Gli invisibili. Saga dei Barrøy
- Autore: Roy Jacobsen
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2022
Raccontare la vita di un’isola significa far luce su di un microcosmo con il particolare e delicato equilibrio che si instaura nel rapporto tra i suoi abitanti, esseri umani e animali, e la natura, con la sua forza a volte un po’ selvaggia con la quale spesso la convivenza è difficile.
Il romanzo Gli invisibili (Iperborea, 2022, trad. Maria Valeria D’Avino) dello scrittore norvegese Roy Jacobsen è il primo di una tetralogia nella quale egli narra la saga della famiglia Barrøy, l’unica che abita nella piccolissima isola che dai suoi abitanti prende il nome, situata a sud dell’arcipelago delle Lofoten nel nordovest della Norvegia.
Questo primo libro è ambientato nei primi decenni del Novecento. L’autore ci presenta subito fin dalla prima pagina i componenti della famiglia Barrøy, protagonisti della vicenda, in un incantevole ritratto che prevede l’incontro con il pastore protestante della parrocchia che comprende anche altre isole vicine. Il nucleo è composto da: Martin Barrøy, il più anziano del nucleo familiare, pescatore in pensione e vedovo da diversi anni ma che continua a dare il suo contributo ai lavori domestici; suo figlio maggiore Hans, pescatore e destinato a breve a diventare il nuovo capofamiglia; Maria, che sposando il primogenito dei Barrøy è entrata a far parte a tutti gli effetti della famiglia, ma che è originaria di un’altra isola; Barbro, la sorella minore di Hans, più giovane di suo fratello di diversi anni e che sembra avere un leggero deficit, anche non viene mai ben specificato dall’autore in cosa consista la sua "stranezza", che comunque non le impedisce di condurre un’esistenza assolutamente normale; infine, la piccola Ingrid, figlia di Hans e Maria, che all’inizio del romanzo ha solo tre anni, ma che i lettori hanno modo di veder crescere fino all’eta di diciannove anni, quando fisicamente è già adulta.
La vita a Barrøy non è affatto facile, tra burrasche, periodi di pioggia intensa, forti raffiche di vento e un clima rigido che caratterizza gran parte dei giorni dell’anno, intervallato da una tiepida e tarda primavera e da un’estate luminosa ma assai breve per quanto riguarda il caldo. Ogni membro della famiglia, compresa la piccola Ingrid per quello che può, si impegna a contribuire al proprio fabbisogno e a quello dell’intero nucleo che avviene attraverso attività come la pesca, riservata ai soli uomini, ma che comprende la costruzione e preparazione delle reti, oltre alla raccolta del pesce e alla sua essiccazione, tutte mansioni alle quali possono dedicarsi anche le donne; l’allevamento degli animali come mucche e pecore soprattutto, di rado maiali, ma anche la raccolta delle uova degli edredoni, una specie di uccelli marini; la produzione di varie stoffe per poter realizzare piumini o vari indumenti; la coltivazione perlopiù di patate; cavare la torba. Queste attività servono in parte per il consumo familiare, in parte per il commercio con gli abitanti delle altre isole vicine, dai quali i Barrøy ricevono a loro volta quello che gli occorre e che non possono produrre da soli.
Per i Barrøy i rapporti con le altre persone che non abitano sulla loro isola si limitano spesso quindi all’ambito commerciale, anche se con qualche dovuta eccezione. La vita scorre sull’isola secondo ritmi monotoni e antiche tradizioni tramandate nel tempo, ma che sono alla base della sopravvivenza in una terra ostile per l’essere umano e dove immobilità, solitudine e silenzio sembrano caratterizzare l’intero scenario nel quale si muovono i protagonisti del romanzo. Tali sensazioni non impediscono al lettore di affezionarsi ai personaggi e al loro stile di vita forse un po’ arcaico se paragonato a quello in cui la maggior parte degli uomini vive al giorno d’oggi. Il ritmo lento della narrazione e la capacità dell’autore di saper descrivere molto bene i protagonisti nella loro umanità, nella loro indole e nella loro anima rende affascinante il romanzo pur nell’apparente staticità che lo caratterizza.
Un’atmosfera malinconica e nostalgica pervade il romanzo fin dall’inizio, con un’intensità di tali sentimenti che va a poco a poco crescendo in seguito ai mutamenti lenti ma inesorabili che avvengono. Nel primo capitolo di questa saga il più importante di essi, e dal quale scaturiscono tutti gli altri, è quello del progetto di costruzione di un nuovo molo che colleghi l’isola alla terraferma che Hans coltiva da tempo e che riesce in seguito a realizzare. Esso infatti è il simbolo per eccellenza all’interno del romanzo della modernità: una volta costruito segna una sorta di spartiacque tra passato e futuro nella vita della famiglia Barrøy, che per sopravvivere dovrà accettare un compromesso. La sfida diventa quindi quella di continuare a vivere sull’isola senza rinnegare il passato ma aprendosi in parte al progresso che comprende anche la costruzione di un faro di cui i Barrøy diventano guardiani e che in parte ne riduce l’isolamento con il mondo esterno.
Sarà la piccola Ingrid in particolare a provare l’irresistibile desiderio di conoscere il mondo esterno, ma per sapere quale decisione prenderà e quali nuove sfide sarà chiamata a sostenere la più giovane componente dell’iniziale nucleo familiare dei Barrøy è necessario leggere i prossimi libri della saga.
Tre generazioni convivono quindi all’inizio di questo romanzo, ciascuna con le sue esigenze, la sua mentalità e i suoi desideri. Ciò che colpisce di questa storia è che l’autore non presenta un vero e proprio conflitto tra di esse, per quanto emergano nella narrazione episodi di piccoli litigi o incomprensioni, c’è sempre una soluzione o una decisione che anche se non viene condivisa viene accettata con rispetto da tutti i membri della famiglia con una compattezza, un’unità di scopi, di intenti e un’armonia davvero ammirevoli.
Roy Jacobsen racconta con dovizia di particolari la quotidianità dei Barrøy, con un linguaggio fluido, in una narrazione scorrevole ma densa di emozioni e di immagini poetiche che si alternano alla descrizione della dura vita lavorativa della famiglia in cinquantatré capitoli tutti molto brevi e privi di titolo, ma sempre ben suddivisi, incisivi ed efficaci per tenere viva l’attenzione del lettore.
Gli invisibili. Saga dei Barrøy (titolo originale dell’opera De usynlige) è l’unico romanzo finora tradotto in italiano di Roy Jacobsen. Pubblicato in Norvergia nel 2013 e in Italia per la prima volta da Bompiani nel 2018, è stato riproposto da Iperborea nel 2022 con una nuova traduzione curata da Maria Valeria D’Avino. La stessa casa editrice ha già annunciato la pubblicazione graduale in futuro secondo l’ordine cronologico degli altri tre capitoli che compongono questa tetralogia.
Pur nella durezza dell’esistenza di una famiglia dedita ad attività che le consentano di sviluppare un’economia di fatto di semplice sussistenza, questo romanzo sa emozionare, in quanto l’autore sa evocare immagini in cui esiste spazio per l’introspezione, la riflessione esistenziale ma anche l’immaginazione.
Roy Jacobsen, nato a Oslo nel 1954, è uno scrittore molto apprezzato in Norvegia, dove si dedica anche all’attività di sceneggiatore. Cresciuto in un quartiere periferico e popolare della capitale norvegese, ha dichiarato di aver avuto due infanzie nella sua vita e che è un’esperienza che consiglia a tutti: una a Oslo con i suoi genitori e sua sorella, l’altra vissuta in una piccola isola di nome Dønna, situata nella contea del Nordland, della quale era originaria la madre, nella quale ha trascorso per molti anni le vacanze estive presso la fattoria dove ancora lavorava suo nonno materno che ha avuto diciotto figli e che gli ha dato l’ispirazione per scrivere questo romanzo. In seguito, subito dopo la maggiore età, Roy Jacobsen è tornato in quest’isola imparando il mestiere del pescatore ed è rimasto a viverci per diversi anni. Da questo deriva la profonda conoscenza delle isole di quell’arcipelago e delle loro antiche tradizioni.
Affascinante in particolare l’aneddoto che Barbro, la giovane sorella di Hans, rivela nel romanzo in merito alla sua infanzia e prima giovinezza. Ella dice che le bambine e in generale le ragazze giovanissime non avevano una sedia in casa a loro riservata ed erano costrette a mangiare in piedi a differenza degli altri componenti della famiglia, donne adulte comprese. Soltanto alla morte di sua madre, la moglie di Martin, intorno ai quattordici anni la ragazza poté godere di questo beneficio, "ereditando" la sedia della mamma. Questa consuetudine era davvero presente in quelle isole, come l’autore conferma che sua madre stessa ha fatto questa stessa esperienza.
Un ultimo aspetto del romanzo sul quale è importante soffermarsi è l’amore che Roy Jacobsen nutre per i suoi personaggi, per gli animali e per queste isole così remote immerse in un paesaggio idilliaco dove il mare è l’assoluto protagonista e dove vivere, soprattutto in inverno, può essere un’esperienza davvero faticosa.
Il vecchio Martin, il patriarca dei Barrøy, con la sua testardaggine le la sua diffidenza per i cambiamenti che vengono dall’esterno e dal progresso, ma che ama i bambini e in particolare giocare con sua nipote Ingrid, con la quale ha un legame speciale e in seguito con il suo secondo nipotino, il piccolo Lars, figlio nato da una relazione segreta tra Barbro e uno "straniero", uno svedese del quale non si conosce il nome venuto a lavorare per un breve periodo sull’isola ma che poi riparte forse senza nemmeno sapere di essere diventato padre e lasciando cosi la giovane donna a crescere il bambino.
Hans, uomo di poche parole e che da gennaio ad aprile lascia Barrøy per andare a bordo di un peschereccio a pescare merluzzi e altri pesci nelle isole Lofoten insieme a suo fratello Erling, anch’egli sposato e con famiglia. Innamorato di sua moglie e della sua famiglia, con il suo spirito di iniziativa che lo porterà a sviluppare il progetto della costruzione del molo, contribuirà in modo significativo al cambiamento della sua famiglia.
Maria, moglie di Hans, che viene da un’altra isola vicina, Buøy, e che per questo motivo nel racconto viene detto che ha lo sguardo obliquo, donna forte e coraggiosa che ha piena voce in capitolo nelle scelte familiari e che è perfettamente inserita nel contesto con un buon rapporto con tutti i suoi membri.
Barbro, personaggio affascinante forse per il suo essere diversa e per ammissione stessa dell’autore il suo personaggio preferito, ragazza sognatrice ma anche brava lavoratrice e che ha un ottimo affiatamento con Ingrid, districandosi abbastanza bene nel suo duplice ruolo prima di madre e poi di zia, nonostante la sua fragilità emotiva. Bella e semplice, pur essendo di fatto analfabeta, è capace di cantare delle melodie pur non sapendo leggere la musica e la sua splendida voce è apprezzata in tutte le isole vicine, in particolare nella parrocchia, come testimoniato dalle belle parole spese su di lei dal pastore protestante Johannes Malmberget, personaggio di contorno ma importante in quanto di fatto unico punto di riferimento spirituale per questa rude comunità di pescatori.
Infine la piccola Ingrid, che man mano che la narrazione si sviluppa assume sempre più il ruolo di personaggio centrale del libro, pur condividendo il ruolo di protagonista con i suoi familiari. Il suo punto di vista è quello che prevale e attraverso i suoi occhi di bambina intelligente, curiosa e piena di gioia di vivere che conosciamo meglio l’isola nelle sue mille sfumature. Ingrid sa socializzare e riesce ad ambientarsi dopo qualche iniziale difficoltà nella scuola situata nella vicina isola di Havstein, dove viene condotta una volta cresciuta.
Gli animali svolgono anch’essi una parte importante nella storia. In particolare quelli domestici, con i quali la famiglia Barrøy convive in perfetta armonia, come i gatti Bonken, il maschio, e Karnot, la femmina; oltre al bestiame e agli edredoni, uccelli marini fondamentali per la sopravvivenza dei protagonisti per le piume che vengono pulite, utili al confezionamento dei piumini, e per le uova, che vengono allevati facendoli riposare in apposite casette ma poi lasciati liberi di volare per l’isola e per questo considerati uccelli sacri. Quanto agli alberi, su Barrøy ci sono soltanto tre salici, quattro betulle e cinque sorbi.
Roy Jacobsen ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti prestigiosi, tra i quali nel 1989 il Norwegian Critics Prize for Literature. Inoltre Gli invisibili è stato finalista nel 2017 al Man Booker International Prize.
Secondo quanto ha dichiarato lo stesso autore, gli altri tre capitoli che compongono questa tetralogia sono ancora in fase di scrittura e sarà interessante seguire gli sviluppi di questa moderna saga.
Una bella scoperta per il pubblico italiano questo autore finora sconosciuto in Italia.
La malinconia di questo romanzo non scalfisce la sua bellezza struggente, e ci trasporta in una realtà diversa ma che emoziona, è un’ulteriore testimonianza della grande ricchezza della letteratura dei paesi nordeuropei, sempre molto intimista, dove i silenzi e i pensieri e i sogni descritti degli esseri umani parlano più di tante parole.
Gli invisibili. Saga dei Barrøy
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gli invisibili. Saga dei Barrøy
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