Il Cigno
- Autore: Sebastiano Vassalli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
Dopo lo scandalo del Banco di Sicilia e l’omicidio del suo direttore, la Camera dei Deputati ha votato per l’autorizzazione a procedere contro uno dei suoi membri. L’onorevole non è presente in aula, è rimasto nella sua casa di Roma in attesa del verdetto, assistito dai parenti più stretti e dai suoi più fidati e ormai pochi collaboratori. Nella sua terra natale il comitato Pro Sicilia è già pronto a scendere in piazza a sostegno della sua indubbia innocenza, come alcune testate giornalistiche che si sono schierate a suo favore contro la sentenza di condanna formulata dalla magistratura. Una condanna che non ha solo infangato il suo buon nome, quello di un cittadino onesto e rispettoso delle leggi, ma anche una comunità di cittadini che sono stati definiti galantuomini e manovali al servizio di loschi delinquenti definiti mafiosi.
Sembrerebbe un articolo di stampa dei nostri giorni e invece siamo nel 1893 e la storia narrata ne Il Cigno è quella di Don Raffaele Palizzolo, deputato per cinque legislature e politico palermitano vicino a Francesco Crispi, l’allora presidente del Consiglio.
Sebastiano Vassalli, uno dei nostri maggiori scrittori contemporanei, un autore tra i più attenti e scrupolosi studiosi dei nostri avvenimenti storici, riporta alla luce un episodio politico criminale di fine Ottocento svelando gli inganni, gli accordi segreti con la mafia e gli intrighi della allora classe politica. Don Raffaele, soprannominato il Cigno per quel suo modo singolare di muovere le braccia e di modulare la voce, fino a qualche mese prima della condanna, era convinto che il lecito e l’illecito fossero intrecciati così strettamente tra di loro da non poter essere divisi e che con le sole conoscenze giuste si potesse ottenere tutto, ma proprio tutto.
“Io non darei troppa importanza al baccano che sta facendo la stampa italiana in questi giorni, sulle ruberie dei politici e sulla necessità di riformare il sistema bancario. I giornali muovono le opinioni e le passioni della gente, come il vento muove la polvere; ma nessun uomo che si rispetti, da che mondo è mondo, ha smesso di farsi gli affari suoi a causa delle opinioni degli altri, e nessuno mai ha rinunciato ad andare dove voleva per un po’ di vento e di polvere che ha trovato sulla sua strada…”
Mentre Francesco Crispi, settantaquattrenne, sostenuto politicamente e considerato un presidente del consiglio capace di far rispettare l’Italia all’estero e di mantenere l’ordine all’interno, era impegnato a sedare, con un duro intervento militare, i moti socialisti dei Fasci siciliani, il Cigno (Don Raffaele) era impegnato nei suoi viaggi tra la Roma del potere politico, per garantirsi le amicizie altolocate, e la sua città natale Palermo, che gli offriva il potere economico e il comando. Anche nell’amore era diviso, tra Matilde, donna rassicurante, alta e magra, vestita di nero, che abitava con le sue sorelle nubili nella loro casa e che più di una fidanzata storica era una donna devota, pronta ad immolarsi per lui, e la sventurata Filicetta, vedova di uno scioperante che aveva partecipato ai moti, dalla pelle come la pesca e accogliente come una madre.
Il libro, in forma di romanzo storico e suddiviso come l’opera dantesca (Inferno, Purgatorio, Paradiso), si apre sull’omicidio del marchese Emanuele Notarbartolo, direttore del Banco di Sicilia che scoprì i misteri, le somme di soldi illeciti per la campagna elettorale e le truffe finanziarie perpetrate dai politici, consiglieri di amministrazione del Banco, fino al processo d’assise del deputato Palizzolo, ritenuto il mandante dell’efferato delitto. Nella storia d’Italia l’assassinio Notarbartolo viene ricordato come il primo delitto eccellente di mafia. Una vicenda che racchiude, per di più, una delle prime trattative Stato e mafia con la corruzione di politici e alti funzionari e con una sentenza mai prima di allora emessa da un Tribunale dello Stato che certificava la realtà di un’associazione segreta chiamata mafia.
“… io la cosiddetta mafia l’ho sempre usata come ho usato tutto per un solo scopo, quello di fare unita e grande l’Italia; e perché in Italia, ormai, ci sono tanti altri che aspirano a fare i capi – mafia, non ci sono soltanto io! Anche Rudini e anche Giolitti, che pure è piemontese, stanno trafficando con cose di mafia; ma sono apprendisti stregoni che verranno soprafatti dal demone evocato, perché soltanto un grande disegno politico può avere ragione dei centomila interessi personali e locali, e della rete infinita di complicità, di omertà, di solidarietà e di spirito di gruppo che tiene insieme tutti quegli interessi.“
Con una scrittura scorrevole ed impeccabile Il Cigno è un romanzo avvincente e interessante per la sua drammaticità e straordinariamente attuale nella sua trama narrativa. Una verità storica, cinica e spregiudicata, che sembrava esser stata perduta in un tempo senza memoria e invece qui ricostruita egregiamente dall’autore. Nulla sembrerebbe essere cambiato, come lo spirito gattopardesco di una classe dominante impassibile di fronte ai cambiamenti storici ed è la storia, ancora una volta nelle sue vicende, a divenire unica fonte inesauribile di insegnamenti utili e coinvolgenti.
Il cigno
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