Francesco Gungui nasce a Milano nel 1980. Nel 2004, pubblica il suo primo libro “Io ho fame adesso! Come sopravvivere a un frigorifero deserto” e si abbandona a tutta una serie di lavori: cameriere, barista, decoratore floreale, commesso, imbianchino, fattorino, aiuto cuoco, collaboratore editoriale finché nel 2007 esce il libro per bambini “Achille e la fuga dal mondo verde”, edito da Mondadori. Il 2008 è il suo grande anno, che vede la pubblicazione di “Nel catalogo c’è tutto. Per chi va o torna a vivere da solo” (Feltrinelli), “Achille e la fuga dal mondo blu”, il seguito delle avventure di Achille, eroe ormai amatissimo dai bambini, e la grande prova nel romanzo “Mi piaci così” (Mondadori), successo di vendite e critica. Ora Gungui torna con una nuova storia appassionante, di sentimenti, di istanti fondamentali: “L’importante è adesso” (Mondadori) in tutte le librerie.
Francesco, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Nel tuo nuovo romanzo “L’importante è adesso” ripresenti la variabile decisiva del caso: Giacomo capita a Londra come sarebbe potuto capitare in una città qualunque, alla ricerca di un anno di svago; Viola sceglie Londra perché ha un sogno d’amore da coronare; Lucas, 9 anni, è sempre vissuto a Londra e neanche gli piace tanto. C’è un motivo se le cose accadono, oppure le vite cambiano davvero per caso, secondo te? E secondo i tuoi personaggi?
Giacomo parte per Londra perché non sa che fare a Milano, non gli importa iscriversi all’università solo perché tutti gli dicono che “si fa così” (questa parte è autobiografica). Quello che cerca non è lo svago, ma una strada. Il caso si muove quando Giacomo si muove. Non si tratta di coincidenze ma di moltiplicazione delle possibilità. In parole povere: se te ne stai a casa al computer o al bar a bere le birrette, non ti succederà mai niente. Se ti muovi le cose cominciano ad accadere.
- Seconda chiacchiera: Il protagonista del libro, Giacomo, parte per un anno sabbatico a Londra. Come mai hai scelto di raccontare proprio questa esperienza?
Negli ultimi anni ho visto e conosciuto un sacco di ragazzi e di ragazze, che hanno lasciato l’Italia, per motivi vuoi di studio, vuoi di lavoro. C’è chi ha lasciato l’università, chi si è preso qualche mese, chi ha trovato un lavoro, chi aveva bisogno di ricominciare da capo, chi è tornato e chi è rimasto lì. Ho amici, che sono andati in Israele, in Canada, in Africa, e ho cominciato a capire che c’è qualcosa di speciale, di magico, nell’esperienza di chi se ne va, o anche di chi scappa, di chi comunque sceglie un’altra strada. Così, l’avventura di Giacomo, e di Viola, la ragazza che incontra al suo arrivo, è un po’ l’avventura di tutti quelli che sono partiti, ma anche di quelli che, almeno una volta nella vita, hanno pensato di mollare tutto, prendere e partire.
- Terza chiacchiera: Alice, la protagonista del tuo primo romanzo e successo editoriale “Mi piaci così”, ansiosa di vivere la sua prima vacanza da sola, si ritrova, dopo essere stata bocciata, disperata in campeggio coi genitori in Salento. Non sa che quell’estate cambierà la sua vita. Ti è mai capitato di ritrovarti piacevolmente sorpreso, di aspettarti di tutto dalla situazione e dal luogo in cui eri tranne che ritrovarti a pensare a quello come a uno dei momenti di svolta della tua vita?
Aspetta aspetta... un episodio della mia vita che non mi aspettavo e che poi si è rivelato un momento di svolta?
Be’, sì. A 19 anni, sono andato a vivere da solo perché non volevo fare l’università. Così sono andato a lavorare in un bar. Contemporaneamente ho cominciato ad arrangiarmi in cucina. Per la prima volta dovevo fare tutto da solo. E ho cominciato a sperimentare un sacco di ricette essenziali ed economiche e a prenderci gusto. Cinque anni dopo, il mio primo libro, è stato un libro di cucina.
- Quarta chiacchiera: In un’intervista hai dichiarato di aver vissuto momenti di grande difficoltà creativa durante la stesura del tuo “Mi piaci così”, attraversando passaggi in cui perdevi il filo degli eventi e nei quali sei stato molto aiutato dal tuo editor. Quanto è importante lo staff che sta dietro a un libro; e con “L’importante è adesso” com’è andata, invece?
Be’, è sempre importante avere persone in gamba che lavorano con te: dall’editor, ai redattori, ai grafici, ai venditori, all’ufficio stampa, per arrivare ai librai. Senza questa “filiera” che provoca irritazione a certi scrittori romantici, il libro non esiste.
Anche se c’è un momento creativo, in cui sei solo, e anche questa volta mi sono perso un sacco di volte. Ma ogni tanto penso che scrivere una storia sia un po’ come cercare le chiavi della macchina sul divano: le perdi in continuazione e le ritrovi sempre quando smetti di cercarle.
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il mio invito facendoti molti in bocca al lupo per il tuo romanzo neonato. Se vuoi lasciare un messaggio al mondo intero, qui puoi farlo.
L’importante è adesso!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Francesco Gungui
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Mi è piaciuto molto il tuo libro (mi piaci ancora così) è molto profondo. Devo dire che è stato interessante e coinvolgente nelle parole da te usate usate. Una sola
domanda:ti sei ispirato a una storia vera?
Scrivimi e se puoi indicami dei nuovi libri da leggere.
Grazie e a presto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!