Analisi della lettera del brigante Vincenzo Lodovico
- Autore: Mario Garofalo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Analisi della lettera del brigante Vincenzo Lodovico. Breve saggio storico-analitico (Edizioni del Faro, 2024, pagg. 61) è un originale saggio del professor Mario Garofalo, archeologo e docente di lettere, sull’analisi del testo e delle varie situazioni citate in una lettera che il brigante Vincenzo Lodovico indirizzò alla madre da Roma il 28 novembre 1861 (esattamente “28 9ovebro 1861”).
Questo è il testo della lettera in esame, che riporto integralmente:
Sottoprefettura del Circondario di Cerreto Lettera di Vincenzo Lodovico/alla madre con telegramma allegato.
Roma li 28 9ovebro 1861
Carissima madre / Vi scrivo queste due riche per farvi sapere che io cota una / ottima salute e così spero di voi e tutti di casa. Vi Faccio / conoscere che noi siamo arivati in Roma a di 13 8tobre. / Riguardo a noi non pensate a niente che noi codemo li / meglio Giorna in Festa e in gioca con tutta la mia compa / gnia che mi portai al più come speramo con la Iuto di Dio / si vedremo in primavera o attrimenti quanto prima direte / alle famiglie dei nostri Compagni che stiano alegramen / te che codemo tutti insieme. Salutateci li nostri fratelli co / me voi sapete. Altro che dirvi vi salutamo tutti di vero co- / re. Mi saluterete Caetane! Da tutti 9 soi figli gli baceno la / mano come puro Libero Barili al suo caro padre Pepe Ba / rili. Codimo la felice libertà e sono vostro figlio Vincen / zo Lodovico / E rispondendo fare via della consolazione n° 165.
Tutto il saggio è un’approfondita analisi di questo documento storico di un’importanza quasi straordinaria, anzi certamente straordinaria
che ci offre una finestra unica sulla vita e le condizioni dei briganti nella Roma del XIX secolo.
È uno scritto che rivela non solo delle informazioni personali dell’autore della lettera, ma analizza e al meglio il contesto storico e socio-politico di azione dei briganti, ma anche la loro socialità e le loro aspirazioni future. Il professor Garofalo nel saggio riesce, e bene, ad analizzare l’intera lettera in tutti i suoi aspetti, e precisamente chi è l’autore, il contenuto, la vita e la condizione dei briganti, i messaggi agli amici e ai famigliari, i saluti finali. Tutta l’analisi è contornata da profonde note esplicative e da una ricchissima bibliografia finale. Il saggio, pur breve, è un vero e autentico trattato di Storia. La Storia quella vera, vista dalla parte dei cosiddetti “vinti”, che poi vinti non erano.
I briganti erano, senza dubbio, i patrioti del sud che volevano conservare le loro tradizioni contro quella che chiamavano l’usurpazione piemontese.
Scrive l’autore:
La povertà diffusa, la carenza di terre da coltivare e le pesanti tasse inasprivano le condizioni di vita delle classi popolari.
Vincenzo Lodovico, noto esclusivamente con l’appellativo di brigante, fu una figura centrale per comprendere appunto la resistenza ed il malcontento nell’Italia pre-unitaria. Nella lettera illustra alla madre le sue condizioni di brigante a Roma, dove erano visti quasi ai margini della società, sempre in un contesto di povertà e di tensioni politiche.
La lettera è anche un caro messaggio del Lodovico ai famigliari lontani. In questo c’è passione, attenzione, riverenza e gratitudine proprio alla famiglia, ma anche saluti, e con menzioni speciali, agli amici di una vita.
La lettera rappresenta appunto un grande documento storico, che l’autore analizza in una maniera completa ed ineccepibile. Dal testo si capta l’amore per la Storia del Garofalo e della ricerca di documenti inediti da commentare. Mario Garofalo è altresì, come dicevo (e lo si nota tra le pagine del saggio), un fine cultore di quella saggia ed autorevole Signora, oggi alquanto trascurata e abbandonata; mi riferisco alla Storia, rappresentata, sin dai tempi antichi, dalla musa Clio. Poiché se è vero, come è vero, che la Storia è “magistra vitae” (di ciceroniana memoria), appare evidente che la stessa, come tanti saggi maestri, è oggi tenuta in scarsa considerazione e, comunque, ben poco, per non dire affatto, vengono apprezzati e messi in pratica i suoi insegnamenti. Ed invece nel saggio c’è tutto questo.
Nel leggere questo saggio mi è immediatamente venuto alla mente quel capolavoro che è Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa in cui il protagonista, pur votando favorevolmente al plebiscito di annessione della Sicilia al Regno Sardo, rimane sempre legato alle tradizioni della sua terra. Dice il Principe di Salina:
i Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: [...] ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza.
Ed i briganti sono legati alle loro tradizioni.
Lodovico, nella lettera, immagina un futuro in cui possano essere visti con una luce diversa. Non fuorilegge, ma individui che hanno tentato di lottare contro l’ingiustizia e l’oppressione. Il saggio del professor Garofalo è un nuovo inizio per rivalutare la questione meridionale e quello che, la storiografia liberale, identifica semplicemente e comunemente in brigantaggio.
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A chi apprezza e vuole conoscere le tradizioni del sud e che considera i briganti patrioti e non fuori legge, secondo le indicazioni della storiografia liberale solo dalla parte dei vincitori
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