Gli onorevoli duellanti ovvero Il mistero della vedova Siemens
- Autore: Giorgio Dell’Arti
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2020
Una foto seppia ritrae un gruppo di notabili dei primi anni del ’900, con cilindro e redingote, in attesa che abbia luogo un duello. Da questa immagine parte la narrazione che il giornalista Giorgio Dell’Arti ha dedicato a un episodio vero, avvenuto negli anni dieci del secolo scorso, che vede protagonisti una serie di uomini politici, militari, aristocratici, donne del bel mondo, che diedero vita a una commedia che per poco non sfociò in tragedia. Il sottotitolo de Gli onorevoli duellanti (La nave di Teseo, 2020), “Il mistero della vedova Siemens”, ci introduce in una società europea nella quale alleanze, relazioni, inimicizie, spionaggio, sono il contesto nel quale si va maturando lo scoppio della Prima guerra mondiale.
La bella e intrigante protagonista del racconto, Eleonora Fussli, tedesca, vedova di uno dei Siemens, la compagnia che aveva costruito la rete elettrica che aveva finalmente unito l’Europa fino alla Russia, era venuta a stare a Roma. Nei salotti più esclusivi della recente capitale del regno, in piena età giolittiana, la Belle Époque, la fascinosa ed elegante Nora, poliglotta, intesse relazioni amorose con uomini importanti dell’esercito; si trova in casa del Capo di Stato maggiore dell’Esercito, Tancredi Saletta, quando lui muore: ne è l’esecutrice testamentaria. Le avrà rivelato segreti militari l’anziano ufficiale? E come sono i rapporti intimi che lei intesse con il senatore Fecia di Cossato, militare, anche lui immerso nelle segrete cose degli Stati Maggiori?
Siamo in piena atmosfera cospirativa, la Triplice Alleanza, che lega l’Italia all’Austria Ungheria di Francesco Giuseppe e alla Prussia del Kaiser, è vista con ostilità dalla sinistra italiana. Il deputato milanese Eugenio Chiesa, esponente dell’Estrema, chiederà conto in Parlamento proprio della presenza della vedova Siemens al capezzale del generale Saletta: è una spia tedesca, capace di raccontare i segreti delle manovre militari italiane a orecchie indiscrete?
Dopo schermaglie sempre più violente, nelle quali sono coinvolti deputati, senatori, alti ufficiali, si arriva prima a una violenta scazzottata nei corridoi della Camera, e infine al duello: il pingue Eugenio Chiesa, che non ha mai toccato un’arma, è costretto a imbracciare la sciabola per affrontare i suoi oppositori, ingaggiato in numerosi duelli per le sue parole oltraggiose — anche se cerca di sottrarsi attraverso cavilli giuridici messi in atto dai suoi amici/padrini/colleghi.
La parte dei duellanti è una specie di pochade, che impegna cortei di vetture in cui si stipano i protagonisti del duello insieme a medici, infermieri, armigeri, testimoni, che si inseguono nella campagna romana, tra osterie, fabbriche di pasta, fattorie piene di animali al pascolo. L’autore tratta la materia con ironia, usando un linguaggio che si riferisce all’epoca in cui le vicende si sono svolte, raccontando pezzi di costume irresistibili: gli abiti di Eleonora, le sue scarpine con fibbie d’argento, i dessous, i paletot, i frac, le redingote, ci raccontano quel clima festoso e angoscioso a un tempo, quello che precede la tragedia della guerra, di cui tutti sembrano ignari, protesi all’affermazione di un presunto onore da difendere con patetici duelli all’arma bianca. Nelle ultimissime pagine del libro, romanzo, saggio, reportage, cronaca giornalistica, l’autore spiega con chiarezza il significato profondo che si celava dietro alla mania del duello:
“La resistenza dell’antica abitudine al duello era un effetto del regime liberal-democratico-parlamentare, essendo legata, la facilità del duello, alla libertà di parola e cioè, in qualche modo, di insulto. E aggiungeremmo anche alla crescita della classe media e dei pruriti borghesi, perché incrociar le spade rendeva simili i commercianti e gli avvocati agli ufficiali e ai patrizi, un rito militar-aristocratico, dunque nobile e quindi attraente per gli ultimi arrivati nella buona società.”
Dunque un’attenta analisi della società italiana di inizio secolo, quella descritta da Giorgio Dell’Arti, che attraverso una certa leggerezza nell’uso del linguaggio e di una velata ironia ci racconta un mondo quasi farsesco, nel quale anche i personaggi più in vista della classe dirigente si muovono come su un palcoscenico, pronti a indossare maschere che li rendano migliori agli occhi del pubblico, mentre nel segreto delle alcove, nel corridoio dei Passi Perduti, negli appartamenti aristocratici al centro di Roma, nelle stazioni termali alla moda, si consumano interessi economici opachi, amori improbabili, rapporti falsi. La figura di Chiesa, raccontata nelle ultime fasi della sua vita, sembra riscattare l’immagine perdente di molti dei duellanti.
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