Spesso tendiamo a confondere i tratti di Georges Simenon con quelli del suo personaggio più celebre, il commissario Maigret. Lo scrittore belga e il suo protagonista vivono in una sorta di simbiosi, sono indissociabili l’uno dall’altro, appaiono come i due volti gemelli di una stessa mente: citi Simenon e subito pensi “Maigret”, il detective parigino con l’impermeabile, la pipa e il marcato accento francese; ma non possiamo ridurre la sterminata produzione letteraria di Georges Simenon - l’autore nel corso della sua vita scrisse più di cinquecento romanzi - a un solo personaggio. C’è un intero un mondo - un Simenon tutto da scoprire - oltre la figura iconica di Jules Maigret, considerato il suo alter ego.
La grandezza del Simenon narratore ce la restituiscono i libri che ha scritto. Romanzi dalle atmosfere inconfondibili, crepuscolari, che ci parlano di amori, delitti, fughe, notti senza sonno nell’atmosfera oscura e fumosa di un cafè. Il vero Simenon non ha un solo volto - quello del celeberrimo commissario Maigret - ma centinaia, migliaia di volti, uno per ogni pagina che ha scritto sino alla fine della sua vita che consacrò con l’epilogo del suo romanzo autobiografico, Memorie intime, dedicato alla figlia prematuramente scomparsa.
Georges Simenon moriva a Losanna il 4 settembre 1989, stroncato da un tumore al cervello contro cui combatteva da tempo; si concludeva così l’ultimo capitolo di un’esistenza frammentata, disordinata, molteplice, vissuta sempre vagando (cambiò ben trentatré residenze), senza affetti stabili né duraturi. La complessa commedia umana che popolava i suoi romanzi era la stessa da lui recitata in ottantaquattro anni di vita.
Georges Simenon: la vita
La sua data di nascita all’anagrafe è frutto di un inganno; sarebbe l’incipit perfetto per un romanzo giallo. Georges Simenon nacque a Liegi, in Belgio, il 13 febbraio 1903; ma il padre Désiré decise di registrare come data di nascita il 12 febbraio, perché il 13 era un venerdì e lui era un uomo molto superstizioso.
Il piccolo Simenon così non nacque sotto il segno della sventura, ma comunque soffriva di salute cagionevole che fece stare in costante apprensione i genitori. Con il padre, Désiré, Georges aveva un rapporto meraviglioso, lo venerava; mentre con la madre Henriette il legame era più complicato, come lo stesso autore avrebbe sottolineato nel corso di varie interviste. La famiglia non navigava nell’oro; la madre, dapprima casalinga, dovette rimboccarsi le maniche e lavorare come commessa, mentre il padre, contabile, decise di affittare alcune stanze della casa a studenti stranieri - soprattutto polacchi e russi - per poter integrare le entrate e pagare i debiti.
Grazie a quel continuo via vai di coinquilini-studenti il giovane Simenon poté scoprire la letteratura russa, cui si appassionò, divenendone un lettore vorace. Fu la lettura a far sbocciare il suo talento, innegabile, per le storie. Ancora giovanissimo iniziò a lavorare come redattore per la Gazette de Liège, per cui si occupava di cronaca locale. Nel tempo libero si dedicava alla scrittura, intrecciando le trame dei suoi primi romanzi, pubblicati con lo pseudonimo di “Georges Sim”. Nel 1922, dopo la morte dell’adorato padre, Simenon si trasferì a Parigi dove continuò a scrivere per svariate riviste. Era un narratore infaticabile, ogni settimana pubblicava diversi racconti su vari giornali e riusciva così a mantenersi vivendo di scrittura. Pubblicava vari romanzi - sempre sotto pseudonimo - con diversi editori; si racconta che riuscisse a scrivere un romanzo in pochi giorni.
Il libri del commissario Maigret
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Il primo libro con protagonista il commissario Maigret, dapprima abbozzato in alcune novelle pubblicate sulla rivista Detective, uscì nel 1931, con il titolo Maigret e il Lèttone. Le avventure di Maigret avranno presto successo, venendo trasposte anche sul grande schermo da famosi registi francesi.
I suoi gialli erano diversi dagli altri classici del genere; si discostavano dalle trame consuete. Nei libri dedicati a Maigret, Simenon non si limitava a dipanare la classica trama: “delitto, colpevole, soluzione”, ma metteva in scena una vera e propria commedia umana nella quale la risposta alla domanda “chi è il colpevole” appariva irrilevante. Ciò a cui lo scrittore belga dava vita, nelle sue pagine, era il riflesso di una società borghese con le sue idiosincrasie, i suoi falsi miti, le sue nevrosi; mostrava che il delitto non era semplicemente follia, apoteosi del male, ma l’altra faccia, più oscura, della normalità. A fare la fortuna dei romanzi di Simenon non era la semplice trama narrativa, ma il formidabile ritratto psicologico che l’autore sapeva comporre. Al commissario Maigret, considerato non un detective dal fiuto infallibile ma “un aggiustatore di anime”, avrebbe dedicato ben settantacinque romanzi e ventotto racconti: era un’ispirazione continua, che pareva non esaurirsi mai.
Nel frattempo Simenon iniziò a viaggiare per il mondo, rispondendo alla sete d’avventura che aveva provato sin da bambino. Non si fermava mai in un posto più del necessario; era sempre in fuga, dalla Svizzera, a Belgio, alla Francia, agli Stati Uniti. I suoi matrimoni erano rapidi e fugaci come i suoi viaggi: sposò Regine detta affettuosamente Tigy, che gli darà il primo figlio, Marc, cui avrebbe dedicato Pedigree. In seguito conobbe Denyse Ouimet, che divenne la sua seconda moglie e madre degli altri suoi tre figli, John, l’ingestibile Marie-Jo e Pierre. Anche il matrimonio con Denyse tuttavia finì presto; pare che Simenon non fosse fatto per essere fedele. C’era una sola cosa che nella vita non avrebbe mai tradito, ed era la scrittura. La sua fama di genio, di scrittore dalla forza ispiratrice inesauribile, si contrapponeva a un totale fallimento nella vita personale: matrimoni falliti, figli lontani o sempre in fuga, sino al dolore più grande.
L’ultimo romanzo di Simenon
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Nel 1972 lo scrittore pubblicò l’ultima avventura del commissario Maigret intitolata Maigret e il signor Charles, il suo addio ufficiale - e commosso - al suo alter ego letterario. Dopo quel libro annunciò pubblicamente che non avrebbe più scritto più. Per anni mantenne fede al suo proposito, limitandosi a registrare le sue parole su dei nastri, come in una sorta di surrogato di scrittura.
La critica di ieri identificava il Simenon scrittore con il suo commissario divenuto leggenda, mentre la critica di oggi sostiene che il vero Simenon non sia il Simenon poliziesco delle avventure di Maigret, ma il grande narratore dei romanzi L’uomo che guardava passare i treni, La camera azzurra, Marie la strabica, che riflettono la sua dura e malinconica visione della vita. In questa narrativa “oltre Maigret” troviamo riflessa tutta la complessità e il disagio esistenziale del Simenon narratore, che in fondo era sempre rimasto quel bambino geniale e troppo cerebrale che leggeva i romanzi russi nella sua cameretta cercando di capire, di osservare, di svelare il mistero ultimo di cose troppo grandi per lui. Era così, sempre affamato, sempre irrisolto, anche quando si prefisse il riposo, non riuscì a riposare a lungo.
Ruppe il voto di non scrittura quando la figlia venticinquenne, Marie-Jo, morì suicida nel 1978 dopo un ciclo infernale di fughe e ricoveri in cliniche psichiatriche. A lei dedicò quello che sarà davvero il suo ultimo romanzo Memorie intime, un grande affresco autobiografico della sua intera vita e autentica summa del suo pensiero.
Capiamo solo quando è troppo tardi. Quando siamo felici non ci facciamo caso, commettiamo delle imprudenze, a volte addirittura ci ribelliamo.
Recensione del libro
Maigret e il signor Charles
di Georges Simenon
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Georges Simenon: vita e opere del papà di Maigret
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