Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista
- Autore: Emilio Gentile
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
Emilio Gentile, importantissimo storico contemporaneo, nel 1993 uscì in libreria con Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista (Laterza, 2001), saggio sull’adorazione dell’Italia durante il ventennio mussoliniano.
L’autore, partendo dalla rivoluzione francese e passando per l’importanza della nazione in periodo risorgimentale, cerca di raccontare in che modo il Duce ha sfruttato il concetto di patria come mezzo di propaganda utile alla nascita di una religione laica di Stato:
Piazze e monumenti diventarono stabilmente “spazi sacri” dove una massa liturgica celebrava periodicamente i riti della patria accompagnandoli con atti di riconoscenza e di devozione verso il “salvatore dell’Italia”.
Il testo va per argomenti e cerca di sviscerare, il meglio possibile, vari esempi accomunati dalla sacralizzazione popolare del tricolore. Mussolini e i suoi collaboratori, passo dopo passo, cercarono di affiancare l’idea di “Nazione” al “Fascismo”; le due cose non si dovevano confondere. Per loro, essere antifascista significava essere anti-italiano e, per inculcare questo pensiero, decisero di diventare il simbolo del Bel Paese.
Il fascio littorio era sulle monete, sui monumenti, sui tombini, nello stemma del Regno; i martiri fascisti dovevano essere ricordati come “purissimi Eroi” e i morti nella Grande guerra facevano parte della loro “epica fondativa”.
Come nel cristianesimo, istituirono festività ricorrenti, cioè: il 23 marzo (nascita dei Fasci di Combattimento), il 21 aprile (fondazione di Roma) e il 28 ottobre (anniversario della marcia su Roma). Tutto questo, insieme al “sabato fascista” e alla sacralizzazione della camicia nera, serviva solo a creare maggior consenso e unità alla causa mussoliniana, un programma propagandistico ben articolato che aveva il fine di mantenere il potere per più tempo possibile in mano a una singola persona. L’intento del Duce non era solo di incensare la patria, ma di unificare le masse intorno al suo ideale di Stato formato da dogmi e da una divinità da adorare.
La religione civile creata dal fascismo, che infastidì il Vaticano, rivendicava di essere una cultura incaricata di formare le nuove generazioni. Il littorio voleva simboleggiare l’evoluzione della società uscita fuori dalla Prima Guerra mondiale ma, come ricorda Gustave Le Bon:
Una credenza religiosa o politica si fonda sulla fede, ma senza i riti e i simboli la fede non può durare.
La sola educazione non bastava e per questo nacquero luoghi di culto che avrebbero fatto da monito per gli italiani.
Quelli che Emilio Gentile chiama “templi della fede” vengono ampiamente analizzati all’interno del testo, spiegando in che modo la figura del Duce si trasformò diventando sacra, in che modo l’arte la celebrò e in che modo la violenza divenne centrale all’interno del pensiero fascista.
Il culto del littorio è un libro molto interessante che, con semplicità, esplora alcuni lati contraddittori del Ventennio, popolato da uomini e donne estremamente cattolici, i quali si innamorano di una religione civile che commetterà crimini inaccettabili, che parteciperà a una guerra rovinosa e che invaderà, usando armi chimiche, l’Etiopia senza rispettare i trattati internazionali.
Il fascismo [...] appartiene al rigoglioso e inquietante fenomeno moderno delle religioni laiche, che da oltre due secoli hanno popolato il mondo della politica, suscitando entusiasmi e paure, agitando masse fra l’orgoglio del fanatismo e la disperazione delle persecuzioni, elevando monumenti all’eterna gloria di terrestri semidei e seminando violenza e morte su interi continenti.
Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell'Italia fascista
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