Ghachar ghochar
- Autore: Vivek Shanbhag
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2018
Le tradizioni indiane, i valori di riferimento di una società basata su antichi riti immutabili, una povertà dignitosa, una famiglia unita e rispettosa di Bangalore, che ha vissuto per anni con i proventi del lavoro modesto del capofamiglia, Appa, venditore di tè, l’unico a lavorare, mentre i due figli, il narratore e la sorella Malati, la madre e il fratello Chikkappa vivevano ammassati in una baracca poverissima costituiscono le coordinate fondamentali di “Ghachar ghochar” di Vivek Shanbhag.
Improvvisamente lo zio che ha studiato, con i soldi del fratello costretto a lasciare il suo lavoro, mette su un’azienda che imbusta e distribuisce spezie provenienti dal Kerala, la Sona Masala, che assicura un improvviso benessere a tutta la famiglia. Traslocano in un quartiere migliore, in una vera casa grande e confortevole, e lo zio assicura a suo fratello e ai nipoti una quota cospicua della fiorente nuova attività. Il racconto arriva dalle parole del protagonista, che malgrado abbia ufficialmente un lavoro di direttore nell’azienda, in realtà ne viene emarginato e passa molto del suo tempo oziando alla Coffee House, un locale di tradizione dove il cameriere Vincent riceve le confidenze dei clienti ed elargisce saggi consigli.
La sorella Malati vive un matrimonio sbagliato e dopo poco tempo rientra in famiglia, sempre più irascibile e pretenziosa; lui invece accetta di sposare la giovane Anita, una giovane sconosciuta che viene da un’altra città, dignitosa e decisa a far rispettare la propria autonomia, entrata presto in contrasto con le tradizioni di famiglia e soprattutto con Amma, la suocera, che detiene lo scettro in casa e non intende condividerlo.
“Ghachar ghochar”, breve ma pieno di implicazioni che riguardano la società indiana in continua evoluzione, ha un titolo difficile da pronunciare: si tratta di un gioco di parole, una sorta di espressione tratta dal lessico famigliare che la famiglia di Anita usava per definire un groviglio di cui non si veniva a capo; una metafora che pervade tutto il romanzo, quella della difficoltà di sbrogliare una matassa di contraddizioni, fra il nuovo e la tradizione, che sembra pervadere l’intera società indiana attuale. Anita non accetta che suo marito non svolga un’attività lavorativa che gli consenta un reddito autonomo, la dipendenza economica la umilia e mina il suo rapporto con il marito. La violenza impunita sulle donne, il potere economico del capofamiglia, i matrimoni combinati, la mancanza di protezione dei lavoratori, la precarietà, la corruzione, tanti diversi temi vengono affrontati dall’autore con una scrittura leggera, senza eccessiva drammatizzazione, anche se il dramma in realtà scorre sotterraneo e poco visibile, ma incombente, tanto che Vivek Shanbhag è stato definito un Cechov indiano: un bel complimento, francamente meritato.
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