Il giardino del serpente
- Autore: Robert Merle
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: TEA
Per un imprevisto del destino, mancando ad un appuntamento, mi sono imbattuta in questo capolavoro: Il giardino del serpente (TEA, 1997, trad. L.C. Rossi). L’autore, Robert Merle, era un famoso scrittore di origini francesi che ha lasciato il segno nella letteratura contemporanea francese con La morte è il mio mestiere e con il ciclo cavalleresco sul genere delle guerre di religione in Francia Fortune de France, purtroppo non ancora tradotto nel nostro Paese.
Sempre per una casualità, il romanzo è entrato nella “top ten” dei miei romanzi storici preferiti.
Alle spalle dell’opera c’è una straordinaria ricostruzione storica dell’Italia del Cinquecento: da Perugia alla corte Papalina, da Napoli a Roma.
Un altro punto di forza del romanzo sono i personaggi e i minuziosi dettagli con cui vengono descritte le loro vite: nulla è stato lasciato al caso. Un intero mondo riprende corpo, popolandosi di rumori e colori; Merle non si è dimenticato di narrare nessuno: dal più infimo e sporco servo alla figura statuaria e felina del papa. Ogni personaggio torna a vivere con vigore e nuovamente prendono vita le loro passioni e gli odi, i vizi e gli amori, i dolori e le lacrime…
Molto efficace agli scopi narrativi è anche la scelta del tipo di struttura che viene adoperata dall’autore: deicide di guidare il lettore non solo attraverso il singolare filo di un’unica storia d’amore, ma di intrecciare più fili attorno agli animi cinquecentini. Difatti, la travagliata vicenda d’amore che travolse l’affascinante Vittoria Accoramboni e il capitano Paolo Giordano I Orsini (uno dei vincitori della guerra di Lepanto) non sarà l’unica di cui farà conoscenza il lettore.
Di conseguenza possiamo dedurre che Robert Merle abbia scelto il titolo dell’opera con l’intenzione di alludere a quello stesso serpente tentatore che nel disegno della creazione aveva creato tanto scompiglio; e che qui, allo stesso modo, nel suo giardino cinquecentesco continua a regnare sovrano: padrone dello scompiglio intellettuale e ingordo di omicidi, continua insaziabile a nutrirsi delle miserie umane mentre osserva compiaciuto la scia di sangue causata dalle torbide passioni degli innamorati.
La lettura, nonostante la mole del libro, risulta scorrevolissima e mai banale; questo perché la vicenda – come ci hanno tramandato i cronisti del tempo – è infarcita da molti intrighi e colpi di scena, talmente imprevedibili che non lasciano spazio a possibili momenti morti.
Curiosità: La storia della bellissima Vittoria Accoramboni non fece scalpore solo al suo tempo, ma affascinò per secoli le fantasie di molti intellettuali di tutto il mondo. Si pensi al drammaturgo inglese John Webster, che gli dedicò una tragedia (The White Devil) o al romanzo del poeta tedesco Ludwing Tieck, e si ricordi anche il fascino che suscitò sul famoso scrittore francese Stendhal, che dedicò alla vicenda un racconto.
Il giardino del serpente
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