Giusva. La vera storia di Valerio Fioravanti
- Autore: Andrea Colombo, Nicola Rao, Luca Telese, Francesco Patierno
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2011
Sembra una favola nera, di quelle per bambini che hanno fretta di crescere, bruciare le tappe: a un certo punto Giuseppe Valerio Fioravanti si stancò di essere chiamato Giusva e di essere considerato un mini-divo della tv (recitava nello sceneggiato “La famiglia Benvenuti”) e si mise sulle tracce del fratello, ammaliato da politica & scontri di piazza. Siamo nel bel mezzo dei Settanta armati, e le pistole giocattolo vengono presto sostituite da quelle che sparano davvero. “Giusva” (Sperling & Kupfer, 2011) gira e rigira attorno a questa storia: la storia di un ex enfant prodige - bello, vezzeggiato da tutti - diventato terrorista, tra i più ricercati e temuti dell’eversione nera. Il braccio violento dei Nuclei Armati Rivoluzionari. “Giusva” è un saggio corale (Colombo-Rao-Telese-Patierno), che focalizza, dunque, tappe e contesti di una vita vissuta pericolosamente. L’analisi è sfaccettata, puntuale, coraggiosa, controcorrente, quando prescinde - per esempio - dalle stereotipie o dai pregiudizi, come quello sull’equazione fascista/stragista (Fioravanti e la Mambro condannati, sulla base di prove evanescenti, per la strage di Bologna, quando l’intera storia dei NAR sembrerebbe raccontare tutta un’altra teleologia criminale).
Accennando allo specifico dei contribuiti, in rigoroso ordine di pubblicazione: Colombo rilegge la microstoria del movimentismo fascista, dai primi gruppuscoli anticomunisti alla strage di Bologna; Rao racconta la vicenda dei NAR, tra le più efferate dell’eversione anni Settanta-Ottanta; Telese rievoca, tra l’altro, il suo primo (non facile) incontro con Giusva e l’inseparabile Francesca Mambro, nella sezione di “Nessuno tocchi Caino” dove lavorano; Patierno girovaga intorno alla genesi del suo documentario (allegato al libro), un elegante film d’azione, capace di riflettere su delitto e castigo, colpa e redenzione, sul senso del Male e quello della politica. Ne emerge il ritratto umano-troppo-umano (però senza essere apologetico, ci mancherebbe altro) di un cane sciolto, più che un fascista duro e puro (Fioravanti entra nella lotta armata per proteggere il fratello). Un uomo di intelligenza superiore alla media, un a-morale capopolo senza un esercito alle spalle. Ciò non cancella la brutalità delle sue azioni, ma rivela come in Italia non tutti abbiano pagato per il sangue versato, soprattutto negli attentati di massa: da un lato i “mostri” conclamati assunti a capri espiatori e dall’altro i veri ideologi dello stragismo (politici, servizi deviati, colonnelli, mafiosi, massoni, e altri intoccabili) che concorrono indisturbati alla strategia della tensione attraverso depistaggi, coperture, insabbiamenti.
Per capire il senso ultimo degli anni di piombo occorrerebbe forse andarsi a rileggere “Il romanzo di una strage”, l’articolo che Pier Paolo Pasolini scrisse per “Il Corriere della sera” del 14 novembre 1974, che a un certo punto recita così:
“Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi”.
In ultima analisi, “Giusva” è un libro che fa riflettere. Molte pagine della storia sanguinaria di quegli anni andrebbero ri-pensate e ri-scritte.
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