Il maggio di Fabrizio De Andrè. Un impiegato, una storia, il poeta
- Autore: Claudio Sassi e Odoardo Semellini
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
Lo avevo giurato a me stesso, promesso ai quattro lettori che mi ritrovo (la citazione è manzoniana, mi auguro, francamente, di averne qualcuno di più): basta con Fabrizio De Andrè. Finisce che scivoli sul già detto, senza contare che la sua bibliografia sta diventando estesa come la Grande Muraglia, e altrettanto monotona. E allora perché occuparmi de Il maggio di Fabrizio De Andrè. Un impiegato, una storia, il poeta(Aereostella, 2012), ed essere, per di più, felice di farlo?
Uno: perché il punto di osservazione del libro è monografico. Incentrato sul disco più “politico” (“Storia di un impiegato”), spartiacque del corpus deandreiano (dalla scrittura poetico/didascalica dei primi album alla felice cripticità di questo disco).
Due: perché album e saggio parlano di bombaroli, maggio francese, giochi di potere, carcere, giustizia & libertà.
Tre: per istinto solidale. Claudio Sassi e Odoardo Semellini scrivono di ciò che altri hanno taciuto, rimosso, o relegato bellamente/banalmente come mezzo passaggio a vuoto nella discografia somma di Faber. Niente di più lontano dal vero: “Storia di un impiegato” è annoverato nella lista dei dischi “irrisolti” solo strumentalmente, per via del suo rappresentare un pugno in faccia, senza mezzi termini, al benpensantismo di matrice borghese. Per via del tentativo di recupero (a tempo già scaduto) delle istanze sessantottine; dell’invito alla collettivizzazione della lotta e dunque dell’attacco al cuore dello Stato (si ascoltino, anzi no, si mandino a memoria le stupefacenti “Al ballo mascherato”, “Sogno numero due” e “Canzone del padre”).
Quattro: “…l’impiegato” è un disco (anche) colto, freudiano, in cui pubblico e privato, onirico e reale si frangono e ricompattano di continuo, in un gioco di rimandi e scambi (Dylan docet), denso di spunti, strali, stratificazioni, che lo consegnano alla storia della canzone d’autore, come il lavoro più maturo prodotto sin qui (1973) da De Andrè.
Cinque: il libro ha una natura umile, non teorizza e nemmeno pontifica. L’analisi è, piuttosto, corale (interviste, spunti, racconti, riflessioni di quanti col “bombarolo” hanno avuto a che fare, in modo diretto e indiretto); a partire dalla ficcante introduzione di Mario Capanna che ci ricorda come eravamo e un po’ – anche – come siamo diventati.
“Il maggio” curato da Sassi & Semellini rappresenta, insomma, una ventata d’aria fresca nei paludati anfrattil dell’editoria musicale (sempre gli stessi termini da fan, scritti allo stesso modo, sugli stessi autori). Mi/ci viene risparmiata anche la tortura obbligatoria delle note biografiche. Grazie di cuore.
Il maggio di Fabrizio De André. Un impiegato, una storia, il poeta
Amazon.it: 17,00 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il maggio di Fabrizio De Andrè. Un impiegato, una storia, il poeta
Lascia il tuo commento