Gramsci è vivo
- Autore: Alessandro Giuli
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2024
Gramsci è vivo (Rizzoli, 2024). Un titolo come questo non poteva non attrarre una lettrice di sinistra come me, soprattutto se l’autore del pamphlet è un uomo di destra come Alessandro Giuli, che ai miei occhi ha sempre rappresentato quella destra che vorrei: meno dogmatica della sinistra, volta a creare ponti e non muri, senza alcuna presunzione di dettare norme o dettami moralistici tipici di una cultura che ha sempre voluto vedere nella sinistra solo la lotta al capitale o ai valori patriottici e della nazione.
E allora, come mai l’autore si occupa di Gramsci? Egli stesso scrive:
“è un pretesto che nel libro viene accarezzato nella misura in cui ci ha lasciato il fatto che abbia posto al centro della riflessione pubblica di una sinistra dogmatica, che non piaceva agli eredi di Gentile, il fatto che le articolazioni culturali non fossero pura sovrastruttura e che tutto non dovesse essere determinato dai rapporti di produzione, ma che la cultura fosse strategica”.
Ecco perché una destra intenzionata a disincagliarsi dalla caricatura mostruosa che gli odiatori cercano di cucirle addosso, una destra moderna, matura e plurale, una destra liberale nella difesa degli esclusi, una destra che può vantarsi di chiamarsi partito conservatore può a tutti gli effetti definirsi una sorta di “sinistra tricolore”.
Ecco il Gramsci vivo nella cultura di una destra che aspira a un’egemonia culturale, specie oggi che è al potere.
La destra che Giuli rappresenta sostiene che, in questa fase storica, debba adottare alcuni aspetti della sinistra per rappresentare ciò che la sinistra ha smesso di rappresentare. Tuttavia, deve farsi classe dirigente non in senso di nomenclatura, ma cambiando mentalità.
La missione storica di oggi è uscire dalla selvaggia dialettica della delegittimazione reciproca. Oggi la sinistra vede un fascismo inesistente; non è certo il momento del revanscismo né della supponenza, e nemmeno del conflitto per il conflitto. Giovanni Gentile è morto per questo e ci ha lasciato la filosofia del dialogo, un anticomunismo di sinistra abbastanza salutare.
Se esiste un messaggio in questo pamphlet, è che deve essere aperto, non dogmatico e deve ancora conservare un po’ di sinistra, perché la sinistra non deve essere abbandonata a se stessa.
Giuli riconosce che la sua nomina a presidente del MAXXI, avvenuta dopo l’insediamento del nuovo governo di destra, è stata un tentativo di praticare il dialogo. Gramsci è vivo è il condensato degli incontri che Giuli definisce fertili, delle letture meditate di una vita da studioso e curioso, che offre come spunto ai lettori per ulteriori approfondimenti.
Nel pamphlet risulta evidente non solo il tentativo di rivalutare una destra che non ha nulla da invidiare a una sinistra che Gramsci rappresenta nella sua aristocraticità politica, ma anche di riappropriarsi di un uomo che ha saputo parlare di cultura in termini universali e non come patrimonio di parte.
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So che chi legge la mia recensione di ’Gramsci è vivo’ potrebbe interpretarla come un’approvazione implicita delle idee di Alessandro Giuli. Capisco che il modo in cui ho riassunto il libro possa sembrare un’apertura alla visione di una “destra plurale e dialogante” che Giuli propone. Questo potrebbe risultare problematico, soprattutto per chi vede in Giuli un rappresentante di una destra legata a retoriche autoritarie e conservatrici, che non riconosce realmente l’eredità di Gramsci e della sinistra.
Il mio intento, però, era di rappresentare fedelmente il contenuto del libro senza necessariamente condividerne la lettura. Ho cercato di spiegare la tesi di Giuli, che propone la possibilità di una destra capace di dialogare e di rivendicare certi aspetti della riflessione gramsciana. Non intendevo sostenere questa posizione, ma semplicemente riassumerla per mettere in luce le sue ambiguità. Forse, però, questo tentativo di mantenere un tono neutrale non è stato evidente a tutti, dando l’impressione che io condivida il tentativo di strumentalizzazione di Gramsci, anche se non era affatto nelle mie intenzioni.