Gli occhi della Luna di Roberto Zacco

Le memorie di Akhenaton

Il testamento umano, storico e politico di Akhenaton, il faraone che sconvolse l’ordine millenario costituito esautorando gli antichi dei per quello che riconobbe come unico dio, Aton. L’infanzia e l’adolescenza del faraone, il difficile rapporto col padre, quello intenso, sensuale e infine incestuoso con la madre. E poi il vero e proprio viaggio di formazione nella Grecia micenea e nel sud dell’Egitto. E ancora: l’amore per Nefertiti, la nascita di Tutankamon, la riforma religiosa, l’utopia universalistica. (Note di copertina)

“Rimanemmo immobili. La luce alle sue spalle ne rendeva indistinto il volto, eppure capii che mi stava davanti la più bella donna che avessi mai incontrato, perché avevo udito le sue parole e non con gli occhi, ma con il cuore mi stavo appropriando della sua presenza. Allora tesi una mano verso di lei e le dissi: «Vieni Nefertiti, non avere paura…tu sai chi sono».
La luce della luna avvolge il giovane Akhenaton, ormai allo stremo delle forze. L’oscuro male lo divora, nonostante il proprio cuore sia intatto e avvolto in uno scrigno di stelle. Un unico astro, capace di aprirlo, persiste nell’illuminare la sua anima. Nefertiti, bagliore immortale, continua a rubargli il pensiero, pur se lontana con il corpo e lo sguardo.

Roberto Zacco, autore delle memorie del faraone “eretico” Akhenaton intitolate “Gli occhi della Luna”, sembra attirare i lettori nelle spire di un amore travolgente e doloroso. Un racconto, quello dello scrittore milanese, visto dagli occhi di uno dei sovrani d’Egitto più controversi della storia. Amante della pace e della giustizia dell’Aton, il dio in terra della XVIII dinastia non comprende come il clero sacerdotale e le alte caste di funzionari non cerchino la rettitudine nel servire il proprio governo e popolo. La guerra, i tradimenti, il complotto dei servitori del dio Amun, privati dei propri sussidi, spossano il Faraone che, alla fine della sua esistenza, chiede al suo fedele scriba Merirè dov’è che abbia sbagliato con la sua gente e con la propria sposa. In fondo, tutto quello che lui desiderava era “abbandonare il mito vago e ambiguo, indistinto ed effimero per contemplare la chiarezza e lo splendore dell’Aton”. La risposta, portata dalla dea Maat, arriva inattesa ed impetuosa, come la piena del Nilo. Ma non basta. Akhenaton si è già assiso sul trono di Osiride...