Fino al 13 febbraio 2014 a Roma avrà luogo una raffinata mostra dedicata al film capolavoro di De Sica che rievoca una pagina drammatica della nostra storia.
“Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi–Contini, di Micol e di Alberto, del professor Ermanno e della Signora Olga e di quanti altri abitavano o come me frequentavano la casa di corso Ercole I d’Este, a Ferrara, poco prima che scoppiasse l’ultima guerra”.
Dal romanzo Il giardino dei Finzi–Contini di Giorgio Bassani, pubblicato nel 1962 dalla casa editrice torinese Einaudi che vinse il Premio Viareggio nello stesso anno, nel 1970 Vittorio De Sica trasse l’omonima pellicola. Tra i tanti riconoscimenti che il film capolavoro ottenne ricordiamo il Premio Oscar come miglior film straniero nel 1972.
Presso il Museo Ebraico di Roma diretto da Alessandra Di Castro, si è aperta il 13 ottobre scorso la mostra Storie del ‘900: Il giardino dei Finzi-Contini di Vittorio De Sica nella quale si può ammirare l’esposizione esclusiva del materiale d’epoca del film. Nella sala ‘900 del Museo Ebraico di Roma, sono esposti per la prima volta i costumi del leggendario capolavoro, le attrezzature originali, alcuni bozzetti dei costumi, i manifesti, le locandine, le foto di scena e la prima edizione del romanzo di Bassani. Si possono vedere tra le tante curiosità Vittorio De Sica immortalato a Gerusalemme con la kippah in testa mentre brinda al matrimonio del produttore Arthur Cohn nel 1972, e i bozzetti firmati da Giancarlo Bartolini Salimbeni per gli abiti e le acconciature dell’attrice Dominque Sanda splendida e algida Micol Finzi–Contini.
La musica originale della pellicola, per la quale il suo autore Manuel De Sica ottenne una nomination agli Oscar, accompagna il visitatore attraverso il ricordo di un film che rievocava il dramma e l’insensatezza delle leggi razziali del 1938.
“Il ricordo più vivo che ho di mio padre durante la lavorazione del film sono i suoi occhi pieni di luce e di entusiasmo. Perché, per quella pellicola così a lungo desiderata, perseguita, il babbo era ritornato ai temi, ai contenuti prediletti, all’impegno degli anni del sodalizio con Zavattini”
ha dichiarato Manuel De Sica in una recente intervista.
La mostra, coordinata dall’Assessore alle Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma, Gianni Ascarelli, è ideata da Ariela Piattelli e si avvale della collaborazione di Manuel ed Emi De Sica figli del regista, della famiglia Bartolini Salimbeni figli del costumista e scenografo Giancarlo (Nastro d’Argento nel 1971 come Migliore Scenografia al film) e dell’attore e regista Lino Capolicchio. La mostra è a cura di Olga Melasecchi e l’allestimento straordinario dell’Architetto Valentina Putzolu.
Attraverso Il giardino dei Finzi-Contini di Vittorio De Sica, che rappresenta un’alta e veritiera testimonianza dell’ebraismo italiano del Novecento e la sua storia, il Museo Ebraico di Roma vuole risvegliare l’attenzione del pubblico internazionale sul capolavoro di De Sica, ricordando che proprio oggi sono trascorsi settant’anni dal 16 ottobre 1943, giorno del rastrellamento nazista nel Ghetto di Roma. Furono 1.259 le persone rastrellate dai soldati tedeschi della Gestapo tra le 5,30 e le 14 di sabato 16 ottobre 1943 tra il Portico d’Ottavia e le strade adiacenti. Sei giorni dopo il rastrellamento, da Roma partirono nei vagoni piombati alla volta di Auschwitz 1.024 ebrei: di loro solo 16 sopravvissero.
“Con la mostra “Storie del ‘900: Il giardino dei Finzi-Contini” di Vittorio De Sica, la prima che il Museo di via Catalana dedica al cinema il Museo Ebraico di Roma desidera iniziare un ciclo di mostre temporanee dedicate ai grandi personaggi del ‘900, alla letteratura, al cinema e alle altre arti.”
ha spiegato il Direttore del Museo, Alessandra Di Castro. La curatrice dell’esposizione Olga Melasecchi, da noi intervistata proprio pochi minuti prima dell’arrivo alla Sinagoga di Roma del Presidente della Repubblica in occasione della cerimonia solenne di commemorazione per il 70esimo anniversario della deportazione degli ebrei romani svoltasi davanti alle più alte cariche dello Stato, ha dichiarato:
“Il Museo accoglie 90mila spettatori all’anno, per un terzo studenti e ha un pubblico internazionale (vi sono molti visitatori statunitensi). Il film di De Sica negli anni Settanta è stato il primo che ha diffuso in ambito nazionale e internazionale la storia delle deportazioni ebraiche, allora se ne parlava poco. La pellicola ha riscosso un grande successo negli Stati Uniti, dove venne proiettato per la prima volta a New York il 16 dicembre 1971, dove restò in programmazione per ben 14 settimane. Tuttora quando vi è una ricorrenza o festa ebraica, il film di De Sica viene regolarmente riproposto. Mentre curavamo la mostra, abbiamo scoperto che Giorgio Bassani, dal cui romanzo De Sica trasse liberamente il film, si era ispirato alla figura di un ebreo ferrarese, Silvio Magrini per il personaggio di Ermanno Finzi–Contini. Magrini venne condotto nel campo di prigionia e transito di Fossoli in Emilia Romagna e da lì fu mandato a Buchenwald insieme alla moglie, dove entrambi morirono. Si è scoperto che Silvio Magrini fu arrestato dai repubblichini proprio il 16 ottobre del ’43. Una coincidenza che fa venire i brividi… quindi noi ricordiamo non solo la deportazione degli ebrei romani ma anche l’arresto di un ebreo ferrarese, il collegamento è ancora più evidente. Con questa mostra si intende allargare il messaggio che vuole dare il Museo cioè l’intento di comunicare come istituzione attraverso il linguaggio artistico, quindi emozionare in tutti i sensi. Il cinema è il linguaggio emotivo moderno più diretto, senza mediatori”.
All’uscita dal Tempio Maggiore, il presidente Napolitano si è detto certo che l’iter sul reato di negazionismo approvato in Senato “si chiuderà presto ed è un merito del nostro Parlamento”. Inoltre il Presidente ha ricordato il significato non solo di “grande coesione sociale, istituzionale, morale e religiosa di questa giornata”, ma anche di “grande solidarietà nei confronti di chi ha sofferto, di chi è stato deportato, di chi è morto e di chi è riuscito a sopravvivere”. Papa Francesco ha inviato una lettera alla comunità ebraica romana in cui sottolinea, tra l’altro, che sull’antisemitismo non si può mai abbassare la guardia. Infine, ci piace citare l’esergo del volume che narra la tragica sorte dei Finzi–Contini tratta da I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, il cui volume ci ha fatto compagnia durante la visita al Museo Ebraico:
“Certo, il cuore, chi dà retta, ha sempre qualche cosa da dire su quello che sarà. Ma che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto”.
- Storie del ’900: Il giardino dei Finzi–Contini di Vittorio De Sica
- 13 ottobre 2013 – 13 febbraio 2014
- Museo Ebraico di Roma
- Largo Stefano Gaj Tachè (Tempio) 00186 Roma
- Ingresso via Catalana
- Orario: Domenica – Giovedì dalle 10.00 alle 16,15 (uscita alle ore 17.00)
- Venerdì dalle 10.00 alle 13.15 (uscita alle ore 14.00).
- Biglietto: 11.00 euro
- Tel. 06/68400661
- info@museoebraico.roma.it
- www.museoebraico.roma.it
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il giardino dei Finzi-Contini” di De Sica in mostra al Museo Ebraico di Roma
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