Il mistero della pittrice ribelle
- Autore: Chiara Montani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2021
Le tele bianche sono un gran tormento per i pittori, come le pagine intonse per gli scrittori. A Lavinia, invece, gli spazi da riempire stimolano la fantasia, provocano il desiderio irrefrenabile di imprimervi le immagini che vede formarsi nitide nella sua mente. Si sente inebriata dal potere esaltante della creazione e dal gusto del proibito: perché sa bene che dipingere è inappropriato per una donna, sconveniente, inconcepibile, anche nella Firenze degli artisti del 1458. Sono l’anno e lo scenario di un eccellente romanzo storico di Chiara Montani, novità 2021 su cui Garzanti punto molto: Il mistero della pittrice ribelle (336 pagine).
Quasi un nuovo esordio nel mondo delle lettere, per la designer con esperienza nel settore della grafica, dal momento che il debutto nella narrativa è avvenuto nel 2018, con Sofonisba i ritratti dell’anima, biografia romanzata di un’altra pittrice del Rinascimento, pubblicata da un altro editore. Specializzata in arteterapia, l’arch. Montani è un’esperta di stati emotivi motivi e ispirazioni, conduce da anni atelier sulle potenzialità terapeutiche del processo creativo.
L’arte è ben presente nella sua elegante scrittura, l’arte e gli artisti, la storia e i personaggi storici, la politica e i grandi dell’epoca, la religione e i religiosi. Con le connessioni e contrapposizioni reciproche, animano un romanzo di qualità superiore, colta da grandi firme del genere historical-thriller. Non a caso, nella vicenda narrata da Chiara Montani si affaccia un sapiente contenuto di mistero, sottolineato anche nel titolo.
Lavinia è una ragazza fiorentina, va per i 18 anni ed è sotto la tutela dello zio materno da quando ha perso la mamma. Domenico da Venezia, ottimo pittore, l’ha già promessa in sposa a Lorenzo Guidi, rampollo di bell’aspetto di una famiglia prestigiosa, vicina ai Medici. Incontrandola nella bottega dell’artista, il giovane ha notato gli occhi viola, si è invaghito di lei e l’ha chiesta in moglie, ottenendo il consenso di Domenico, spinto a raccogliere una dote cospicua per strappare anche il sì di papà Guidi. La ragazza è lusingata, ma non è certa dei suoi sentimenti nei confronti dell’ormai fidanzato.
Più che graziosa, anzi davvero bella, Lavinia ha tanta fantasia da astrarsi a volte dal mondo che la circonda. Ci “ricasca” sul Ponte Vecchio, dove non si accorge d’intralciare un cavaliere, che per restare in sella lascia cadere un involto. Scendendo di sella ad assicurarsi che il contenuto non abbia riportato danni, l’uomo la rimbrotta severamente e lei non può fare a meno di notare il suo aspetto autorevole e più giovanile dell’età. Non è che la prima delle gaffe con lui. Se lo ritrova nello studio nello zio e alla presentazione, l’imbarazzo la spinge a un banale “è un artista anche lei?”, che suscita il risentimento di Domenico. Piero della Francesca, le dice, è il Maestro che tutte le corti vorrebbero, ma se qualcosa eguaglia il suo talento è il pessimo carattere. Anche da ragazzo la lingua affilata tradiva un cervello finissimo. Era stato tra gli allievi a bottega dal da Venezia, prima di andare per la sua strada straordinaria e solitaria.
È Lavinia a raccontare tutto, in prima persona, a “fare” il romanzo, da voce narrante, pagina per pagina. E cresce anche lei, da fidanzatina confusa a donna, da ragazza stregata dalle tecniche pittoriche e dalla preparazione dei colori ad artista capace di realizzare con le sue dita abili le vivide idee che prendono sostanza nella sua immaginazione.
“Non sapevo che oggigiorno arruolassero le donne a bottega”.
Così le dice Piero, dopo averla sorpresa al lavoro sulla decorazione di uno dei cassoni da sposa per una figlia dei Rucellai. Il grande artista non è affatto scandalizzato, i pregiudizi di genere non rientrano nel suo modo di vedere e questo lo avvicina alla ragazza ancora più della disavventura di Domenico Veneziano, che li vede impegnati a sottrarre il povero zio alla giustizia. È stato incarcerato alle Stinche, con l’assistente Francesco, accusati d’avere procurato i colori che qualcuno ha fatto ingurgitare a forza al banchiere Peruzzi, avvelenandolo barbaramente.
La ragazza ha visto il cadavere nel salone del palazzo e notato il grande disegno circolare tracciato a tutta parete: un serpente che si morde la coda. È un simbolo che dice tanto a Piero e anche al da Venezia, liberato dopo otto ore ma ancora sotto inchiesta. Ne restano turbati.
Tutta Firenze è scossa, già attanagliata dalla rivalità tra le famiglie. Pitti vuole edificare un palazzo ben più grande di quello dei Medici e per le strade girano uomini armati che non nascondono le insegne del duca di Milano.
La componente religiosa del romanzo si muove intorno al cardinale Bessarione, principe della chiesa due volte in procinto di ascendere al trono di Pietro e uomo di lettere e di codici ermetici, di credo neoplatonico, concezione che si sposa con la stagione iniziale del Rinascimento fiorentino. Tanti gli artisti veri all’opera nel romanzo, Paolo Uccello ad esempio, ma su tutti si erge come un gigante il della Francesca, col suo enigmatico, imperscrutabile talento espressivo, che ci ha lasciato capolavori come La flagellazione, dipinto ch’è un altro protagonista di questo chef d’oeuvre narrativo. La produzione pittorica di Piero risulta tutt’ora non del tutto decodificata, sfuggono le coordinate dell’equilibrio tanto personale tra innovazione e tradizione, matematica e filosofia, prospettiva e proporzione. Un pittore davvero misterioso.
Il mistero della pittrice ribelle
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il mistero della pittrice ribelle
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Ho trovato il romanzo entusiasmante. Trovo che Chiara Montani abbia tutti i requisiti per essere una sorta di Dan Brown. Molto più raffinata
Ho trovato il romanzo entusiasmante. Trovo che Chiara Montani abbia tutti i requisiti per essere una sorta di Dan Brown. Molto più raffinata