Il diavolo in Terrasanta di Enrico Brizzi

Ogni viaggio si compie tre volte: dapprima sognandolo, quindi portandolo fisicamente a compimento e infine nel ricordo, quando finalmente l’esperienza disvela i suoi significati profondi.

Arrivati a Roma al termine del cammino della via Francigena, Cesare Maggi ed Enrico Brizzi, amici da sempre, si sono accorti che quella meta ne chiamava un’altra, il viaggio per terra e per mare da Roma a Gerusalemme. In tutto 960 chilometri percorsi in dodici settimane per una media di 26-27 chilometri di camino al giorno, raccontati in maniera dettagliata da Brizzi in Il diavolo in Terrasanta (Mondadori, 2019). Con loro, forse per gioco, partono anche Enzo il siciliano, Max l’ebreo bolognese e Ivan lo stralunato, non avvezzi alla fatica, al modo spartano di viaggiare a piedi, di vivere il viaggio come incontro dei luoghi, dell’altro per scoprire se stesso. Ispirandosi al vero viaggio che l’ha portato prima a piedi, quindi in barca e poi di nuovo in cammino da Roma a Gerusalemme e al senso più profondo e primario della parola “viaggio”, Enrico Brizzi racconta al ritmo cadenzato dei passi dodici settimane funamboliche e altrettanto profonde, alla scoperta stupefacente e dolorosa insieme della Terrasanta, una porzione di mondo che rappresenta la culla delle storie più antiche, crocevia di incontri e scontri tra le varie religioni, ma anche teatro d’una contesa feroce e, forse, la più efficace cartina tornasole delle contraddizioni di noi occidentali, eredi di una lunga tradizione in veste di persecutori.

Il diario di viaggio di Brizzi ci coinvolge in un’avventura che trasforma e lascia il segno nei protagonisti e soprattutto ci mostra le cose in maniera diversa. Enrico Brizzi dimostra con i fatti che l’uomo che arriva alla fine d’un viaggio, inteso come pellegrinaggio dell’anima, non è mai lo stesso ch’era partito. Il tema del viaggio in questo libro si incrocia con la meta dalla forte connotazione religiosa, simbolica, città santa per le tre religioni monoteistiche e/o capitale d’Israele con l’essenza del viaggio stesso inteso come cammino di conoscenza e scoperta non solo dei luoghi geografici che si visitano, ma della storia, delle tradizioni, dei popoli che ci abitano e in questo specifico caso dei molteplici conflitti che lo compongono.