Il futurista in incognito. Mario Nannini (1895-1918)
- Autore: Alessandro Parronchi
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2010
Il saggio di Alessandro Parronchi, riproposto nell’elegante volumetto curato da Fabrizio Zollo per le edizioni Via del Vento, si distingue non soltanto per la straordinaria densità con cui dà conto del fenomeno futurista e delle sue fitte quanto diversamente ispirate ramificazioni. Nell’ampio cenno riservato ai diversi animatori e ai gruppi raccolti attorno al verbo elettrico del marinettismo incornicia in rapida sintesi, quasi doppiando la dinamicità delle forze scaturite da quella avanguardia, la costellazione biografica e dunque l’avventura umana di un movimento che prese su di sé il compito di elaborare in Italia, ugualmente a ciò che stava accadendo in Europa, il nuovo linguaggio dell’arte, basato su senso di rottura con il passato, necessità di uscire dagli schemi della tradizione, volontà di catalizzare ogni energia creativa disponibile per diffondere il rinnovamento.
La seconda parte dello scritto è incentrata, venendo così a colmare anche un’imbarazzante lacuna critica, sulla figura del giovane pittore Mario Nannini, originario di Buriano nelle colline pistoiesi, terzo figlio nato da genitori benestanti che tuttavia nel giro di pochi anni si trovano ad affrontare un tracollo finanziario.
Contrariamente all’affettuosa complicità riservata a lui dalla zia Ester, fedele confidente e Musa ispiratrice fin dal primo manifestarsi del suo talento, la madre Giulia, temperamento chiuso e severo, mai invoglierà il talento artistico di Mario. Rimasta vedova, si trasferisce con i figli in Via Can Bianco a Pistoia. Una strada già vocata alla letteratura, visto che proprio di fronte alla residenza dei Nannini sorgeva la Tipografia Niccolai, voluta da Giosuè Carducci, dove nel 1880 furono date alle stampe le liriche di un precocissimo poeta, che a sedici anni proprio da lì si affacciò al panorama letterario italiano, Gabriele D’Annunzio.
Oltre che di questa attività, la via continua evidentemente ad essere testimone del traffico artistico creatosi attorno a casa Nannini, in seguito al palesarsi della spiccata inclinazione di Mario per il disegno e la pittura. Tra i più importanti, il sodalizio con Emilio Notte, conosciuto a Prato mentre era studente, come lui, all’Istituto per la Tessitura e la Tintoria, frequentazione forzata attraverso la quale Mario Nannini sperava di espiare il crescente contrasto con la madre a causa della propria determinazione a farsi pittore; ma anche l’amicizia con Caligiani, Lippi, Innocenti, ossia la prima generazione di artisti del ‘900 pistoiese.
Il percorso figurativo di Mario comincia tra il 1911 e il 1912; da questo momento la sua mano lavora a un ritmo sempre più incalzante quasi senta istintivamente che poco sarà il tempo a lui concesso per lasciare un segno sulla scena artistica.
E in effetti la carriera di Nannini somiglia al passaggio di una meteora. Appena sette anni, durante i quali, dagli esordi paesaggistici ai disegni a carboncino esposti a Firenze nel ’14, dominati da gruppi dolenti, nei cui volti di vecchi scarniti dalla vita si riflette il lutto collettivo che ingombrerà il secolo, fino alla sterzata del ’16 che lo getta tra le braccia del futurismo, la cui lezione interpreta in maniera assolutamente personale, si coglie per intero l’intensità e lo spessore di questo ragazzo, già padrone della tecnica e consapevole della propria maturità critica.
In lui, il socialismo umanitario dal quale ha preso le mosse resta incollato alla base della vera missione dell’artista, impegnato a rappresentare la durezza del cammino umano e il moto stringente con cui vi si fronteggiano la vita e la morte.
Ecco, per l’appunto, affiorare in sezione quell’elica che non a caso è anche il titolo dell’unica sua poesia a noi arrivata: dalle più dure asperità Mario Nannini auspica per sé, e per gli altri, un approdo sereno alla leggerezza e all’emancipazione sociale, che intimamente s’incontra con la liberazione del sé costretto negli obblighi di un ordine artificioso.
Colpevole di aver abbracciato l’insegnamento eterodosso di Ardengo Soffici, Mario Nannini subisce l’ostracismo dei colleghi futuristi, tanto che Primo Conti ne respinge la “consacrazione” ufficiale su "L’Italia futurista".
Ma Mario, pur contrariato dall’“espunzione” formale della propria opera, ingegnoso e convinto di riuscire, non demorde. Tra il ’17 e il ’18, mentre in ogni momento si aspetta la chiamata al fronte, continua a tessere e organizzare la sua rete di amicizie entro cui discutere e plasmare la nuova arte. Quando l’epidemia di “spagnola” se lo portò via nell’ottobre del ’18, stava progettando una mostra futurista a Pistoia.
Il volumetto edito da Fabrizio Zollo, autore peraltro di una ricca sezione di note e di una notice biografica basata su una densa ricognizione di fonti, utili alla ricostruzione dell’ampio milieu artistico che ruotava attorno a Nannini, si pone come un’esauriente monografia che rende giustizia alla memoria di un artista, la cui breve esistenza, sulla quale si è depositata anche una certa dose di incomprensione e ingratitudine, ha finito per confinarlo nelle zone periferiche della critica.
L’opera, dunque, viene a integrare il dettagliato lavoro di studio condotto da Rosanna Morozzi e aspira a riaccendere l’attenzione sulla figura di Mario Nannini, perché se ne divulghi la sensibilità artistica e l’impeto, talora visionario, col quale sviluppò la sua ricerca.
- Autore: Alessandro Parronchi
- Titolo: Il futurista in incognito Mario Nannini (1895-1918)
- Curatore: Fabrizio Zollo
- Editore: Via del Vento edizioni
- Data di pubblicazione: dicembre 2010
- Direttore responsabile: Fabrizio Zollo
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