Il dizionario del Pop-Rock
- Autore: Enzo Gentile e Alberto Tonti
- Genere: Musica
- Anno di pubblicazione: 2012
(con DVD-ROM per Windows e Mac)
No che non sono (solo) canzonette, altrimenti De Andrè non avrebbe cantato “Rimini” sotto una selva di fischi - e il coro “scemo scemo” - al Palalido e Venditti (ai tempi in cui cantava da Venditti) non se la sarebbe vista brutta con la censura per “A Cristo” (vilipendio alla religione di stato, toh!). Senza contare le reiterate candidature Nobel di Bob Dylan, e il governo americano che dopo l’11 settembre mette il bavaglio a 128 brani musicali, epurati dalle radio. Dico per dire, con gli esempi potrei non finirla più.
Di una cosa sono certo: quando Bennato ha scritto “Sono solo canzonette” o era ciucco da far pena oppure (più probabile) ironizzava da par suo. La canzone è roba seria, altro che chiacchiere. Che senso avrebbe, in caso contrario, “Il dizionario del Pop-Rock” (a cura di Enzo Gentile e Alberto Tonti, Zanichelli 2012) che tanto per mole quanto per peso specifico non ha nulla da invidiare alla Bibbia? Accennando appena alle cifre: sono 2130 voci (leggi artisti o gruppi musicali) e 31.000 album, racchiusi in poco meno di 1900 pagine. In altre parole: gran parte della musica che gira (e che ha girato, a partire dagli anni Cinquanta) intorno, in un compendio critico poderoso-minuzioso: tassonomia e giudizi di valore al prezzo di uno. Per il poco che vale sottoscrivo senza timore & tremore quanto afferma Carlo Verdone nella sua prefazione al volume:
“…la Musica è la colonna sonora del tempo, degli umori degli anni, degli ideali di un periodo, della malinconia, degli entusiasmi o della rabbia della società nel suo procedere”.
Certo che se canta Pupo non è lo stesso che se canta Fossati. E tra Leonard Cohen e Britney Spears ci sarà pure un gap sostanziale a livello di Q.I. Il dato che mi sembra incontrovertibile è quello che le canzoni riflettono (interpretano) comunque lo specchio dei tempi, l’alto e il basso, il divenire della società. Che le si canti in coro ai cortei oppure soli soletti sotto la doccia, trattasi pur sempre di tracce emblematiche di antropologia minima. Questo mi sembra l’assunto ulteriore e più saliente dell’immane operazione compiuta da Tonti & Gentile, che prescindono dalle categorizzazioni (rigide) di genere, così come dai compartimenti stagni: dentro al loro dizionario del pop-rock ci troverete padri storici, nipoti e nipotini del folk come del blues, del country come del progressive. Cantanti e dischi di area rap, reggae, ska e ancora l’etnica e l’avanguardia, la musica d’autore (vivaddio) e quella effimera di una sola estate. Unico metro di misura il gusto personale dei curatori, impegnati a dispensare stelle e stellette come nel più denso dei Mereghetti cinematografici.
Frequentatore assiduo del cantautorato italiano come sono, mi sono messo subito sulle tracce dei così detti “minori” (la presenza dei soliti noti De Andrè-De Gregori-Guccini-Vecchioni era scontata, no? Nella circostanza lo spasso è stato condividere o meno alcuni verdetti). Provo con Cavallo Mimmo. Niente. Provo con Rosso Stefano. Niente. E anche con Mario Castelnuovo, idem come sopra. In compenso trovo (e trattato benissimo, quasi mai al di sotto delle tre stelle per album) Mimmo Locasciulli; quindi Giancarlo Onorato e persino l’istrionico-ironico Gianfranco Manfredi (a dire la verità, tra gli innumerevoli lemmi del dizionario, ho trovato anche quelli dedicati agli inessenziali Omar Pedrini, Francesco Renga e Nek… ma pazienza, mica era un pamphlet sulla canzone d’autore).
Cos’altro aggiungere, allora, in ultima istanza? Giusto una manciata di giudizi per dare un’idea della scrittura sintetico-efficace dei due autori. Ancora una volta cito a caso: “Trapezio” di Renato Zero (valutato quattro stelle):
“Ormai etichettato come il Bowie italiano, Zero ha messo a punto il suo progetto di canzone nata in vista della rappresentazione live e quindi da arrangiare e da interpretare, anche su disco, con grande attenzione alla spettacolarità dei suoni e della voce. Nello stesso tempo, emerge la sua filosofia d’autore: eccentrico intreccio di trasgressione e di moralismo vagamente deamicisiano, denuncia sociale ed etica dei buoni sentimenti, clownerie e accenti strappacore. Nasce, intanto, l’esercito dei “sorcini”, ragazzi che considerano Renato un maestro”.
“Songs of love and hate” (altre quattro stelle) di Leonard Cohen:
“Refrattario all’eccessiva esposizione e alle leggi del business, Cohen distilla altre 9 canzoni dalla veste austera, con strumentazione e arrangiamenti ridotti all’osso e un tono serioso. Le sue sono poesie con accompagnamento musicale: spiccano Famous Blue Raincoat e Joan D’Arc, qualche anno più tardi tradotta in italiano da Fabrizio De André”.
Scorrevoli e puntuali, che ne dite?
Il dizionario del Pop-Rock (con DVD-ROM per Windows e Mac)
Amazon.it: 8,59 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il dizionario del Pop-Rock
Lascia il tuo commento
tranquillo questo dizionario è adatto soprattutto agli ignoranti che non considerano Renga e Pedrini due autori di un certo livello ;)