Conosciuta come Ho desiderio te stasera, questa poesia, il cui titolo originario era Desiderio, fu scritta da Gabriele d’Annunzio nell’equinozio di primavera del 1907. La datazione assume una carica simbolica importante, in quanto nel testo è presente un riferimento al rinnovamento portato dalla nuova stagione e al ricongiungimento tra cielo e terra che diventa metafora dell’unione passionale tra gli amanti.
Era dedicata a una donna sposata, la contessa Giuseppina Giorgi Mancini, con cui il poeta intrattenne una relazione clandestina durata circa un anno, dal 1907 sino al settembre 1908 quando Giuseppina fu ricoverata in una clinica per disturbi mentali. Le lettere appassionate tra i due amanti tuttavia non si interruppero, ma continuarono sino al 1938, data di morte del poeta, come testimonia il carteggio edito da Silvana Editoriale nel 2017. In nome di quell’amore straziante D’Annunzio scrisse anche un diario molto intimo, Solus ad solam, pubblicato postumo da Sansoni editore. Il Vate non si dava pace per lei, Giuseppina, il suo ultimo grande amore. Chi era la donna amata da D’Annunzio?
Scopriamo testo, analisi e la storia d’amore nascosta dietro lo schermo passionale della poesia.
“Ho un desiderio di te stasera” di Gabriele d’Annunzio: testo
Ho un desiderio desolato di te stasera. Ahimè stasera e sempre.
Ma stasera il desiderio è di qualità nuova.
È come un tremito infinitamente lungo e tenue.
Sono come un mare in cui tremino tutte le gocciole,
tremano tutte le ali dell’anima,
tremano tutte le fibre dei nervi,
tremano tutti i fiori della primavera
e anche le nuvole del cielo
e anche le stelle della notte
e anche la piccola luna trema.
Trema sui tuoi capelli che sono una schiuma bionda.
Ho la bocca piena delle tue spalle,
che sono ora come un fuoco di neve tiepida disciolta in me.
Godo e soffro.
Ti ho dentro di me e vorrei tuttavia sentirti sopra di me.
Non mi hai lasciato tanta musica partendo.
Stanotte tienimi sul tuo cuore,
avvolgimi nel tuo sogno,
incantami col tuo fiato,
sii sola con me solo.
Oh melodia melodia…
Tremano tutte le gocciole del mare.
“Ho un desiderio di te stasera” di Gabriele d’Annunzio: analisi e commento
La poesia Desiderio ha un carattere dichiaratamente erotico e, proprio come nella celeberrima La pioggia nel pineto (composta invece nel 1902), D’Annunzio si serve di una ricercata tessitura formale e della fusione panica con la natura. Gli elementi naturali si fanno metafora vitalistica delle emozioni e delle sensazioni provate nell’amplesso con la donna amata.
Nel principio della poesia troviamo un chiaro riferimento al momento in cui la poesia fu composta, ovvero l’equinozio di primavera che nei versi diventa allegoria del congiungimento tra i due amanti: nel momento in cui la notte ha la stessa durata del giorno. Questa notte infinita, che si fa annunciatrice del rinnovamento primaverile, diventa allegoria del “per sempre” - l’eterna dilatazione dell’istante - annunciato dal poeta nel primo verso e anche della “qualità nuova” del desiderio percepito dall’autore, sottolineata nell’endecasillabo isolato.
Ho un desiderio desolato di te stasera. Ahimè stasera e sempre.
Ma stasera il desiderio è di qualità nuova.
Non possiamo dunque svincolare la poesia dal suo contesto né dalla sua datazione, che è necessaria alla piena comprensione dei versi. Era l’equinozio di primavera del 1907 e Gabriele d’Annunzio scriveva questa poesia in calce a una lettera, destinata all’amata Giuseppina Giorgi Mancini. Il loro carteggio si sarebbe prolungato per anni, anche dopo il ricovero di lei: le lettere sarebbero state scambiate dal 1906 al 1938. La corrispondenza tra i due è stata pubblicata da Silvana Editoriale in un volume dal titolo “Io per te. Tu per me” a cura di Francesca Martinelli.
La storia d’amore tra D’Annunzio e Giuseppina Giorgi Mancini è rimasta a lungo in ombra nella biografia del poeta Vate, oscurata dalla più celebre e chiacchierata relazione tra Gabriele d’Annunzio e l’attrice Eleonora Duse.
Secondo quanto riporta Tobia Iodice nel libro Dell’Amore, del Miracolo e della Morte. Eleonora Duse, Alessandra di Rudinì, Giuseppina Mancini: tre donne alla Capponcina di Gabriele d’Annunzio, la passione per la contessa Giuseppina Mancini fu l’ultima vissuta dal Vate con il massimo coinvolgimento.
D’Annunzio fu ispirato da Giuseppina nella scrittura del romanzo Forse che sì, forse che no, pubblicato nel 1910; era la Giorgi il vero volto della Isabella d’annunziana.
Chi era Giuseppina Giorgi Mancini, la donna amata da D’Annunzio
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Gabriele d’Annunzio e Giuseppina Giorgi Mancini si scambiarono più di mille lettere, come testimonia il ricco carteggio. Giuseppina Giorgi proveniva da una ricca famiglia borghese, acquisì il titolo contessa dopo il matrimonio con il nobile aretino Lorenzo Mancini, discendente dei Barbolani di Montauto.
Nel 1906 conobbe Gabriele d’Annunzio con cui avviò una relazione tormentata, fin dal principio. Lui la chiamava con dei nomignoli: “Giusini” o “Santa Giusini” o “Amaranta”. Quando lei venne ricoverata in una clinica per malati mentali, D’Annunzio rimase sconvolto e affidò i suoi pensieri a un diario: Solus ad Solam (pubblicato da SE nel settembre 2021), che sarebbe stato edito postumo da Sansoni nel maggio del 1939.
Il Vate lo definì un libro di “dolore e disperazione, di follia e di amore”, e rappresenta un caso unico tra le opere d’annunziane. Ecco, dunque, l’altra faccia della poesia Desiderio: la solitudine.
D’Annunzio iniziava il proprio diario amoroso con queste parole:
Scrivo per vedere chiaro intorno a te e intorno a me.
E prosegue così:
Ti rimanga almeno la testimonianza del mio amore vigilante e fedele. Se tu sei senza riposo, io sono senza riposo. (...) Respiro la tua follia, la mia anima è dilatata nel terrore come i tuoi occhi.
Il diario d’annunziano ci consente di comprendere anche il senso di colpa devastante provato da Giuseppina, alias Amaranta, che viveva con difficoltà una relazione clandestina inebriante della quale, tuttavia, non poteva fare a meno. Fu l’amore a condurla alla follia? La buona notizia è che Giuseppina si riprese, nel 1911 fu dimessa dalla clinica e fece ritorno ad Arezzo, nel 1926, dopo la morte del marito, riuscì a riacquistare la Villa di Petrognano.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Ho un desiderio di te stasera”: la poesia d’amore di Gabriele d’Annunzio dedicata a Giuseppina Giorgi Mancini
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Gentile Alice Figini, trovo decisamente interessanti i suoi articoli.
Grazie e cose belle.
Cordiali saluti.
Gloria Lai