

Gaza. Restiamo umani. Dicembre 2008-gennaio 2009
- Autore: Vittorio Arrigoni
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
Ho ripreso Gaza. Restiamo umani. Dicembre 2008-gennaio 2009 (Manifestolibri, 2009) tra le mani dopo tanti anni. Quattordici anni sono già trascorsi da quella mattina in cui mi capitò tra le mani e iniziai a leggerlo. Ero poco più che ventenne a quel tempo. Era il 2011: l’anno della Primavera Araba, della fine di Gheddafi e di Bin Laden, dello tsunami in Giappone. L’anno dei 150 anni dell’unità d’Italia, della controversa vittoria di Putin in Russia. Era l’anno della morte di Vittorio Arrigoni. Oggi, a distanza di anni, ho ritrovato questo libro tra le piccole insenature della mia libreria e sono ripiombato nell’attualità di allora, che puzza tanto dell’attualità di oggi.
Restiamo umani è un’opera che non lascia indifferenti. È una raccolta di testimonianze scritte da Vittorio Arrigoni durante l’Operazione “Piombo Fuso”, l’offensiva militare israeliana contro la Striscia di Gaza tra il 2008 e il 2009. Attraverso i suoi occhi e le sue parole, il lettore viene catapultato in una realtà di devastazione, paura e resistenza.
Il libro si distingue per l’immediatezza e l’autenticità del racconto. Arrigoni scrive senza filtri, senza cercare abbellimenti stilistici o indulgenza emotiva. La sua prosa è asciutta, diretta, a tratti cruda, come cruda è la realtà che descrive. Le descrizioni delle esplosioni, dei corpi straziati, delle lacrime di chi ha perso tutto sono vivide e dolorose. Eppure, in questo paesaggio di morte, Arrigoni riesce a scorgere barlumi di umanità, di solidarietà e di resistenza silenziosa.
Uno degli aspetti più potenti del libro è la capacità dell’autore di intrecciare la cronaca giornalistica con la riflessione personale. Ogni episodio raccontato non è solo un fatto di guerra, ma un pezzo di umanità che si scontra con l’orrore del conflitto. Arrigoni non si limita a documentare gli eventi: li vive, li soffre, li denuncia. La sua scrittura diventa un atto politico, un gesto di resistenza morale contro l’indifferenza del mondo.
La frase ricorrente “Restiamo umani” è il cuore pulsante del libro. Non è solo un invito alla solidarietà, ma un grido di resistenza morale contro la disumanizzazione che accompagna ogni guerra. Arrigoni ci ricorda che dietro le cifre dei morti ci sono volti, storie, sogni spezzati. E lo fa raccontando le vite dei civili incontrati a Gaza: madri che cercano i figli sotto le macerie, bambini che giocano tra le bombe, medici che rischiano la vita per salvare altre vite. Il linguaggio di Arrigoni è scarno, essenziale, privo di retorica. La sua scrittura ha l’urgenza di chi deve testimoniare prima che sia troppo tardi, prima che l’orrore venga inghiottito dall’oblio. La narrazione alterna momenti di reportage giornalistico a riflessioni intime e personali, creando un flusso emotivo che coinvolge il lettore fino all’ultima pagina.
Non è un libro facile da leggere. Non offre consolazione, né risposte semplici; anzi, lascia il lettore con un senso di impotenza, di rabbia, ma anche di responsabilità. La responsabilità di non restare indifferenti. Alcuni potrebbero criticare Restiamo umani per il suo punto di vista apertamente schierato a favore del popolo palestinese. Arrigoni non nasconde la sua posizione politica e la sua vicinanza alla causa palestinese. Tuttavia, è proprio questa sincerità che conferisce forza e autenticità al racconto. Il libro non pretende di essere imparziale; è il racconto di chi ha scelto di stare accanto agli oppressi, di chi ha deciso di essere testimone scomodo di una tragedia umanitaria ignorata dal mondo. A distanza di anni, Restiamo umani conserva una drammatica attualità. Il conflitto israelo-palestinese continua a mietere vittime innocenti, e l’indifferenza dell’Occidente resta immutata. La voce di Arrigoni risuona ancora come un monito, come un richiamo alla nostra umanità perduta.
Gaza. Restiamo umani. Dicembre 2008-gennaio 2009 non è solo un libro di denuncia. È una testimonianza d’amore per un popolo martoriato, un atto di resistenza morale, un manifesto politico. Vittorio Arrigoni non ci chiede di schierarci politicamente, ma di riscoprire la nostra umanità, di non chiudere gli occhi davanti all’ingiustizia.
Vik è morto, ma vive ancora in queste pagine. Vive nel ricordo degli orrori che ha visto, nel coraggio che ha avuto nel raccontarli e in quel sogno ostinato di un mondo migliore. Un sogno che continua a ispirare chiunque legga queste pagine. Mentre leggerete questo libro, ricordatevi di quest’uomo: lui credeva – o almeno lo sognava – in un mondo migliore. Restiamo umani.

Gaza. Restiamo umani. Dicembre 2008-gennaio 2009
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