

I vangeli di Fabrizio De Andrè
- Autore: Riccardo Storti
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2009
Confrontarsi con la poderosa bibliografia deandreiana attraverso l’esegesi di un album che ha fatto storia (“La buona novella”, Produttori Associati, 1970). Aggirarsi senza battere ciglio, tra i meandri colti, incolti, noti e misconosciuti di un disco-concept che sta al capolavoro come i versi del suo autore alla poesia senza tema di smentita. E’ la sfida raccolta e stra-vinta da Riccardo Storti con “I vangeli di Fabrizio De Andrè. La buona novella compie 40 anni” (Aereostella, 2009), minuziosa sorgente di informazioni sull’universo-Faber e su quanto gravita attorno a una delle sue più riuscite opere d’arte.
Le pagine sono 224 e tralasciano poco o niente: ci sono le fonti dei Vangeli apocrifi, l’anamnesi dei testi e della musica, le testimonianze di chi ha collaborato al progetto, la genesi dell’idea di copertina, le recensioni dell’epoca, il contesto storico, i temi di fondo, quelli ricorrenti, e persino le quotazioni di mercato dell’album, per i patiti di collezionismo. Osando rifarmi - tra il serio e il faceto - a don Andrea Gallo, quando dice che “Faber è uno che ti sveglia il dubbio che Dio esista davvero”, scrivo che leggere i libri di Riccardo Storti ti chiarisce le idee su ciò che dovrebbe essere la saggistica musicale, e spesso non è. Lo scrittore ti fa capire fino a che punto le canzoni (soprattutto quelle di contenuto) siano argomenti da maneggiare con cura e prendere sul serio, alla faccia degli oltranzisti cuore/amore e sanremate varie.
I vangeli di Fabrizio De Andrè, per esempio, spiega a chiarissime lettere come gli spunti tematici de "La buona novella" non rappresentino un’eccezione, bensì il punto focale attraverso cui passa, e si estende, il filo rosso della poetica di De Andrè. Il suo afflato umanista che fa i conti con gli ultimi - le anime salve, i rom, le prostitute, gli assassini e i pescatori -; che nel disco in esame, restituisce corpo ed eros alla figura di Maria, riconducendo Gesù alla sua dimensione umana e più degna di attenzione: quella del più grande rivoluzionario della Storia. Se si tralascia questo dettaglio (il dettaglio, cioè, della forza divergente/dirompente delle parole di Cristo) la tematica “religiosa” di De Andrè potrebbe risultare persino reazionaria, soprattutto in riferimento al contesto in cui “La buona novella” viene pubblicato (il 1970, con l’onda lunga e contestataria del Sessantotto a spargersi, ancora, dintorno). Anche alla luce di questa sua (apparente) controversia l’impresa di Storti si presentava come non facile. Timori fugati sin dalle prime pagine: giacchè l’autore riesce a riannodare i fili della sua indagine, ora fissando, ora spostando in direzione molteplice, il punto di osservazione, con una naturalezza e una facilità di scrittura cui - invero, leggendolo - eravamo abituati.
Per chi necessitasse di ulteriori garanzie sappia che il libro si avvale anche della prefazione di Franz Di Cioccio (PFM), di una “lettera” firmata da Fernanda Pivano e degli interventi "social-teologici" di don Andrea Gallo e Brunetto Salvarani.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I vangeli di Fabrizio De Andrè
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Grazie per le belle parole!!!! Ne ho citato gli estermi sul mio blog http://scrittoreprog.blogspot.com/2011/12/i-vangeli-di-fabrizio-de-andre-mario.html