Il diario segreto di Lucrezia Borgia
- Autore: Joachim Bouflet
- Casa editrice: Newton Compton
Intrigante e perversa come il padre Rodrigo Borgia o “una pedina nelle mani del papa Alessandro VI per il crudele gioco della politica”? Tra realtà e finzione, Joachim Bouflet ricostruisce la vita di una delle maggiori figure femminili del Rinascimento italiano attraverso “ Il Diario di Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara”, da lei redatto nelle settimane antecedenti alla sua morte, avvenuta il 24 giugno 1519 a soli trentanove anni.
Con Lucrezia Borgia “si estingueva la progenie del papa Alessandro VI Borgia, ma non la sua discendenza”. Infatti “attualmente, quasi tutte le dinastie europee annoverano tra i propri antenati il Papa maledetto”. La casata valenciana Borgia di antiche origini aragonesi risalenti al XII Secolo era giunta sulle sponde italiche verso la metà del XV Secolo giacché “l’avvenire e la fortuna del nostro lignaggio sono qui in Italia”. Le fonti del Diario ricostruito sono documenti autentici tra i quali ci sono quelli provenienti dagli Archivi della Casa d’Este conservati a Modena. Madonna Lucrezia dai lunghi capelli biondi e dagli occhi di un verde cangiante, figlia di un papa odiato e temuto il cui pontificato aveva come unico scopo quello di rafforzare la propria casata e “impedire che si desse ai francesi un pretesto per penetrare in Italia”, scrive il memoir “in chiave di exempla” “per i propri figli, per lasciar loro un ritratto, nello stile in cui eccellevano gli scrittori della sua epoca”. Per tutta la vita Lucrezia “fu denigrata e calunniata e nel contempo lodata, adulata e invidiata”. Invece la donna era accompagnata “spiritualmente da alcune grandi mistiche del suo tempo”. Grande lettrice, Lucrezia “aveva a disposizione una delle più ricche biblioteche della sua epoca”.
Le pagine del Diario, rivelatrici di un’epoca che segnò il passaggio dall’Umanesimo al Rinascimento, sono scritte in prima persona di nascosto, “di solito durante le prime ore dell’alba, quando la stanchezza o la febbre le davano un attimo di tregua”.
Diario, 30 aprile 1519. “Sono diciassette anni che ho lasciato Roma... Partita senza rimpianti, non ci sono mai più tornata”. Se è vero che “i ricordi sono come le onde che il mare stende sulla spiaggia”, la Duchessa d’Este, sposata in terze nozze ad Alfonso d’Este e incinta del sesto figlio, scrive nel suo talamo le pagine del Diario raccolte in un cofanetto che la donna ha nascosto sotto i cuscini. E il passato “che ormai credeva svanito per sempre” ritorna prepotente alla memoria. “Sono nata nel 1480, in una odorosa mattina di aprile, nel monastero di Santa Scolastica a Subiaco”. Qui il cardinale Borgia amava soggiornare d’estate e qui erano nati anche Cesare e Giovanni i fratelli maggiori di Lucrezia. “Mia madre si chiamava Vannozza de’ Cattanei. Era bella tra le belle”. Cresciuta insieme alla cugina del padre, Adriana Orsini, Lucrezia aveva “sempre saputo di essere sola, di non essere amata” considerata “l’assenza perenne di nostro padre e l’indifferenza di nostra madre”. Questa “donna saggia e di belle maniere” era stata costretta a sposare Don Giovanni Sforza il quale l’aveva lasciata “virgo intacta”. Annullato il matrimonio “la donna più bella del sole” avrebbe conosciuto la felicità coniugale con Alfonso d’Aragona Duca di Bisceglie. Cesare detto il Valentino, al quale la giovane era legata da un ambiguo rapporto, avrebbe però presto fatto uccidere Alfonso per vendicarsi. Un affresco storico che raffigura la Casata Porpora, come veniva chiamata la famiglia Borgia, nella quale spiccano le figure del Valentino dalla folle personalità e di Alessandro VI “che in qualità di pontefice amministrava l’universo”. “Li temevo entrambi. Cesare per la crudeltà e Rodrigo per la debolezza”.
“Non ho ancora quarant’anni e sento, anzi so, che sto per morire. In pace con Dio e con me stessa”.
IL DIARIO SEGRETO DI LUCREZIA BORGI
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