Giochi di società
- Autore: Dorothy Parker
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BUR
- Anno di pubblicazione: 2013
Un’autrice che desideravo leggere da un tempo quasi infinito e che, finalmente conquistata, è stata abilissima nel non deludermi; un’autrice che, in onore a quel che lei stessa scrive e a come lo scrive, voglio raccontarvi così.
In tutto l’arco del cinquantennio ’20-’70, cioè più o meno il periodo in cui la nostra Dottie bazzicava i più vari salotti newyorkesi, non avreste trovato un solo attendente dei suddetti salotti che, se giustamente stimolato, si sarebbe rifiutato di dedicare lunghe ore del suo tempo a illustrarvi come la mondanità della grande mela fosse ormai praticamente incapace di fare a meno della graziosa presenza della dolcissima Dorothy Parker. Se aveste osato avanzare anche solo l’ipotesi che le lodi tessute dal vostro interlocutore tendessero a un minimo di esagerazione, avreste suscitato niente più che gridolini d’orrore e mani tra i capelli, con estremo disagio delle acconciature delle signore. E in verità, nessuno si aspetterebbe mai che una singola persona possa risvegliare nei suoi simili un così copioso ammontare di buoni sentimenti; questo, però, solo fino a che non si fa la conoscenza della cara Dorothy.
Ci fu quella volta, ad esempio, in cui partecipò alla seduta spiritica a cui misconosciuti amici di altri suoi amici avevano avuto l’altruista idea di invitarla. Tutti si mostrarono increduli quando, dopo la sua strabiliante performance con la tavoletta ouija, lei disse con modestia che cimentarsi con quell’eccezionale strumento era in realtà facile quanto tirare calci a un tavolino; la maestria che dimostrò in quell’occasione fu tale che in seguito il resto degli ammirati presenti alla seduta concordò nell’eleggerla reginetta della serata. E, potete scommetterci, non esiste una sola persona in tutta New York che non l’abbia sorpresa ad ascoltare, quasi con le lacrime agli occhi, le querimonie della vecchia signora di turno, per poi dare fondo a tutta la sua dose di sensibilità all’umanitario scopo di fornire all’afflitta, con religiose pazienza e perizia, quel sacro conforto che la sua famiglia e i suoi amici guidati da gretto egoismo non erano stati capaci di darle. E con quale gioia i “ragazzi” del gruppo, uno diverso ogni giorno, apprendevano che anche per quella sera la piccola Dottie avrebbe fatto parte della combriccola! Sul serio, una felicità da non crederci. Avreste proprio dovuto vederli.
Certo, forse le cose che quella cara ragazza si ostinava a pubblicare fossero state un tantino più chiare, un tantino meno ingannevoli, la cosa avrebbe evitato un sacco di imbarazzo da parte di alcuni, che, incontrandola alle feste, non sapevano mai come parlarle. Le lingue più biforcute hanno avanzato l’ipotesi che, in momenti del genere, la tenera, innocente Dottie si divertisse addirittura da matti, ma per fortuna la gente normale, cioè il grosso della popolazione, con un deciso cenno del capo ha rifiutato questa possibilità assurda ed è tornata alla sua normale vita di cristallo e lustrini. La loro serenità è stata di nuovo turbata quando alle loro orecchie è giunta, viscida come un sibilo, la voce di uno di quei sapientoni che ha osato definire miss Parker caustica. Caustica! Chissà perché, poi. È vero che le veniva universalmente riconosciuta, e con una certa rassegnazione, la tendenza a parlare troppo, e forse con troppa franchezza, ma arrivare ad accusarla di causticità… di certo gente di questo partito non doveva aver capito nulla. La loro controparte di cristallo e lustrini, invece, loro sì che sapevano cos’è la letteratura, diceva sempre la stessa Dottie.
È stata così contenta di vedere l’accoglienza che la sua ultima raccolta, Giochi di società (BUR, 2013), aveva avuto tra quella benedetta fetta di popolazione dotata di buon senso. Solo loro avevano saputo cogliere la vivacità delle sue storie, apprezzare i suoi studiatissimi colpi di scena. Per non parlare dell’atmosfera idillica che lei ha fatto di tutto per instillare nei cosiddetti bozzetti, l’aspetto che i miscredenti hanno equivocato più di tutti.
La povera Dottie si mostrava così mesta parlando di come le sue opere fossero spesso equivocate dal pubblico che i suoi interlocutori, a turno, non potevano fare a meno di esprimere di riflesso la loro incomprensione rispetto al fenomeno. Alzavano le spalle, sottolineando intanto l’assoluta trasparenza dei suoi adorabili scritti, che, come facevano notare con tenerezza di suoi conoscenti, è il complimento che la diverte e la fa ridere di più in assoluto. «Voi sì che siete fortunati, miei cari amici», diceva allora Dorothy, al colmo dell’ilarità. «Per voi è tutto così lampante!».
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