Il figlio della vittoria di Stefano Trabucchi

Arricchito da un prologo e un epilogo che illustrano la veridicità degli eventi storici narrati e da una serie di illustrazioni che mostrano le divise militari dell’epoca postrivoluzionaria e napoleonica, “Il figlio della vittoria” (Edizioni Simple, 2013) può inserirsi a pieno titolo nel novero del romanzo storico alla Walter Scott, grazie alla attendibilità delle fonti esposte e ai fatti descritti con precisione, ma appartiene anche al gruppo di romanzi ambientati nel passato che da qualche decennio ha cominciato a fiorire avendo come capofila quella Tracy Chevalier con "La ragazza dell’orecchino di perla".

Tra le caratteristiche di questa nuova generazione di epigoni di Scott:

• il connubio tra personaggi reali e personaggi di finzione (classica conditio sine qua non del romanzo storico),
• un linguaggio più adatto ai nostri tempi e quindi scevro da fronzoli e retorica ottocentesca (Scott ha iniziato a scrivere in epoca romantica con quel che ne consegue),
• descrizioni sulla vita quotidiana dell’epoca realistiche sfrondando quell’assioma che vuole il passato felix semper.

L’autore Stefano Trabucchi si inserisce felicemente quindi nel filone, complice una trama accattivante e una narrazione scorrevole alla quale però si rimprovera un utilizzo troppo frequente di frasi concluse con il punto esclamativo. Merito dello scrittore l’aver portato alla ribalta con la sua narrazione un periodo storico tanto celebrato quanto purtroppo poco noto a causa della scarsa accuratezza dei programmi scolastici.

Amore, thriller, amicizia: questi gli elementi base della storia che ci regala un formidabile protagonista la cui ascesa segue di pari passo quella di Napoleone e della sua avanzata e che regala anche interessanti ritratti femminili (malgrado forse questi siano un po’ stereotipati).
I lievi difetti tuttavia nulla tolgono all’indiscussa qualità del romanzo, consigliato sia a chi si sta occupando del periodo napoleonico per motivi di studio ma anche e soprattutto a chi predilige i libri "intelligenti" che sanno fare divulgazione narrando senza annoiare.