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La storia del premio Nobel per la Letteratura è popolata di eterni favoriti: ovvero tutti quegli scrittori che meritavano di vincerlo, eppure sono morti nell’attesa dell’ambito di Premio. Fu vera gloria? A posteriori diremmo proprio di sì.
Se è vero che la Storia non la fanno solo i vincitori, ma anche i vinti, diciamo che almeno dieci di questi nomi meritano la nostra attenzione. Anche perché si tratta di autori che hanno fatto la storia della letteratura; basta solo nominarli affinché il mondo delle Lettere si inchini immediatamente al loro cospetto, quindi potremmo dire che il loro prestigio non si discute, con o senza Nobel.
Un’occasione, quella dell’annuale assegnazione dell’ambito premio dell’Accademia di Svezia, che offre molteplici spunti di riflessione: è davvero necessario un premio o una medaglia per onorare una carriera illustre?
I grandi autori che non hanno mai vinto il Nobel per la Letteratura
Pensiamo a Jorge Louis Borges - che fino al 1986, anno della sua morte, fu eterno candidato - o a Philip Roth che alla sua scomparsa, nel 2018 all’età di 85 anni, fu accompagnato dalla triste dicitura “che non ha mai vinto il Nobel”, quasi si trattasse di una privazione che andava in qualche modo rivendicata, per commemorarlo il quotidiano la Repubblica titolava proprio così: “Addio a Philip Roth, gigante della letteratura, privato del Nobel”, veniva quindi a istituirsi un’equazione strana e - diremmo ora - totalmente sbagliata: per essere un gigante della letteratura devi aver vinto il Nobel. Siamo proprio sicuri?
Pensiamo a Marcel Proust, consacrato direttamente dalla sua opera Alla ricerca del tempo perduto, che certo non ha bisogno di presentazioni. O ancora, a Lev Tolstoj, tenuto in vita in eterno dai suoi capolavori Guerra e pace e Anna Karenina.
No, sarà un’opinione in controtendenza, non è il premio Nobel a sancire il maggiore scrittore contemporaneo, ma l’opera e la capacità dell’opera di resistere alla prova del tempo, di continuare a comunicare non solo al presente ma al futuro. Italo Calvino, colui che ha scritto la celebre frase “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, pure non vinse mai il Nobel; eppure oggi lo leggiamo, cogliamo nella sua letteratura ampia e sperimentale, a posteriori, una qualità quasi profetica e visionaria.
La verità è che spesso le ragioni dell’assegnazione del premio Nobel non vertono esclusivamente sul cursus honorum dell’autore e sulla qualità dell’opera, ma tendono a essere inficiate da ragioni culturali e politiche. Non viene premiato necessariamente lo “scrittore migliore”, ma quello che risponde a una peculiare esigenza - anche comunicativa - dei tempi in cui viviamo.
Vediamo 10 grandi scrittori che non hanno mai vinto il Nobel e la specifica motivazione. Da Tolstoj a Proust, da Ungaretti a Moravia, fino a Philip Roth e Edna O’Brien.
1. Lev Tolstoj
Fin dagli esordi del Premio Nobel, nel 1901, Lev Tolstoj figurava tra i favoriti, eppure non lo vinse mai. Nella prima edizione gli fu preferito il francese Sully Prudhomme (carneade, chi era costui?), oggi pressoché sconosciuto dai lettori contemporanei. Tolstoj morì di polmonite nel 1910 senza mai vedere nemmeno l’ombra del premio. Il motivo? Come al solito corre strisciante sottotraccia una motivazione politica: alcune pagine di Guerra e pace e Anna Karenina venivano giudicate sconvenienti. Inoltre lo scrittore venne giudicato dagli accademici svedesi come “Nemico dello Stato e della Chiesa”, in quanto ne La confessione aveva respinto il misticismo arrivando a negare il valore dei sacramenti. Non era abbastanza politically correct Tolstoj per i critici dell’epoca; forse per questo motivo lo leggiamo ancora oggi.
2. Marcel Proust
È l’autore dell’opera più lunga (e celebre della letteratura mondiale), ma forse non tutti sanno che parte di Alla ricerca del tempo perduto è stata pubblicata postuma, dopo la morte dell’autore. Il primo volume, Dalla parte di Swann, fu pubblicato il 14 novembre 1913 in poche copie, pagate a spese dell’autore, dopo una vera e propria battaglia: lo scrittore francese aveva infatti ricevuto una serie di risposte negative dalle case editrici. Impiegò poi molto tempo a scrivere gli altri libri, nonostante avesse nel frattempo guadagnato il favore del pentito Gallimard che ne pubblicò il secondo volume All’ombra delle fanciulle in fiore. Sulla sfortuna editoriale di Marcel Proust ebbe un peso rilevante il giudizio negativo di un premio Nobel, André Gide, che non aveva in simpatia Proust, poiché lo riteneva uno “snob dilettante” che si compiaceva di scrivere letteratura. In seguito Gide si sarebbe pentito del suo rifiuto e avrebbe scritto a Proust una lettera accorata e risentita. In ogni caso, era troppo tardi: l’opera proustiana avrebbe ottenuto l’attenzione necessaria soltanto postuma.
3. Jorge Louis Borges
Arriviamo al caro Borges, che molti credono abbia vinto il Nobel, mentre in realtà non l’ha mai vinto. Anche qui scorre sottotraccia una motivazione squisitamente politica, che di nuovo ci fa riflettere sul fatto che l’Accademia di Svezia non premi tanto l’opera letteraria, quanto la biografia del suo autore e il suo stato di levatura morale. A quanto pare, Jorge Louis Borges non vinse mai il Nobel a causa delle sue simpatie per il dittatore Augusto Pinochet. Nel settembre 1976 lo scrittore pronunciò un discorso a Santiago del Cile, dove elogiò l’ospitalità di Pinochet e, ispirandosi a Il principe di Machiavelli, parlò del “momento della spada” e dichiarò di preferire la spada, la “spada chiara alla dinamite illegale”. Maria Kodama, moglie di Borges, ha sempre sostenuto che il marito si era trovato a fare quella presentazione - e relativo discorso - per ragioni istituzionali, invitato dall’Università del Cile.
La versione ufficiale, naturalmente, è un’altra. Secondo il quotidiano svedese Svenska Dagbladet, che svela documenti dell’Accademia tenuti segreti per più di 50 anni, il presidente del comitato del premio, Anders Osterling, bocciò la candidatura di Borges con questa motivazione:
È troppo esclusivo o artificiale nella sua geniale arte in miniatura.
Pare che a pesare sulla mancata premiazione di Borges fu anche il giudizio negativo dello scrittore sul poeta svedese Artur Lundkvist, in seguito nominato segretario dell’Accademia di Svezia.
4. Vladimir Nabokov
Non è difficile immaginare il motivo per cui il papà di Lolita non rientrasse nelle simpatie dell’Accademia Svedese. Il suo libro “scandalo” ebbe una storia editoriale difficile, fu giudicato immorale e venne pubblicato a Parigi nel 1955 grazie all’impegno della moglie dell’autore, Vera Slonim (Vera Nabokov), che riuscì a convincere una casa editrice francese, l’Olympia Press, specializzata in letteratura erotica e d’avanguardia. A lungo il testo di Lolita fu giudicato materiale osceno e la sua strada verso lo status di classico fu assai lunga e impervia. Nabokov fu candidato al Nobel nel 1974 ma, guarda caso, gli fu preferito un autore svedese.
5. Giuseppe Ungaretti
No, il nostro Ungaretti, al contrario dei più fortunati Carducci, Quasimodo e Montale, non vinse mai il Nobel per la Letteratura. Pare che Ungaretti volesse il Nobel a ogni costo e per ottenerlo si diede un gran daffare, contattando privatamente editori, ministri e addirittura uomini politici per assicurarsi una candidatura presso l’illustre Accademia di Svezia. Quando seppe dell’assegnazione a Salvatore Quasimodo, nel 1959, non la prese affatto bene, anzi strillò che era “un insulto alla cultura italiana”. Povero Quasimodo, che in quell’occasione tenne pure il memorabile Discorso sulla poesia.
In verità, anche in questo caso, la motivazione era politica: il Nobel fu negato a Ungaretti perché era fascista e aveva intrattenuto rapporti molto stretti con Mussolini. Era stato proprio il Duce a firmare la prima edizione de Il porto sepolto e Ungaretti aveva chiamato il suo figlioletto Antonietto, purtroppo scomparso prematuramente, Antonio Benito, in omaggio a Mussolini. Questo probabilmente il motivo per cui Montale e Quasimodo lo surclassarono nell’assegnazione del Premio.
6. Aldous Huxley
L’autore del futuristico Brave New World (Il mondo nuovo, 1932), oggi letto e riletto e considerato l’anticipatore di molti aspetti della società contemporanea, non vinse mai il Nobel nonostante fosse stato nominato per ben sette volte. Anche qui la ragione è da ricercare in un motivo culturale: Aldous Huxley era il simbolo della controcultura degli anni Sessanta, faceva largo uso di allucinogeni e non lo nascondeva affatto, aveva sperimentato su sé stesso anche la mescalina e l’acido lisergico, per scrivere un saggio Le porte della percezione (1954). Del resto tutti i suoi romanzi si basavano sul rapporto tra realtà oggettiva e trascendenza, in qualche modo a quel “mondo nuovo” doveva pur accedere.
7. Ada Negri
Non solo uomini, tra gli esclusi figurano anche donne, sebbene - vista l’impronta patriarcale del premio, data l’epoca della sua nascita - fossero in misura largamente minore. Tra le grandi escluse ricordiamo la nostra Ada Negri, detta la “Vergine rossa” per la sua impronta socialista e l’attenzione al mondo operaio (lo testimonia anche la sua bella poesia Madre operaia), fu nominata per ben due volte ma non lo vinse mai. Al suo posto, nel 1926, fu insignita del premio un’altra italiana: Grazia Deledda, oggi considerata un simbolo dell’italianità. Anche in questo caso il motivo dello scarto di Ada Negri - la cui produzione poetica e letteraria oggi è stata, per fortuna riscoperta - era probabilmente dovuto a ragioni politiche. Ada Negri era chiamata la “poetessa del quarto Stato” ed era nota per le sue idee socialiste, militò a stretto contatto con Filippo Turati. La sua forte appartenenza politica era una ragione sufficiente per escluderla, al di là del merito della sua scrittura.
8. Alberto Moravia
Gli archivi ci dicono che Alberto Moravia fu candidato al Nobel per ben 21 volte, eppure non lo vinse mai. È lo scrittore che ha ricevuto il maggior numero di candidature, mentre tra i poeti figura Robert Frost, con ben 31 candidature.
Anche qui le ragioni della mancata assegnazione sono duplici: da un lato, l’aspetto culturale, la critica svedese criticava il sotto testo erotico delle opere di Moravia e lo giudicava un “voyeur”, che non era stato davvero capace di aprire un dialogo sulla condizione umana. Dall’altro lato c’è la solita motivazione politica, che abbiamo spiegato più approfonditamente nell’articolo dedicato. La CIA americana aveva infatti definito Moravia un filo comunista; e quelli erano anni caldi per fare una simile dichiarazione.
9. Philip Roth
Arriviamo ai giorni nostri e quindi a Philip Roth, il cui necrologio deprecava il Nobel mancato. La verità, anche nel caso di Roth, è scomoda: l’autore di Lamento di Portnoy e La macchia umana non piaceva molto all’Accademia, i suoi testi del resto sdoganavano il modello di politicamente corretto auspicato dai critici svedesi.
La scrittura di Roth è imperscrutabile e i suoi personaggi erano irriverenti, torbidi, impuri, mostravano il lato oscuro della vita, l’irragionevolezza dietro lo schermo statico del reale. Lo stesso Philip Roth poi era giudicato un personaggio scomodo, per quella sua vita così fuori dagli schemi, il suo essere burbero, isolato, non allineato politicamente, non lo rendevano certo il candidato ideale per il Nobel.
10. Edna O’Brien
Concludiamo con la compianta Edna O’Brien, scomparsa a novantatré anni lo scorso luglio. La scrittrice irlandese, divenuta celebre con Ragazze di campagna, negli ultimi anni figurava spesso tra le liste dei bookmakers e degli scommettitori tra i candidati favoriti per l’ambito Premio. Negli anni Sessanta il suo esordio fece scandalo per la maniera sincera e senza reticenze con cui trattava la sessualità femminile: oggi, invece, O’Brien ci risuona moderna e si accorda alle nuove tendenze femministe.
Probabilmente sul nome della venerata Edna O’Brien continuò a pesare la sua fama di scrittrice scandalosa, rimase per sempre - anche agli occhi dell’Accademia di Svezia - la ragazza di campagna che aveva scandalizzato l’Irlanda bigotta e cattolica parlando apertamente di quello che non poteva essere detto.
Anche lei dunque, come Philip, troppo unpolitically correct per gli svedesi. Ma chissà che il vincitore di quest’anno, come due anni fa la mitica Annie Ernaux, non smentisca queste triste previsioni nominando uno scrittore impegnato, schierato - anche politicamente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 10 grandi scrittori che non hanno mai vinto il Nobel: da Tolstoj a Roth
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