano rifondate le basi della dignità e della libertà nazionale. L’opera vuole, infatti, offrire una rappresentazione simbolica della storia del genere umano dove divinità e figure mitiche alludono ai valori fondamentali e necessari per la convivenza civile: si tratta di valori profondamente radicati nell’animo umano, che hanno anche valenza soggettiva e che segnano il cammino dell’uomo verso la civiltà: la bellezza, la compassione, il pudore oltre che l’amore per la tradizione classica e i valori patriottici.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ugo Foscolo: vita, opere e poesie
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