“Ho tutto in testa ma non riesco a dirlo” (AA. VV, Bel–Ami Edizioni, Roma, 2012) è un’antologia poetica di ampio respiro, che unisce dieci nuove voci del panorama italiano in una collezione originale di talenti della parola. Non per critica militante o catasto illustrativo, ma per proseguimento appassionato al lavoro di ricerca.
La poesia nel 2013
Simone Giusti – insegnante, autore di testi scolastici, scrittore e poeta – introduce abilmente ai testi, con un breve scritto (una piacevole dissertazione) sull’importanza del linguaggio poetico, come strumento di conoscenza di sé e del mondo.
La poesia è un dono divino, un regalo celeste fatto agli uomini per alzare lo sguardo all’orizzonte mistico del vivere. Mezzo creativo per eccellenza - insieme alla musica - con cui attingere all’esperienza emotiva dell’indefinito. Tramite la poesia, senso e suono agiscono in aperta connessione, bypassando la relazione tra significante e significato e veicolando il sentire nello spazio sensoriale dell’infinito. Dalle catene rigide della struttura metrica, musicale o sintattica, le parole si modificano nell’essenza e potenziano la magnifica abilità della visione.
In questi anni di deserto civile, dove non si lotta più e non si crede nei sogni, la cultura stagna e la poesia rischia di diventare una lingua segreta, fatta per pochi eletti, compiaciuti intellettuali. Non avrebbero più senso – ora - le antologie di critica militante, quelle storiche che si schierano dalla parte delle nuove tendenze o si arroccano tra le file delle vecchie scuole. Non esiste più nulla, solo la coscienza culturale tra quello che era e quello che non è.
Gli autori del libro
La rosa degli autori scelti da Silvia Lombardo - curatrice del volume – si limita ad una registrazione, pulita e disinteressata, di giovani temerari eroi della missione poetica.
Barbara Matilde Aloisio, classe 1980, apre il sipario con i suoi brevi componimenti dalle metafore astrali. Rapidi versi che parlano di intimità e macrocosmo, senza soffrire lo scarto della distanza. Marco Inguscio e Jacopo Ramonda preferiscono la prosa che racconta il quotidiano presagendo moti atemporali. È possibile, mediante poesia, occuparsi anche di denuncia sociale come fa Elena Lavorgna, con testi dai contenuti eterogenei sulla condizione precaria dei trentenni di oggi. Alfonso Maria Petrosino recupera l’arte del ritmo e della rima, per opere che forse attingono ad alcuni maestri solitari con Caproni. Ironia e sagacia tra le maglie dello sconforto esistenziale.
Leggendo, o semplicemente sfogliando, le pagine del libretto, ci si accorge di avere in mano un manuale prezioso che decifra le varianti della moderna umanità occidentale. Ai già citati autori, si aggiungono lo stile introspettivo di Davide Motta, il neoromanticismo di Ivan Ruccione, l’amore fatto di idee e corpi cantato da Andrea Tomaselli, gli esperimenti metrici di Zabaglio e infine il prontuario animale e vegetale di Silvia Zamperini.
Cento poesie scritte per chi vuole essere pubblico sensibile dell’universale, partecipando ad un prodotto realizzato, per una volta, senza seguire le regole del profitto.
Ho tutto in testa ma non riesco a dirlo
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