Il lupo di Wall Street
- Autore: Jordan Belfort
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: BUR
- Anno di pubblicazione: 2014
“Non c’è nobiltà nella povertà.”
Questa è una delle frasi più famose di Jordan Belfort, l’autore del discusso romanzo Il lupo di Wall Street (BUR, 2014) che da solo non bastava a farlo diventare famoso, ci mancava anche il cinema con Scorsese e DiCaprio a rendere la sua storia ancora più eclatante ("The wolf of Wall Street").
Ma andiamo per gradi e cerchiamo di capire chi è quest’uomo che per ben dieci anni, ossia dall’età di 26 anni fino ai 36, è stato a capo della più importante compagnia di broker americana, la Stratton Oakmon, con la quale ha truffato decine e decine di persone, a tal punto che ancora oggi deve allo stato americano più di 110 milioni di dollari. E lui cosa fa nel frattempo?
Mentre tutte le sue vittime di truffa passano attraverso avvocati, giudici, tribunali e sentenze, intrappolati in un sistema che non punisce mai a dovere, Belfort, dopo essersi fatto appena 22 mesi di carcere, adesso lavora tranquillamente come speaker motivazionale.
Non è ironico? Un uomo che ha venduto per anni illusioni, sogni e false speranze, che ha usato indebitamente, cioè attraverso la truffa dichiarata, i soldi di coloro che si fidavano di lui, adesso diventa speaker motivazionale, insegnando come avere successo onestamente. Onestamente? Lui che dell’onestà e della moralità ne ha fatto un difetto. Per tutta la sua vita non sono esistiti altro che soldi e donne, alcool e soprattutto droga.
Il primo giorno che mette piede a Wall Street inizia a lavorare come telefonista e immediatamente ha una conversazione con Mark Hanna, il più vecchio del gruppo e colui che diventerà il suo mentore.
Basteranno poche parole dell’uomo a spiegare a noi lettori ed anche allo stesso Belfort che allora era poco più che ventenne, cos’è esattamente Wall Street: un branco di lupi affamati che non guardano in faccia a nessuno.
“La pressione è indispensabile in questo lavoro. La gente non compra azioni, bisogna vendergliele.”
Questo è il primo consiglio e se ancora qualcuno non fosse convinto, ecco la bibbia di Wall Street.
“Va’ in bagno e masturbati, se ne hai bisogno. E’ quello che facevo io, e per me era come un talismano. (…) La masturbazione è la chiave. E ti raccomando seriamente anche l’uso di droghe, specialmente coca, perché così sarai più svelto a comporre numeri e sarà meglio per me.”
Bastano poche parole di Mark Hanna e tutto diventa terribilmente chiaro.
Sesso e droga a palate. E’ questo il nuovo codice esistenziale che Belfort si stamperà addosso e farà in modo di farselo entrare nel sangue a tal punto che nessuno riuscirà meglio di lui in quell’incredibile lavoro.
Le parole del suo mentore sono le nuove parole sante da prendere alla lettera ed è così che mentre Belfort accresce il suo potere e la sua influenza, creandosi il proprio branco di aiutanti, uomini tanto corrotti e sporchi quanto lui, strafatti dalla mattina alla sera per reggere una pressione che altrimenti diverrebbe solo fonte di noia, Wall Street diventa il suo regno e lui l’unico lupo in grado di comandare.
La prostituzione e lo spreco dei soldi sono all’ordine del giorno. Le donne sono trattate semplicemente come oggetti per il piacere sessuale e la maggior parte di esse sono delle tiepide comparse che una volta chiuse le gambe, vengono frettolosamente rimpiazzate con altre nuove.
A differenza del libro che inizia con Belfort ancora giovane, il film di Scorsese invece, propone fin da subito una scena che fa rabbrividire chi ancora conserva un po’ di ritegno umano e serve a dare immediatamente l’idea di cosa Belfort era diventato e soprattutto quello che si prendeva la briga di fare, senza rispetto e senza considerazione per gli altri.
Per divertirsi e celebrare ancora una volta il suo successo e quello del suo branco, Belfort si mette a giocare a tiro al bersaglio usando dei nani come frecce. No, non sto scherzando ma a lui evidentemente piaceva divertirsi così. Questo è solo un piccolo esempio di quanta immoralità, scempiaggine, depravazione e arroganza ci sia in questo libro che se non viene preso nel verso giusto può essere solo l’ennesimo esempio diseducativo.
Anche Belfort può apparire un eroe quando invece non lo è. Del resto il modo in cui è stata rappresentata la sua vita nel film di Scorsese non aiuta in questo senso. Lusso, soldi, automobili, aerei, donne, droga, tutto a portata di mano, tutto per esaltare un eroe che è passato come un vincente quando non lo è.
Qualcuno potrebbe dire che è diventato un uomo di successo partendo dal niente. Ed è vero, Belfort non aveva nulla. Ma come si è arricchito? Con i soldi degli altri e per chiamarsi uomo e vincente bisogna aver vinto nella vita con moralità, dignità e rispetto e non rubando. Per rubare non bisogna essere un genio. E Belfort non è una novità. Il mondo è pieno di gente che truffa ed ha truffato, è pieno di gente che promette illusioni senza mantenerle. E noi siamo stanchi di tutto questo. Siamo stanchi delle donne facili, dei soldi buttati in faccia e della droga che ci sballa per non pensare. Siamo stanchi delle bugie e dei paradisi artificiali. Siamo stanchi dei Luna Park accecanti come quello del Lupo di Wall Street, costruito ad arte per abbagliare e per non far sentire la puzza di marcio. Perché l’immoralità è sporca, è marcia e Belfort lo è stato fino al midollo.
Adesso dice di essersi pentito. Voi ci credete? Io no.
Per quanto riguarda lo stile e il linguaggio usato nel libro, la lettura risulta scorrevole. Belfort ha la capacità di descrivere perfettamente e in modo semplice e diretto quello che vede, che sente ma è soprattutto quello che pensa che ci fa capire chi era l’uomo che ha compiuto tutto questo. Il ritmo non rallenta mai, le vicende sono narrate una dietro l’altra ed è impossibile annoiarsi. Insomma leggendo viene sicuramente la voglia di leggere sempre di più per capire come vanno a finire le cose. Del resto da un uomo che sapeva parlare così bene , tanto da ingannare, non ci si poteva aspettare di meno dalla sua scrittura.
Un vero diavolo in giacca e cravatta. Un diavolo moderno, a cui piace bere e drogarsi. Uno che si è creato il proprio paradiso sperperandolo in pochissimi anni nei modi più depravati possibili.
Non c’è redenzione, non c’è salvezza per nessuno. C’è solo un’indecenza e una perversione che sfiorano l’assurdità e che fanno accapponare la pelle di chiunque abbia ancora un po’ di rispetto verso se stesso e gli altri.
“Vi offro appunto una ricostruzione, satirica, di quella follia, di quella che si sarebbe
rivelata una delle corse più sfrenate nella storia di Wall Street. E ve la offro nella voce che mi risuonava nella testa a quel tempo. Una voce ironica, disinvolta, egoistica e, in molti casi, meschina. Una voce che mi permetteva di trovare giustificazioni razionali per ogni aspetto della mia vita di
sfrenato edonismo. Una voce che mi ha aiutato a corrompere altre persone e a manipolarle, a portare caos e follia a un’intera generazione di giovani americani.”
Le sue parole non sono quelle di una persona pentita. E’ sicuro di sé, sa che molti lo ammirano e ancora oggi gli permettono di lavorare stando a contatto con la gente, quando dovrebbe solo imparare cosa significa la solitudine, quella vera che forse gli permetterebbe di capire che la prima cosa è il rispetto umano.
Lui non ce l’aveva e non bastano 22 mesi di carcere a farglielo capire. Gli hanno permesso di stare fuori, di vivere come chiunque altro, addirittura di lavorare e questo significa che gli hanno riconosciuto delle potenzialità. E lui lavora, il caro vecchio lupo, mentre gli altri, gente onesta, quella vera, butta il sangue e non sa quando tutto questo avrà mai fine.
Quando chi merita la punizione verrà davvero punito? Quando?
Non c’è vergogna né pentimento nel male. E Belfort non è altro che l’ennesima manifestazione di quanto l’essere umano possa essere micidiale nella sua cattiveria. Oggi il male ha assunto un aspetto che ha smesso di spaventare, adesso affascina. E tanta gente è andata al cinema a vedere la storia di Belfort e non a caso ha trovato uno splendido Di Caprio che, nella più rispettosa tradizione del male, ha reso alla perfezione l’immagine di un uomo che ha divorato tutto, diventando anche un simbolo.
Allora andiamo pure al cinema, leggiamo pure questo libro, riflettiamo e cerchiamo di capire, sorridiamo pure di fronte a tanta sfacciataggine ma non dimentichiamoci che Belfort è sempre un uomo che ha sbagliato. E deve pagare.
Trailer di "The wolf of Wall Street"
Il libretto rosso del lupo di Wall Street. I segreti del successo dal più grande venditore di tutti i tempi
Amazon.it: 14,15 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il lupo di Wall Street
Lascia il tuo commento