Il grande Nord. Viaggio intorno al mondo lungo il sessantesimo parallelo
- Autore: Malachy Tallack
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2024
Il sessantesimo parallelo nord non è soltanto una linea geografica ideale, è un possibile luogo dello spirito. Una fascinazione estrema e sottile al contempo, che pinneggia, per sommi capi, al di sotto delle isole Shetland (Scozia), attraversa il Mare del Nord e come primo approdo potenziale raggiunge terraferma in Norvegia.
20.088 chilometri in totale, che insistono ancora in direzione est, tagliando Svezia, estremo sud della Finlandia, Russia, (a livello di Siberia e San Pietroburgo), Nord America, Alaska, Canada occidentale, fino alla zona sud della Groenlandia. In altre parole, un giro del mondo, da viaggiare con l’anima – non certo l’anima dei crocieristi – così che rappresenti quasi un’iniziazione.
Tenendo a bada, beninteso, l’oleografia: i vasti territori incontaminati del Grande Nord, non sono una vacanza: abitarli significa misurarsi, giorno per giorno, con le asprezze di una natura che non fa sconti.
Nello straordinario (e per una volta lo sottolineo a cuor leggero: stra-or-di-na-rio) Il grande Nord. Viaggio intorno al mondo lungo il sessantesimo parallelo di Malachy Tallack (traduzione di Stefania De Franco, Iperborea 2024), fra i tanti, c’è l’esempio degli eveni della Kamčatka (penisola russa), da sempre costretti a fare i conti con i ghiacci della Siberia.
Oltre che per l’esattezza dei contenuti, il libro di Tallack colpisce anche per il nitore della prosa. Una prosa esplicativa e lirica al contempo, come comprova questo passaggio di pagina 59:
Gretel Ehrlich ha scritto che ‘la bellezza dell’Artico risiede nei suoi tratti di caducità (…) In Groellandia è impossibile ignorare questa caducità: permea ogni istante di ogni giorno. E’ negli iceberg che si sciolgono a riva, nella carne sui banchi del mercato; è nelle nuvole in viaggio e nel clima mutevole.
È nell’aria stessa, dove regna la sensazione che ogni certezza possa essere scalzata, che in un baleno la terra possa cancellare le persone proprio come accadde agli antichi nordici. È un pensiero che terrorizza. Ma dona anche conforto.
E questo, di segno specifico, di pagina 74:
Visto da dentro (…) è diverso. Il Nord è tutto quello che contiene. È capace di cambiamento e diversità, non è misurabile. Ha quanto c’è di preconcetto, certo, ma anche l’inimmaginato e l’inimmaginabile. Soprattutto, però, per chi ci vive è casa. Non è né remoto, né isolato, né lontano: è il centro del mondo (…) il parallelo non è una linea di misurazione quantitativa né un confine netto tra due luoghi. Non serve a definire. Permette la coesistenza di una pluralità di Nord.
È proprio in questa diversità contestuale - che diventa anche diversità storica e antropologica – che si rintraccia il contro-filo rosso (il filo rosso principale è dato ovviamente dal Sessantesimo parallelo) – del libro di Mlachy Tallack. Un percorso per tappe che lo spinge a contaminarsi, quasi fosse un romanzo d’avventura, con la natura di luoghi e popolazioni differenti. Cito a saltare: l’austera montagna dei corvi in Groenlandia; la risalita dei salmoni rossi sulle sponde del fiume Kenai in Alaska, lo spettacolo mozzafiato degli iceberg nella baia di Nanortalik, nell’Artico. La Siberia terra d’esilio, “esiliata” a sua volta.
La Svezia, la Norvegia, e la Finlandia del bianco abbacinante del gelo e della neve. Le Rapide degli Annegati a Fort Smith, in Canada, dove ha osato spingersi un vecchio libraio danese alla ricerca di una contatto assoluto con la natura, e dove le foreste sono abitate dagli orsi in agguato come in un film del filone eco vengeance…
Di uno di questi possibili incontri ravvicinati con gli orsi, riferisce l’ultimo estratto dalla narrazione suggestionante di Malachy Tallack.
Nella fattispecie capace anche di occhieggiare alla suspense:
Quando il sentiero s’inerpicò nella parte più vecchia della foresta, e il rumore dell’autostrada svanì del tutto alle mie spalle, percepii la presenza dell’orso come un fantasma tra gli alberi. Anche lo spazio, come me, ne era pervaso. Sotto la volta di foglie sembrava abitare una schiera di spiriti,. Insetti invisibili mi avvolsero il viso e in alto gli uccelli si spostavano non visti; gli stessi alberi non erano indifferenti ai miei passi. L’intera foresta sembrava vigile, e mi rivolse un’attenzione riflessa dalla mia stessa allerta.
Ha scritto il New York Times: “Malacky Tallack ha l’occhio di un poeta, e qui sta la vera forza del libro”. Fidatevi: sono 256 pagine avvincenti, di puro incantamento. E la prosa tintinna come oro zecchino.
Il grande Nord. Viaggio intorno al mondo lungo il sessantesimo parallelo
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