

I banchieri del diavolo. I fratelli Bergmeyer
- Autore: Vito Bruschini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2025
Vae victis, guai a noi s’è vero che i più ricchi del mondo cospirano contro gli Stati e i popoli, per controllare gli uni e dominare gli altri, come scrive Vito Bruschini. Poveri tutti, se dovesse risultare reale il tanto chiacchierato progetto occulto di poteri forti finanziari multinazionali, adombrato nell’ultimo bestseller della sua più che ampia bibliografia, il romanzo I banchieri del diavolo. I fratelli Bergmeyer, un manoscritto perduto, un omicidio rituale, un segreto che potrebbe cambiare la storia, novità Newton Compton (febbraio 2025, collana Nuova Narrativa, 320 pagine).
Non è da oggi che viene riconosciuta allo scrittore romano la capacità di rendere ancora più intriganti le trame ariose dei suoi thriller storici, inserendo le peggio cose che possono derivare agli equilibri internazionali. Riesce ad anticipare la storia attuale e questo suona inquietante, se si pensa ai sospetti sul Gotha di magnati che si dice vada cospirando nell’ombra per dirigere senza ostacoli lo scenario politico-economico mondiale (come il Gruppo Bilderberg, che tramerebbe per eliminare gli Stati nazionali, cancellare i confini e comprimere i diritti costituzionali e sociali).
Lo stesso Bruschini anticipa in una nota che il romanzo chiude la trilogia sul Grande Reset, iniziata con I segreti del Club Bilderberg, appunto, (2013) e I cospiratori del Priorato (2015), sempre Newton Compton. Qui viene sviluppata la strategia di una dinastia di banche che da due secoli vuole sottomettere il mondo occidentale, un piano scoperto grazie al ritrovamento di un manoscritto inedito di Victor Hugo.
È tutto vero quello che si racconta? Concediamo il beneficio del dubbio, per questo siamo romanzieri e raccontiamo storie, che però a volte...
Vito Bruschini (Roma, 1943), giornalista, scrittore e sceneggiatore, ha lavorato nel mondo del fumetto e anche del cinema (sceneggiando famosi poliziotteschi degli anni Ottanta). Per anni ha diretto periodici: “Geos”, “Quark Magazine”, “Il Globo”, poi “Globalpress Italia”, agenzia stampa per gli italiani nel mondo. Non si contano i titoli pubblicati con successo di critica e pubblico, romanzi di attualità a carattere storico.
Nel più recente, racconta tra l’altro la parabola ascendente dei Bergmeyer, da rigattieri a multimiliardari per meriti di guerra. Non sparavano un colpo, non combattevano ma facevano rischiare la pelle ai soldati e la carriera ai comandanti. Si limitavano a finanziare l’una e l’altra parte in conflitto, senza il minimo scrupolo, in modo da vincere comunque, a prescindere dall’esito di battaglie e guerre, ricavando in ogni caso un lauto tornaconto. Dopo tutto, è quello che fanno fanno tuttora grandissime aziende e finanche Stati interi, attraverso canali diplomatici riservati: finanziano partiti di maggioranza e di opposizione. Alla fine, gli avversari si scornano, si fanno a pezzi davanti all’elettorato, si avvicendano nei governi, ma Stati e mecenati sono invece lì, senza colpo ferire, a contare comunque il loro ricavato.
Chiarissima la strategia dei magnati di turno, letterari o reali. Però, tutto questo non dico stia portando il discorso da un’altra parte, è che ci allontana da Marion. Chi è? Sarebbe Concetta, ma odia il nome ereditato dalla nonna. Suona plebeo, vuoi metterlo con Marion, lo pseudonimo con cui firma i suoi libri? Oddio, non proprio libri, uno solo e ancora allo stato di bozza, da fare approvare a un editore volenteroso, che al momento non lo sa ma avrà la fortuna di mettere sotto contratto la nuova stella della narrativa e assicurarsi i diritti di quella cornucopia di successi letterari che sarà “Il segreto di Fides”. Altro che romanzo d’esordio: lei è certa del boom spaziale, sarà il capolavoro dei capolavori, il dominatore delle classifiche, il punto d’arrivo e di non ritorno nella Storia della letteratura. Fatto sta che, in attesa di trovare un editore e vivere di diritti copiosi d’autore, la giovane deve sopportare l’emicrania psicosomatica che le viene dal trattare con persone poco simpatiche. Le tocca continuare a condurre ricerche bibliografiche, tediose per lei ma utili a un autore di noiosissimi saggi storici, Michael Costantin.
Finalmente, gli può portare una prima parte dei risultati, dopo mesi da talpa nell’Archivio Segreto Vaticano, a scovare scritti e incartamenti su Jacques Necker, banchiere e ministro delle finanze di Luigi XVI alla fine del 1700, arricchitosi con speculazioni spericolate. Attenzione a non farsi ingannare: si badi che nel caso degli archivi apostolici della Santa Sede, “segreto” non sta per celato-misterioso, secretum vuol dire separato, staccato, in quanto riservato al pontefice.
È lei, Marion, a trovare lo scrittore e la governante cadaveri, nel casolare in riva al lago di Bolsena. Costantin è stato colpito con un’ascia bipenne, il cimelio preferito della sua collezione di reperti storici.
Acquisiamo e accantoniamo il primo asso thriller del romanzo di Bruschini. Avviciniamoci ai Bergmeyer. Marion ne ha trovato traccia sempre nell’Archivio vaticano. Sulle piste di Necker, ha rinvenuto una cartella con materiali sullo scrittore ottocentesco Victor Hugo. Aveva dedicato alla società francese al tempo della rivoluzione la trilogia di cui si conoscono il primo titolo, L’uomo che ride, e il terzo, Novantatré, editi nel 1869 e 1873. Non è mai pervenuto il secondo, che la ricercatrice romana scopre citato nelle lettere a Juliette Drouet. Si tratterebbe di un romanzo in progetto sui fratelli banchieri di Francoforte, per fare aprire gli occhi su chi comanda veramente. James Bergmeyer era il Gran Barone, il figlio Edmond ha promesso di ricevere Victor, ma rimanda giorno dopo giorno.
Sto scoprendo fatti sconvolgenti sul loro conto, assolutamente inediti... la stessa Rivoluzione e tante altre rivolte nazionaliste negli anni successivi sono state da loro finanziate.
Basta così, ora tocca a voi scoprire il Bruschini pensiero.

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