Il centurione
- Autore: Simon Scarrow
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
Palmira è sempre stata contesa, già prima dell’Isis. Nel I secolo d.C., il possesso dell’area ad oriente della provincia romana della Siria era teatro di uno scontro tra l’impero di Roma e i Parti (la Persia). È proprio in quella fase che si svolgono le azioni dell’ottavo romanzo della Eagle Series, la saga dello scrittore nigeriano-britannico Simon Scarrow, “Il Centurione”, in libreria, per le edizioni Newton Compton (pp. 382, euro 5,90) dalla fine dell’estate, nella traduzione di Stefania Di Natale.
Proseguono quindi le avventure belliche di Macrone e Catone, la coppia di legionari di Roma classicamente assortita da Simon Scarrow: il braccio e la mente, la forza e l’astuzia. La variante è che il colosso analfabeta è un ufficiale, mentre il cervello fine è invece di grado inferiore e decisamente più giovane.
Lucio Cornelio Macrone è un massiccio veterano ultratrentenne. Per meriti sul campo è stato promosso centurione nelle legioni ed ora è salito al rango di prefetto della II Coorte Illirica. Poco o per niente istruito, combatte alla grande e sa guidare il suo reparto. Ha un carattere schietto e una fiducia quasi cieca nei destini superiori dell’Urbe.
Lo snello ma tenace Quinto Licinio Catone, è il suo vice, ora prefetto incaricato della II Coorte. È un liberto, figlio di uno schiavo fidato del Divo Claudio. L’imperatore lo aveva raccomandato per un incarico di responsabilità nella II Legio Augusta, ma vista l’inesperienza del giovanissimo il legato non gli aveva riconosciuto un comando, pur non sbagliando nell’azzardo di attribuirgli il grado di optio, vice centurione. Da allora, la rapidità di ragionamento e l’istinto tattico del "ragazzino" hanno più volte cavato i reparti dai guai.
Quando quest’ottavo romanzo comincia, i due sono in Siria. E ne sono felici.
“Questa sì che è vita” - pensa Macrone - Sole, aria secca e gradevole, ottimi vini, meretrici belle e prosperose. Clima caldo e donne calde, dopo la campagna in Britannia non voglio vedere più Celti per il resto degli anni”.
Prima di questo siparietto d’ozio siriaco, i lettori hanno però vissuto un agguato, col massacro ad opera dei Parti di una coorte di ausiliari, inviati di rinforzo a un forte in costruzione nei pressi dell’Eufrate, nel deserto roccioso conteso tra Roma e la Partia: il territorio arido di Palmira.
Parecchi gravi contrattempi vengono a guastare il riposo di Macrone e Catone, che su mandato del segretario privato dell’imperatore Claudio, Narciso, che pure considerano “un bastardo viscido e connivente”. Per conto suo, devono cercare le prove del tradimento del governatore della Siria, Cassio Longino, che trama per conquistare il trono imperiale. Da poco ha richiesto il trasferimento sotto il suo comando di altre tre legioni. Dice di voler contrastare una presunta rivolta in Giudea, ma con una potenza militare di quella portata potrebbe minacciare seriamente l’imperatore.
Ad Antiochia la tensione sale quando un optio ubriaco uccide un illirico. La condanna a morte decisa prontamente non evita pericolose divisioni fra le truppe: mette i legionari contro gli ausiliari, per giunta meno pagati.
Come se non bastasse, i Parti recapitano la testa del centurione del primo reparto assalito e minacciano Roma di stare alla larga da Palmira, dove peraltro è scoppiata una guerra civile tra realisti romani e ribelli. Macrone e Catone arrivano con una coorte. Se il più giovane vi trova l’amore (Giulia Sempronia), entrambi i legionari si cacciano nel solito vespaio militare e tutto sta a vedere se il governatore Longino saprà dimostrarsi un condottiero capace e sedare la sommossa.
Trama a parte, Simon Scarrow fa chiarezza sulla formazione dell’esercito romano, distinto al tempo di Claudio tra unità legionarie e ausiliarie. Le prime erano schiere di elite, composte da cittadini romani, ben armate e addestrate, ognuna composta da 5.500 uomini, divisi in 9 coorti da 6 centurie di 80 uomini più un’altra grande il doppio, la prima, incaricata di coprire il fianco destro in battaglia. Le coorti ausiliarie, cavalleria e truppe da lancio, reclutavano popolazione dalle province garantendo la cittadinanza romana a chi superasse i venti anni di servizio, sebbene offrissero equipaggiamento ridotto e paghe più leggere. Le centurie erano comandate da un centurione, con un optio in seconda. Le coorti ausiliarie da un prefetto. Le legioni da un legato (generale), assistito da una squadra di tribuni, giovani ufficiali dell’aristocrazia romana alla prima esperienza militare.
Quanto a Palmira, le vestigia d’età romana hanno rischiato di finire in polvere sotto gli esplosivi e i picconi dell’Isis. Pare che i danni siano minori del temuto, ma tra Assad e il Califfato la città continua ad essere in bilico, come duemila anni fa.
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