Il castello di ghiaccio
- Autore: Tarjei Vesaas
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2022
In un paesaggio dove dominano il ghiaccio, il freddo, il silenzio, la solitudine, il buio e l’apparente immobilità del tempo, si possono spesso ambientare in modo molto efficace storie che invitano all’introspezione, alla ricerca della propria identità e al senso della vita i personaggi che le animano.
In questo scenario fiabesco tipicamente invernale dalla cornice suggestiva,ma al contempo un po’ malinconica e misteriosa,e ambientato il romanzo Il castello di ghiaccio (Iperborea 2022, traduzione di Irene Peroni) dello scrittore norvegese Tarjei Vesaas.
Si tratta di una storia alquanto complessa, ma incredibilmente affascinante, nella quale viene narrata l’amicizia tra due ragazzine norvegesi di undici anni Siss e Unn che vivono in un piccolo e isolato paese dell’entroterra, in particolare nella contea del Telemark, legato alla natura e ad antiche tradizioni che sopravvivono alla modernità.
Siss e Unn sono appena diventate compagne di classe all’inizio del romanzo, in seguito al trasferimento di quest’ultima nel paese dove vive Siss dopo la morte prematura della mamma a causa di una grave malattia.
Unn che invece non ha notizie di suo padre, che l’ha abbandonata fin da piccola lasciando alla madre l’oneroso compito di crescerla da sola, va a vivere a casa di una vecchia e buona zia materna.
L’incontro tra le due ragazzine è caratterizzato da una immediata empatia e da una misteriosa attrazione che le porta a fare amicizia fin da subito, nonostante siano caratterialmente molto diverse: Siss,molto sicura di sé, loquace e socievole, tanto da essere considerata un punto di riferimento per tutti i suoi compagni e compagne di classe, insomma una vera capobanda; Unn,invece bella ma timida, taciturna e riservata, tende a isolarsi dagli altri suoi coetanei.
Proprio Unn nasconde un importante segreto al quale l’autore accenna fin dalle prime pagine della storia ma che lei, almeno inizialmente, non se la sente di svelare nemmeno a Siss. Invita l’amica a casa sua decisa a confidarglielo, per poi prontamente ripensarci.
Il lettore stesso viene tenuto all’oscuro di questo misterioso segreto che sembra essere la chiave dell’intera vicenda, creando in tal modo un senso di attesa, di tensione e di mistero che contribuisce a rendere davvero emozionante il libro.
In seguito al loro primo incontro avvenuto di sera a casa sua e di sua zia,Unn, che si chiude a un certo momento a chiave nella sua camera in compagnia della sua amica,si rende conto con i suoi silenzi,le sue allusioni e l’alone di mistero che sembra accompagnare lei e la sua vita,di aver spaventato Siss,che decide anzitempo di tornarsene di corsa a casa dai suoi genitori. Molto affascinante la prima parte del romanzo, con la descrizione del tragitto di andata e ritorno che separa le due abitazioni compiuto a piedi da Siss nel mezzo della foresta al buio, della quale ella ha molta paura e al gelo, durante il quale si pone mille domande, sia prima che dopo il suo misterioso incontro con la sua nuova amica.
Unn sembra ossessionata da Siss per qualche strana ragione e l’imbarazzo che ha creato alla sua compagna di classe preferita la induce il giorno dopo a non andare a scuola, dando così a lei e a Siss il tempo di rielaborare quanto accaduto. Per non essere scoperta da sua zia finge di incamminarsi in direzione della scuola come al solito, per poi sparire in mezzo al bosco una volta giunta a debita distanza da casa.
Per ingannare il tempo decide di fare una gita presso una cascata di cui tanto ha sentito parlare che, con il flusso impetuoso dell’acqua resa ghiacciata dalle rigide temperature di quell’autunno inoltrato, ha dato origine a una singolare composizione somigliante a una fortezza che da quelle parti tutti hanno denominato "il castello di ghiaccio".
Attratta irresistibilmente da questa meraviglia della natura, che ha le dimensioni di una vera e propria dimora, la ragazza decide di entrarvi finendo in seguito con lo smarrire la via d’uscita.
Isolata da tutto, Unn involontariamente fa perdere ogni traccia di sé e, da quel momento, l’intera vicenda ruota attorno alla sua scomparsa.
Le lunghe ed estenuanti ricerche degli abitanti del paese che non portano
ad alcun risultato,determinano un senso di sfiducia in tutti compresa la zia, portandoli a credere che la ragazzina sia morta in seguito a un incidente in un’escursione nel bosco, forse proprio in prossimità della cascata e che il suo corpo sia sparito in qualche cavità, oppure sia stato trascinato dalla corrente impetuosa o, altra ipotesi ancora, sia rimasto sepolto sotto uno strato di ghiaccio.
Solo Siss, che non vuole dimenticarla e abbandonare la speranza, continua a credere che prima o poi la sua amica tornerà e potrà rivederla. Decide così di fare una promessa solenne a Unn: che non smettera di pensare a lei e di rinunciare a lei e al loro legame così importante.
L’autore sceglie di raccontare la storia in terza persona usando un tempo passato come nella tradizione delle fiabe e delle antiche saghe, ma lasciando piena libertà di immaginazione al lettore.Questo avviene non soltanto con le descrizioni accurate della natura e dei vari ambienti in cui si svolge la vicenda, ma anche attraverso una sapiente narrazione nella quale l’aspetto psicologico e il mistero, attraverso "il non detto", cioè con parti che non vengono chiarite, sia nei dialoghi che nelle sensazioni provate dai personaggi, che si rivelano componenti fondamentali per rendere intrigante il libro tenendo sempre il lettore con il fiato sospeso.
Il romanzo si divide in tre parti ben divise tra loro: la prima intitolata Siss e Unn, racconta appunto l’incontro e l’inizio dell’amicizia tra le due ragazzine. Nella seconda, I ponti innevati, vengono descritti i mesi di angoscia misti ad attesa di Siss che spera nel ritorno di Unn. Qui fa capolino una strana visione durante una gita in una domenica di marzo, verso la fine dell’inverno, che Siss ha di Unn su di una delle pareti che compongono il castello di ghiaccio, ma non risulta chiaro né a lei, né tantomeno al lettore, se quest’ultimo sia reale o frutto dell’immaginazione della ragazzina, così desiderosa di ritrovare ancora in vita l’amica scomparsa.
La terza e ultima parte dal titolo I suonatori di flauto è senza dubbio enigmatica e complessa e contribuisce più delle altre due a far assumere un forte carattere simbolico all’intera vicenda. Il finale è altrettanto misterioso. Facendo un’attenta riflessione è possibile ricostruire una conclusione possibile, pur con qualche difficoltà dovuta a qualche residuo dubbio che ancora si insinua nel lettore sulla fine reale della storia.
La parte migliore delle tre resta forse la prima per la chiarezza espositiva, la caratterizzazione dei due personaggi principali e per quel velo di mistero che anziché incupire affascina proprio nella tradizione delle fiabe nordiche e delle antiche saghe alle quali è evidente che l’autore si ispira. Se ne potrebbe citare molte, basti pensare. a La regina delle nevi di Hans Christian Andersen che per alcuni temi trattati Tarjei Vesaas sembra voler rievocare.
Il Telemark, la contea dove questo autore è nato, per la precisione nel piccolo paese di Vinje, situata nel sudest della Norvegia e dal 2020 fusasi con quella di Vestfold assumendo la nuova denominazione di Vestfold og Telemark e nel quale viene ambientata questa storia,e appunto una terra ricca di folclore,di leggende e miti che sono stati d’ispirazione per diversi autori come ad esempio il grande Henrik Ibsen, nato proprio nel capoluogo di questa contea, Skien e che con ogni probabilità ha tratto da essa lo spunto narrativo per la creazione di uno dei suoi capolavori: Peer Gynt.
Tarjei Vesaas (1897-1970) può a sua volta essere annoverato tra i classici della letteratura norvegese,ma mentre in patria e in altre nazioni europee come ad esempio Francia e Germania e molto stimato, a differenza di altri scrittori suoi connazionali non ha finora raggiunto la popolarità in Italia. Ispiratosi all’inizio della sua produzione a due giganti della letteratura come Knut Hamsun e Selma Lagerlöfseguendo un modello neoromantico molto diffuso nel Nord Europa nella prima metà del Novecento, ha in seguito deciso di dedicarsi alla creazione di storie dal deciso carattere simbolico, proprio come questa.
Inoltre è autore di drammi, radiodrammi e raccolte di novelle.
Vincitore del Premio del Consiglio Nordico per la Letteratura nel 1964 per Il castello di ghiaccio, è stato anche per ben tre volte candidato al Premio Nobel, nel 1964, oltre che nel 1968 e nel 1969.
In Italia erano state pubblicate soltanto due sue opere fino agli anni Ottanta, entrambe ben presto dimenticate,fino all’uscita nel 1990 del romanzo Gli uccelli pubblicato da Iperborea, che ha permesso almeno in parte di farlo conoscere e valorizzarne il talento.
Il castello di ghiaccio pubblicato in Norvegia nel 1963 (titolo originale dell’opera
"Is-slottet") è stato pubblicato sempre da Iperborea una prima volta nel 2001, per poi essere ristampato con nella nuova veste editoriale nel 2022 sempre con la stessa traduzione, davvero ottima di Irene Peroni, ma con l’aggiunta della postfazione di Luca Scarlini.
Un romanzo davvero originale, una fiaba per adulti più che per ragazzi come d’altra parparerano state scritte in origine molte fiabe classiche,con risvolti in parte un po’ neri e cupi nel segno della tradizione nordica ma molto suggestiva,di grande fascino e densa di mistero e quindi straordinaria.
Tarjei Vesaas attraverso quest’opera ci racconta il delicato passaggio dalla preadolescemza all’adolescenza e poi all’età adulta, nel quale le paure, le inquietudine, i dubbi, le angosce e le incertezze si affacciano all’orizzonte senza in apparenza trovare una soluzione e questo crea smarrimento nelle persone che vivono questa fase della loro vita.
Sono però soprattutto i più sensibili ad avvertire il senso di responsabilità che la società impone ai soggetti adulti e chi non riesce ad assumere una mentalità conforme a dei valori che non sempre tengono conto della diversità e dell’unicità del singolo, finisce con l’essere emarginato. Rifugiarsi in un’altra dimensione o nella natura come avviene in questo romanzo, oppure in altre circostanze nell’arte o nella spiritualità, diventa fondamentale per trovare una via di salvezza, un equilibrio e un po’ di serenità.
Tarjei Vesaas dimostra in questo ottimo romanzo di essere un grande autore, non di quelli che fanno chiarezza, ma bensì che utilizzano la scrittura come strumento per sondare il mistero, interrogare e interrogare, senza nessuna certezza ma regalando uno sguardo nuovo sul mondo che ci circonda e una speranza di trovare un proprio spazio per esprimere la propria meravigliosa diversità.
Il castello di ghiaccio
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il castello di ghiaccio
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