I ragni zingari
- Autore: Nicola Lombardi
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Una famiglia sospesa tra il sollievo per un figlio che torna dall’Albania nel 1943 e la preoccupazione per un altro scomparso. È venato di angoscia il rientro di Michele, da una guerra che non è finita, ha solo cambiato nemico. I ragni zingari è un romanzo breve di Nicola Lombardi, un horror nero riproposto da Solfanelli, marchio del Gruppo Editoriale chietino Tabula Fati, a maggio 2021 (151 pagine), dopo la prima edizione nel 2010 per un altro editore.
Una veloce e ben scritta incursione in un micromondo di campagna, che non è affatto un’oasi di serenità, reso inquieto dalla guerra e tormentato dall’incubo dei “ragni che escono dagli specchi”. Le persone che vi si incontrano sono anime al buio: l’oscurità è quasi totale in questo racconto, le vicende sembrano svolgersi nelle tenebre anche in pieno giorno, tanto la coscienza dei protagonisti è offuscata e torbida.
Lombardi è un appassionato ed esperto di noir. Ferrarese del 1965, ha debuttato con una raccolta di racconti di terrore nel 1989 e negli anni ’90 si è legato a Roma al movimento letterario neo-noir. Ha in archivio numerosi racconti, articoli e traduzioni, oltre alla versione narrativa dei film Profondo Rosso e Suspiria di Dario Argento. Il primo romanzo è stato proprio I ragni zingari, vincitore del Premio Polidori 2013 di Nero Press per la letteratura horror, primo di altri riconoscimenti con la produzione successiva.
Veniamo a Michele. Ferito di striscio alla testa da un cecchino, è ricoverato in un ospedale militare in Albania, che abbandona alla notizia dell’armistizio con gli Alleati. Dovunque, l’intero esercito italiano sbanda, abbandonato dai superiori senza ordini e chi può, offre ai pescatori albanesi tutto quanto possiede, per farsi portare a caro prezzo in Puglia.
Risale la penisola e torna a piedi nella casa dopo il boschetto di salici. Lo zaino pesa come un macigno, il passo è sempre più stanco, ma arriva. Inatteso. “Michele! Michele! È tornato Michele!”. Vive a occhi chiusi l’incanto di quell’attimo, ma quando li riapre avverte una nota stonata, anzi, più d’una. La madre ha portato le mani al volto, poi si è fermata immobile. La sorella quattordicenne Adele gli è saltata al collo, poi si è trattenuta. Il nonno gli ha rivolto un saluto col bastone ed è rimasto a guardarlo con tenerezza a distanza. Zio Berto sta tornando claudicante dei campi. Non c’è nessun altro. Non il padre, morto da diversi anni di tetano. Non la zia Delia, arsa viva nell’incendio del fienile. Ma nemmeno il fratellino minore.
“Mamma, dov’è Marco?”
“Non sappiamo, manca da tre giorni. Lo abbiamo cercato tutti. Non l’abbiamo trovato”.
Undici anni compiuti da poco, un ragazzino intelligente. Tre giorni prima è uscito di casa dopo pranzo. Niente d’insolito per uno vivace come lui. Aveva detto alla sorella qualcosa a proposito del bosco, del fiume o della casa dello zio Berto, Adele non ricorda, nonostante le insistenze della madre. Marco conosce quelle campagne come le sue tasche, è solare, animato da una gran voglia di esplorare qualsiasi cosa il mondo gli proponga di nuovo ogni giorno.
Marco sparito. Michele prova una spasimo per l’equilibrio familiare sconvolto. Non riesce a metabolizzare la perdita, è impreparato. Per mesi ha vissuto accanto alla morte e quando credeva d’essere riuscito a riparare nel posto più sicuro e amato della terra, si accorge che l’orrore lo ha preceduto, è corso ad accoglierlo. Non ci sono esplosioni e urla, ma è come se le sentisse.
I ragni zingari? Il soldato ricorda i racconti strampalati di nonno Adelmo. Nelle serate trepidanti davanti al caminetto, ricorreva una storia. Nessuno sapeva dove l’avesse pescata: non era una leggenda, assicurava, ma una realtà bella e buona. I ragni zingari fanno sempre paura, come il baubau. Somigliano in tutto a quelli comuni, ma non appartengono a questo mondo. Escono dagli specchi e rientrano a piacimento, oltrepassando la superficie lucida con le zampette. Una volta da questa parte, sembrano dissolversi, non si è più in grado di vederli, se non con la coda dell’occhio. Quando il ragno sta per riattraversare lo specchio e tornare in quell’altro mondo, è allora che chiunque può approfittare dell’apertura temporanea del passaggio. Sempre ammesso che si voglia andare dall’altra parte.
Quello ch’è peggio è che i ragni zingari diventano inquieti e transitano quando percepiscono che sta per verificarsi una sventura. Malattie, scomparse, morti: è allora che gironzolano in casa. Michele trema ancora al pensiero di quel racconto, lo fa sentire debole, indifeso, fragile come un bambino.
Marco sparito. Il segreto inconfessabile di zio Berto, noto solo al parroco. I tedeschi che si organizzano per punire gli italiani che li hanno traditi. Gli italiani che vanno in montagna per combattere i tedeschi con le poche armi raccolte. E Marco che non si trova. E i ragni zingari che escono in massa dallo specchio. Cattive nuove, tempi duri in arrivo.
I ragni zingari
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