Il giardino di Virginia Woolf
- Autore: Caroline Zoob
- Anno di pubblicazione: 2015
“Monk’s House, una casa vecchio stile che sorge su un terreno di circa tre quarti di acro, da vendere con gli annessi”.
Nel giugno del 1919 furono queste poche parole scritte su una locandina ad attrarre una coppia di coniugi, entrambi alti e distinti, e a condurli a visitare la dimora che sarebbe diventata la casa dei loro sogni. La casa, lunga, stretta e rivestita di assi, si trovava in fondo al paesino di Rodmell, nel Sussex, Inghilterra del Sud, “calata ai piedi delle Downs” vicina alla strada oltre un muro di selce. Leonard Sidney Woolf e sua moglie Virginia divennero proprietari dell’abitazione il primo luglio dello stesso anno, per la cifra di settecento sterline. In questa suggestiva dimora circondata da un giardino di delizie, dove tutto sembra sospeso nel tempo, visse tra il 1919 e il 1941 la grande scrittrice, saggista e attivista britannica prima di porre fine alla propria vita il 28 marzo lasciandosi annegare nel fiume Ouse, non lontano da casa. La casa che avevano appena acquistato con grande soddisfazione necessitava però di alcuni interventi di recupero e restauri vari. Non c’erano né elettricità, né acqua corrente, né un bagno o un water, ma solo una turca nascosta in giardino. All’epoca dell’acquisto i Woolf non erano benestanti, così provvidero lentamente alle migliorie compatibilmente al loro ménage e alle entrate dalla prestigiosa ma piccola casa editrice The Hogarth Press, fondata nel 1917. Una delle prime cose che la coppia di sposi riuscì a fare fu tinteggiare le pareti “rosso granato nella stanza da pranzo e giallo vivo nel gabinetto a terra” oltre a installare una stufa economica. Leonard prese subito possesso del giardino, dove trascorreva quasi tutti i pomeriggi. L’orto e il frutteto “posto perfetto in cui restare a parlare per ore” abbondavano di frutta e verdura, era necessario vendere i prodotti in eccesso al vicino mercato del Lewes Women’s Institute, oppure donarli agli amici che appaiono in alcune fotografie ritratti nel parco. La casa editrice nel marzo del 1924 riscuoteva maggior successo, quindi fu introdotto uno scaldacqua e ne beneficiò in particolar modo il giardino.
La scrittrice amava la vita agreste che sembrava lenire i suoi disturbi nervosi:
“avevo davvero un interesse profondissimo a scrivere, qui, ho dato da mangiare ai pesci rossi, ho contemplato la peschiera, ho giocato a bocce... la felicità”.
“Era un giardino naturale, squisitamente informale e spontaneo”
rivela nella Prefazione al libro il nipote di Leonard, Cecil Woolf. Dal terreno incolto Leonard aveva creato un caleidoscopio “spettacolare di fiori coloratissimi”, cinerarie variopinte, enormi gigli bianchi e arancioni fiammanti, dalie, garofani. Non mancavano le arnie, “le api scagliano ronzii come fossero frecce di desiderio” e le serre dove Leonard teneva una collezione di cactus e piante grasse.
Sfogliando le pagine di questo prezioso e straordinario volume, gli occhi si riempiono di colori e bellezza ammirando le fotografie, che corredano il testo scattate da Caroline Arber, di questo piccolo paradiso terrestre dove la regina del regno incantato era l’eclettica e originale Virginia. Caroline Zoob ha avuto il privilegio di vivere per circa dieci anni in questa proprietà:
“eravamo affittuari del National Trust, l’ente che dal 1980 possiede e gestisce la casa, abbiamo piantato e curato il giardino e per sette mesi all’anno abbiamo aperto la casa al pubblico due pomeriggi a settimana”.
Inoltre la Zoob ricorda che
“il National Trust ci suggerì di curare il giardino nello spirito di Bloomsbury usando colori vivaci e uno stile pittorico”.
Il libro “Il giardino di Virginia Woolf” di Caroline Zoob (Ippocampo Ed. 2015) racconta in sette capitoli la storia di come il giardino si è trasformato dal 1919 ai giorni nostri e dei suoi proprietari grazie alla lettura dei loro diari e delle lettere.
Alla parte opposta l’entrata della proprietà nell’angolo del frutteto, il luogo più suggestivo del giardino, si trovava la stanza tutta per sé di Virginia. Qui la scrittrice si recava a scrivere la prima versione di un romanzo a mano seduta su una poltrona e di seguito batteva a mano il testo alla scrivania:
“questa scrivania ha sentimento, è piena di carattere, affidabile, discreta”.
Se Virginia alzava gli occhi avrebbe visto la guglia della chiesa di St Peter del XII Secolo.
“In certi momenti questo posto è di un bello divino: caldo, uccelli, narcisi, cielo azzurro”.
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