Il mare dei romani. Da Ostia ad Anzio, le vacanze in spiaggia
- Autore: Fiorenza Cilli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
“Da Ostia ad Anzio, le vacanze in spiaggia” è il sottotitolo di “ Il mare dei romani” (Olmata Edizioni 2024) di Fiorenza Cilli, che racconta la storia del litorale laziale. L’autrice, laureata in Lettere Antiche con indirizzo archeologico e fine conoscitrice della storia di Roma, negli anni ha condotto studi sui diversi aspetti della città, spaziando tra urbanistica, architettura, tradizioni e storia anche della Chiesa.
“Sabbiose, senza approdi naturali a proteggere il navigatore dai venti e dal mare grosso, le coste laziali nei pressi di Roma. Spiagge lisce su cui scivolano lievi le onde del Tirreno o infuriano talvolta fino a mutarne forma e dimensioni”.
Il Tevere, fiume turbolento, dopo una lunga corsa dalla sorgente sull’Appennino tosco-romagnolo e dopo aver attraversato l’Urbe, sfocia nel mare pochi chilometri distante col suo carico di terra e di detriti disegnando la geografia della costa e determinandone la storia. Questo il litorale romano molti secoli fa e in parte ancora oggi, allora senza un porto dove mettere in salvo navi e marinai se il mare fosse d’improvviso diventato troppo agitato per le fragili imbarcazioni che lo solcavano, il primo ricovero l’avrebbero trovato in Etruria a nord o nella terra dei Volsci, ad Anzio, verso sud. Nati sui colli Albani e nelle terre interne del Lazio, popolo di pastori e agricoltori, i Romani non sentirono da subito il bisogno di andare per mare, né la necessità di avere una propria flotta invece di valersi di mezzi altrui. L’ebbero poi costretti dagli eventi, per combattere i Cartaginesi sul mare nella prima delle guerre puniche secondo la tradizione.
Tra le tante località balneari dall’importante passato narrate dalla brava autrice, scegliamo il capitolo dedicato a Fregene e a Maccarese. I tanti estimatori di Fregene che la frequentano l’estate e non solo saranno forse stupiti di scoprire che Fregenae, prima di diventare una colonia romana, apparteneva agli Etruschi.
“Fregenae” probabilmente sorse dove era l’antica città etrusca, sulla sponda sinistra dell’Arrone, non lontano dal porto fluviale. Parti di antiche epigrafi ritrovate nei pressi della medievale Torre di Maccarese o Torre Primavera, fatta erigere da Pio IV nel 1574, starebbero a convalidare l’ipotesi che l’insediamento romano fosse in quell’area. Invece parte di Maccarese nel Medioevo era indicata come Massa claudiana, una tenuta. La costa probabilmente era stata abbandonata da tempo. Della tenuta nel tempo diventeranno proprietari potenti signori come gli Anguillara, i Normanni, i Mattei.
“Maccarese è una terra solitaria ma è bagnata dal mare e coperta da boschi di pini, di querce e di olmi, poi c’è la macchia mediterranea. È un bel posto”.
Siamo all’inizio del Novecento e questa costa e il suo entroterra boscoso evidentemente piacciono e non soltanto ad artisti venuti da lontano, però è zona di acquitrini e quindi anche di malaria. Nel 1925 la società Maccarese SAB inizia l’opera di bonifica che prosegue negli anni seguenti con l’IRI e sono canali, sistemi di irrigazione ma anche costruzioni di tipo industriale. Tornando a Fregene le prime abitazioni erano povere capanne di pescatori sulla sabbia. Inoltre, colpisce la bellezza della pineta monumentale voluta nel 1667 da papa Clemente IX Rospigliosi, allo scopo di risanare il terreno acquitrinoso.
Negli anni Trenta del Secolo Scorso visto che Fregene piace soprattutto alla nobiltà e all’alta borghesia, si cominciano a costruire nella storica pineta non più cottage ma vere ville, ed è interessante leggere chi erano i personaggi famosi, che avevano eletto la Perla del Tirreno a buen retiro.
“E sono proprio coloro che del mondo del cinema fanno parte, registi, attori, produttori, fra i primi a volere su questa spiaggia una casa per le vacanze”.
Molte cose sono cambiate nel corso degli anni. Il mare è meno limpido e non si vedono più i pescatori di telline all’alba. Ma rimane un buon posto di vacanza per i romani, basta percorrere pochi chilometri di Aurelia e si entra in un’altra dimensione, quella dell’“otium”.
Lasciamoci andare quindi in spiaggia all’otium a patto che venga riempito da questo prezioso, curioso e piccolo ma grande libro, dove abbiamo scoperto la storia del nostro lido del cuore e dell’anima da una vita, e scoprirne gli antichi fasti e gesta sdraiati comodi su di un lettino al sole.
Sembra quasi di ascoltare i passi e le voci degli abitanti di tanti secoli fa. Di fronte a noi il mare testimone immutabile del tempo che passa e che, purtroppo, non torna più.
“Già da più notti s’ode ancora il mare, lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce”.
Salvatore Quasimodo
Il mare dei romani. Da Ostia ad Anzio, le vacanze in spiaggia
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