I testamenti traditi
- Autore: Milan Kundera
- Casa editrice: Adelphi
"Da sempre detesto, profondamente, violentemente, quelli che in un’opera d’arte vogliono trovare una posizione (politica, filosofica, religiosa, ecc.), invece di cercarvi una intenzione di conoscere, di capire, di cogliere questo o quell’aspetto della realtà".
In questo saggio, Kundera espone le sue riflessioni sul come e sul perchè certi romanzieri siano stati "traditi" da biografi, traduttori, critici e studiosi in genere, lasciando poi che questo tradimento si diffondesse su tutta la loro opera e ne travisasse le intenzioni. Lo scrittore ceco ha un’alta concezione del romanzo: è un’opera d’arte che deve accrescere la conoscenza, ma il modo in cui si raggiunge questo obiettivo è prettamente ironico, discreto, a volte ambiguo (tutte caratteristiche dell’ironia); non deve esporre tesi, né sistemi, perché il romanzo deve proporre delle chiavi di interpretazione di noi stessi e della realtà che ci circonda, ma non imporre verità assolute. Se si dimentica questo, si "tradisce" l’autore. Così è stato tradito Kafka dal suo amico Brod, che ha fatto pubblicare anche le opere che l’autore avrebbe voluto far distruggere. Così è stato tradito Nietzsche, la cui opera, anche se al di fuori del romanzo, è stata sistematizzata in un tutt’uno, in qualcosa di compatto che, nelle intenzioni originarie, doveva restare a livello di intuizione. Così è stato tradito Hemingway, riletto in chiave moraleggiante dal suo più famoso studioso, Jeffrey Meyers, che ha attribuito valore biografico a tutti i suoi romanzi e racconti, snaturandone la carica narrativa. Così è stato tradito Rushdie, sull’onda del risentimento islamico che ha limitato la sua opera a libello polemico mettendone da parte tutti gli aspetti fantastici. E così continuano ad essere traditi i romanzieri quando i loro libri vengono tradotti in altre lingue: il lettore finale, abituato ad un certo stile, diventa il tiranno cui i traduttori si sforzano di sottostare, rispettando modelli e metafore diffusi nella lingua locale, perdendo gli aspetti di originalità che sono tipici degli autori più originali.
L’opera d’arte, sia essa un romanzo o una sinfonia, deve vivere da sè: non si può legarla alla biografia dell’autore, né leggerla solo alla luce delle ideologie vigenti nel tempo in cui è stata scritta, perchè gli esempi degli autori traditi, per quanto lungo, è in continua espansione: Brecht, Thomas e Heinrich Mann, Musil, Hamsun, Heidegger, Nietzsche, Céline, Pirandello, Ezra Pound, Gor’kij, Breton, Malraux e molti altri sono stati tutti etichettati dalla dittatura dell’opinione pubblica dominante in un dato momento.
Secondo Kundera, bisogna ripensare al ruolo dell’autore nel mondo contemporaneo; il rispetto che una volta si provava nei confronti dei romanzieri, si sta sfaldando e tutto sottosta ad un’Opinione Pubblica che si fa giudice, che decide se ascoltare un’opera di Brahms per la pubblicità di una carta igienica o se leggere le lettere private che Kafka non avrebbe voluto esporre ad occhi estranei; come se gli artisti non fossero più esseri umani, ma oggetti.
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