

Il guardiano
- Autore: Peter Terrin
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2021
Va premesso che Il guardiano di Peter Terrin (Iperborea, 2021, traduzione dal nederlandese di Claudia Cozzi) è un romanzo insolito, come difficilmente capita di leggerne. Un romanzo di tensione e straniamento esistenziali, mutuato da sedimenti distopici, thriller e della narrativa metafisica (Kafka de Il castello, Becket di Aspettando Godot, Buzzati de Il deserto dei tartari). Il senso di claustrofobia ne impregna le pagine, costringendo il lettore all’interno di un microcosmo alienato, irretente, potenzialmente pericoloso, di cui difficilmente riuscirà a sbarazzarsi, se non dopo averlo divorato fino all’ultima pagine.
Harry e Michel — due Estragone e Vladimir ulteriormente patologici e incattiviti — sono di guardia nel garage sotterraneo di un vasto condominio per ricchi. Le loro giornate si susseguono uguali tra turni e controlli di ispezione, la loro tenuta psicologica ne risente giocoforza (Michel è ossessionato dalla pulizia, Harry da pensieri paranoici), a maggior ragione dopo che l’edificio si è progressivamente svuotato di ogni suo inquilino, all’infuori di uno. Qualcosa di misterioso, se non di orribile, deve essere accaduto in città, forse nel mondo. E qualcosa di sinistro sta per accadere loro, con ogni probabilità.
L’aspetto peggiore è che i due guardiani si basano soltanto su supposizioni, blindati come sono in quell’antro sotterraneo a cui non prevengono rumori, e nemmeno notizie dall’esterno.
Come due ostinate sentinelle a guardia di un fortilizio fantasma, Michel ed Herry aspettano (finanche paventano) che giungano loro ordini dalla fantomatica Organizzazione per la quale lavorano. L’ansia non è dunque inferiore al senso del dovere che li tiene inchiodati a un ruolo al quale, sempre più vanamente, si sforzano di attribuire un senso.
I due guardiani aspettano come aspettava l’alba la sentinella-eterna del passo di Isaia (“Sentinella, quanto resta della notte?”); aspettano qualcosa che li tolga dallo stato di incertezza nel quale sono sprofondati — informazioni, un futuro, un Godot che li elevi di grado o li reifichi per sempre — e in questa attesa quasi escatologica già sta il bello del romanzo. L’arrivo improvviso di un terzo guardiano ne sancisce la svolta narrativa, indirizzandolo verso ulteriori coordinate suspense, forse lisergiche, forse ulteriormente metafisiche.
Sulla scorta di uno stile esatto, teso e disincantato al contempo, Peter Terrin si attesta tra le espressioni più significative della narrativa olandese. Il guardiano ne conferma in pieno il talento: 288 pagine di pura suggestione, di assoluta malia.

Il guardiano
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